• Dagospia

    GUARDA CHE AFFARONI A METANOPOLI – LA GUARDIA DI FINANZA RICOSTRUISCE L’INCREDIBILE GIRO DEI TERRENI SUI QUALI L’ENI STA COSTRUENDO LA SESTA TORRE A SAN DONATO – IL TERRENO ERA DELL’ENI, POI FU VENDUTO E RIVENDUTO: VALEVA 7,6 MILIONI, MA L’ENI SE L’È RICOMPRATO PER 18 MILIONI


     
    Guarda la fotogallery

    Marco Lillo per il “Fatto Quotidiano

     

    Doveva essere una delle più grandi operazioni immobiliari realizzate in vista dell’Expo. Il “sesto palazzo” dell’Eni a San Donato Milanese doveva riallacciare la sua storia a quella dei cinque palazzi storici di Metanopoli. Dopo un concorso di idee vinto nel 2010 dal progettista Thom Mayne di Morphosis insieme alla italiana Nemesi, ora Eni sta riconsiderando l’investimento.

    eni san donato eni san donato

     

    Intanto la Guardia di Finanza avanza sospetti sull’acquisto a prezzo elevato (18 milioni di euro nel 2010) da parte del gruppo allora guidato da Paolo Scaroni del terreno del “sesto palazzo”. Fino al 2001 apparteneva all’Eni, poi viene ceduto insieme ai palazzi storici di Roma e Milano alla Asio, riconducibile al gruppo Goldman Sachs, e infine nel dicembre 2009 viene prima ceduto alla Frida Srl, nella quale figura un consulente della stessa Goldman Sachs, Daniel Buaron, e da questa riceduto pochi mesi dopo a Eni Servizi.

     

    In pochi mesi però il valore del terreno passa da 7 milioni e 750 mila euro a 18 milioni di euro con una plusvalenza di 10 milioni e 250 mila euro per la società Frida di Buaron.

     

    eni san donato eni san donato

    L’affare è ricostruito dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo per i pm romani Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia in un’informativa del settembre 2012, confluita nelle indagini chiuse di recente sul parlamentare Marco Di Stefano, anche se il deputato autosospeso del Pd non c’entra nulla con l’affare di Metanopoli.

     

    Le carte sull’Eni sono finite lì perché Buaron è indagato (senza avviso di chiusura finora) con il parlamentare per i palazzi comprati dal fondo dell’Enpam (l’ente previdenziale dei medici) che avrebbero fatto realizzare una mega plusvalenza di 29 milioni di euro ai costruttori Antonio e Daniele Pulcini.

     

    ENI sede di San Donato Milanese ENI sede di San Donato Milanese

    Qualche mese fa si era parlato del cantiere di San Donato come sfondo di un altro scandalo: qui avrebbe dovuto lavorare il figlio del ministro Maurizio Lupi, Luca, per lo studio Mor, alleato della Spm che aveva vinto la gara per la direzione lavori del “sesto palazzo”. Ora Metanopoli passa da fondale a oggetto interessante per gli investigatori. La Finanza ricostruisce la storia del patrimonio dell’Eni:

     

    la Asio, nata nell’orbita di Goldman Sachs, compra nel 2002 i palazzi e i terreni delle sedi storiche di Eni a San Donato e a Roma, all’Eur. Nel 2007 il Fondo Ippocrate, creato dall’Enpam e gestito dalla Fare Sgr amministrata da Buaron, compra i palazzi ex Eni, tuttora affittati al colosso petrolifero. La Asio incassa una plusvalenza di 206,7 milioni sui cinque immobili (quello di Roma e i quattro di San Donato) ceduti al Fondo Ippocrate dell’Enpam.

     

    eni san donato eni san donato

    Resta alla Asio un terreno, l’area De Gasperi est, ceduto solo nel dicembre 2009 per 7 milioni e 750 mila euro. Non un gran prezzo: la minusvalenza è di 5,25 milioni rispetto ai 13 milioni di carico. Pochi mesi dopo però, nel maggio 2010, il prezzo schizza: la Frida Srl di Buaron vende alla Eni Servizi amministrata da Mauro Russo e controllata da Eni per 18 milioni. La Finanza segnala: “L’evento in controtendenza: la dismissione in perdita dell’area De Gasperi Est, che vede stavolta intervenire, al posto di Enpam, la Frida Srl di Buaron Daniel (...) con l’incameramento di una plusvalenza di 10,25 milioni di euro.

     

    A comprarlo, peraltro – sottolinea la Finanza – è stata la Eni Servizi Spa, azienda del Gruppo Eni, dunque ben nota ad Asio Srl e per questo verosimilmente in grado di poterne rilevare direttamente i fabbricati. Si è invece interposta, probabilmente ad hoc, la richiamata Frida S.r.l., costituita da Buaron pochi giorni prima e subentrata nell’ope - razione”.

    Paolo Scaroni Paolo Scaroni

     

    La Finanza segnala che nella Frida, a ridosso del grande affare da 10,2 milioni di euro, entrano altri due soggetti: l’immobiliarista israeliano Ofer Arbib e il consigliere esperto di Enpam Carlo Sfrisi. Alla fine dell’operazione per le Fiamme Gialle questa è la ripartizione dell’utile tra i tre: “Buaron Daniel (3,213 milioni di euro riconosciutigli quale titolare della Deb Holding Srl), ad Arbib Ofer Zion (1,2 milioni di euro riconosciutigli quale titolare della J. & D. Properties Srl) e a Sfrisi Carlo (1,2 milioni di euro dallo stesso percepiti in data 30.06.2011 quale comproprietario della Iec Srl)”.

     

    La società di consulenza di Ofer Arbib, la Colliers International, incassa inoltre per l’area De Gasperi altri 600 mila euro e ancora altri 6,9 milioni li aveva già incassati in occasione della dismissione del 2007 di Asio al Fondo Ippocrate. Sfrisi, sottolinea la Finanza, ha un ruolo nei “meccanismi autorizzativi” dell’Enpam.

     

    daniel buaron daniel buaron

    Eni al Fatto spiega: “La cessione da parte di Asio dell’immobile in questione, l’acquirente selezionato e il prezzo stabilito sono decisioni che in nessun modo hanno riguardato e coinvolto Eni Servizi che ha acquisito l’immobile dal legittimo proprietario nel momento dell’operazione, a prezzi di mercato, sulla base di apposite perizie”. Buaron invece spiega: “Il prezzo di 18 milioni è corretto per un area costruibile di 65 mila metri quadrati. Avevo un opzione per comprare da Asio e l’ho esercitata. Poi sono stato bravo a convincere Eni a comprare. Nulla di irregolare”.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport