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    L'ENNESIMO SCAZZO ALL'INTERNO DEL GOVERNO DUCIONI SI CONSUMA SULLE PENSIONI - LA MELONI FA CAPIRE A SALVINI CHE I SOLDI PER QUOTA 41 NON CI SONO E CHE IL PROVVEDIMENTO DOVRÀ RIMANERE NEL SUO LIBRO DEI SOGNI - SI PREANNUNCIA UN AUTUNNO BOLLENTE PER LA DUCETTA, CHE DOVRA' VARARE UNA FINANZIARIA LACRIME E SANGUE, VISTO CHE IL PIATTO DEI CONTI PUBBLICI PIANGE - LA SUA STRATEGIA (IMPOSSIBILE) È TAGLIARE I TANTO CRITICATI BONUS - GIORGETTI HA PRESENTATO IN CDM LE NUOVE PROCEDURE CHE L’ITALIA DOVRÀ SEGUIRE PER RIENTRARE DAL DEFICIT...


     
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    1-PENSIONI FUORI DAL CANTIERE MANOVRA MA LEGA E FORZA ITALIA NON RINUNCIANO

    Estratto dell’articolo di  V.CO. per “La Repubblica”

    giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

     

    Troppo scomodo per parlarne subito. Il tema delle pensioni è stato volutamente tenuto fuori dal tavolo di ieri, il primo vertice di maggioranza del dopo ferie. Inutile cercarne traccia nella “nota congiunta di centrodestra”, quella pasticciata sulla politica estera. Nel testo si citano i capisaldi della prossima manovra, la terza del governo Meloni: giovani, famiglie, natalità, fisco, imprese.

    giorgia meloni e giancarlo giorgetti 8 giorgia meloni e giancarlo giorgetti 8

     

    Zero sulla previdenza: divisiva, costosa, complessa. E rimandata alle prossime settimane. Non che manchi l’urgenza. C’è un pacchetto da 629 milioni in scadenza a fine anno: Ape sociale, Opzione donna, Quota 103, aumento delle minime. E la rivalutazione all’inflazione che da gennaio torna più favorevole per i pensionati, meno per i conti dello Stato.

     

    Sarebbe anche necessario un passaggio con i sindacati, invocato a più riprese da Cgil, Cisl e Uil. Prima però bisognerebbe scegliere: cosa tenere, cosa prorogare, cosa cancellare, cosa cambiare. Argomenti neanche sfiorati ieri. Non a caso. Il tema è altamente divisivo. L’approccio degli alleati è variegato, le priorità addirittura confliggenti. Agli antipodi le richieste di Forza Italia e della Lega. Persino i moderati di Maurizio Lupi ora dicono «basta ai pensionamenti anticipati».

    giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

     

    Un modo per far capire al Carroccio che Quota 41 resta nel libro dei sogni. Matteo Salvini ne ha fatto una bandiera, la testa d’ariete per dire di aver «abolito la legge Fornero». Nonostante i paletti che i leghisti sono disposti ad accettare – ricalcolo contributivo, finestre più lunghe, persino un anno lavorato da minorenne – e una previsione di spesa «sotto i 900 milioni», Quota 41 non fa breccia.

     

    Il muro più alto è in famiglia. Il vicesegretario della Lega nonché ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ieri ha mandato un messaggio molto chiaro a partito e alleati. [...] Un bagno di realtà obbligato che si è tradotto in quello strano silenzio finale. Pensioni evaporate.

    giorgia meloni e giancarlo giorgetti 3 giorgia meloni e giancarlo giorgetti 3

     

    Torneranno a ballare presto. Fosse solo perché il ministro dell’Economia dovrà dire cosa fare dell’indicizzazione all’inflazione nel 2025. Se ricavarne ancora risorse, per il terzo anno consecutivo, così da portare a Bruxelles lo scalpo dell’oculatezza della spesa. Fare cassa sugli assegni sopra i 2.273 euro lordi è diventata ormai una consuetudine per questo governo. [...]

     

    “TAGLIARE I BONUS” LA MISSION IMPOSSIBLE PER FAR RIENTRARE IL DEFICIT

    Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “La Repubblica”

     

    «La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo». La premier Giorgia Meloni lo ripete ai suoi ministri in apertura del primo Cdm dopo la pausa estiva. Un modo per ribadire che la legge di Bilancio sarà «ispirata, come quelle precedenti, al buon senso e alla serietà». In realtà non solo quella stagione non è mai finita, ma è stata alimentata e con forza anche da questo governo di destra, alle prese con la sua terza manovra.

     

    meloni salvini meloni salvini

    Facile inventare bonus, difficile tagliarli. La sfida per Meloni è questa. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ieri ha presentato in Cdm le nuove procedure che l’Italia dovrà seguire per rientrare dal deficit eccessivo e per mettere i conti sulla traiettoria di una spesa discendente in modo da far calare anche il debito. Entro il 20 settembre, il Psb — il nuovo Piano strutturale di bilancio — dovrà essere approvato dal Cdm e dal Parlamento e inviato a Bruxelles.

     

    Si è aperta dunque la caccia alle risorse e ai tagli. Si capisce dunque il richiamo di Meloni sui bonus. Un tentativo per recuperare fondi si farà con le tax expenditures, gli sconti fiscali (detrazioni, deduzioni, crediti di imposta) che sono 625 e valgono 105 miliardi. Quelli meno scomodi da cancellare, sotto i 10 milioni, sono sì e no un quinto e cubano al massimo 400 milioni. Se non si vogliono toccare sanità, casa e lavoro, c’è davvero poco da disboscare senza scontrarsi con i benefit di categorie “amiche”, come agricoltori, taxi e autotrasportatori.

    giorgia meloni matteo salvini meme by edoardo baraldi giorgia meloni matteo salvini meme by edoardo baraldi

     

    Per il resto, la premier Meloni più che togliere bonus in questi due anni di governo li ha aggiunti. Una lista lunghissima: bonus asilo nido, bonus madri lavoratrici, bonus poveri (la carta “Dedicata a te”, la social card del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida), il bonus straordinari e lavoro notturno nel turismo della ministra Daniela Santanché, il bonus mance detassate, il bonus Befana di gennaio ancora da definire, il bonus Maroni per chi resta al lavoro, il bonus bollette, il bonus auto del ministro Adolfo Urso, il bonus del “carrello tricolore”, sempre di Urso.

    giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni matteo salvini

     

    [...] La premier non vuole scivolare come sul bonus (l’Iva agevolata) per l’acquisto di pannolini, latte in polvere, seggiolini auto per neonati confermato il primo anno, cancellato il secondo. La ratio per motivare la scelta, piuttosto impopolare per un governo pro-famiglia, fu quella che tanto l’inflazione rendeva inutile lo sconto. Qualche mese dopo però, il ministro Urso si inventò il carrello tricolore con i prodotti a prezzo calmierato e i cartelli col prezzo medio della benzina. Entrambi inefficaci nel contenere il carovita. [...]

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