Da www.leggo.it
bare a bergamo
In tempi di pandemia di coronavirus, abbiamo ancora negli occhi le immagini delle bare che da Bergamo si spostavano in altri comuni perché i forni crematori erano pieni: e il tema dei defunti da Covid-19 fa riflettere, per i tanti anziani morti da soli negli ospedali senza parenti a vegliarli, per ovvi motivi di sicurezza. Per gli operatori del settore funebre sono state diffuse da Utilitalia le regole da seguire per trattare le salme di morti di coronavirus ed evitare di infettarsi.
Ne parla oggi il quotidiano Il Messaggero a firma di Franca Giansoldati, che elenca le regole da seguire: niente vestizione, escluse le operazioni di tanacosmesi come il lavaggio, il taglio delle unghie, dei capelli, della barba e del tamponamento, i cadaveri vanno avvolti come si trovano in un lenzuolo imbevuto di disinfettante. I corpi devono essere composti all'interno di una duplice cassa ed «essere manipolate il meno possibile facendo la massima attenzione».
sacerdoti morti
Il cadavere, scrive ancora Il Messaggero citando le indicazioni di Utilitalia, «non deve essere spogliato dei suoi abiti e va avvolto in un lenzuolo imbevuto di disinfettante. L'autorità può anche vietare il rito funebre in caso di diffusione epidemiologica della malattia». L'esumazione di una persona deceduta per una malattia infettiva può essere svolta solo due anni dopo la relativa inumazione.
Infine, prima di chiudere la bara, si chiede agli operatori funebri di stare attenti «agli oggetti potenzialmente contaminati dal virus, come letto, comodini», ma anche al fatto che per gli spostamenti «potrebbero aversi fuoriuscite di aria dai polmoni nonchè di materiali biologici fluidi infetti. Tutto va disinfettato anche dopo, perchè il virus resiste alle superfici e potrebbe ancora contagiare». Tra i consigli, conclude Il Messaggero, anche quello di usare tablet e telefonini per velocizzare i tempi delle pratiche e facilitare la trasmissione telematica dei documenti, per ridurre al minimo i contatti diretti con le persone.