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    L’ERBA DEL VICINO È SEMPRE PIÙ GRANDE – LA GUARDIA DI FINANZA HA SEQUESTRATO LA PIÙ GRANDE PIANTAGIONE DI MARIJUANA IN ITALIA: A CAPO DUE 20ENNI DI LODI CHE AVEVANO AVVIATO LA LORO “STARTUP” CON L’INTENTO DI “COLTIVARE CANNABIS TERAPEUTICA” – PECCATO CHE LE PIANTE, 115.800 PER L’ESATTEZZA, EQUIVALENTI A CIRCA 10 TONNELLATE DI STUPEFACENTE, AVESSERO UN THC ENORMEMENTE SUPERIORE ALLO 0,6% MASSIMO CONSENTITO DALLA LEGGE PER LA CANAPA LIGHT… VIDEO


     
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    Francesco Gastaldi per "www.corriere.it"

     

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    «Volevamo coltivare cannabis terapeutica»: così si sono giustificati i due giovani imprenditori, poco più che ventenni, davanti all’evidenza della mega piantagione di marijuana - oltre un ettaro- su cui avevano avviato la loro «startup». Ma nel loro fondo la Guardia di finanza di Lodi ha scoperto piante con un Thc enormemente superiore allo 0,6% massimo consentito dalla legge per produrre la cosiddetta «canapa light».

     

    Piante di marijuana a tutti gli effetti – 115.800 per l’esattezza, equivalenti a circa 10 tonnellate di stupefacente – che le Fiamme Gialle venerdì mattina hanno posto sotto sequestro in un’azienda agricola di Borghetto Lodigiano, «The Hemp Greenhouse» (La Serra della Canapa), a meno di dieci chilometri da Lodi.

     

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    «Si tratta della più grande piantagione mai vista in Italia», sottolinea il comandante della Guardia di Finanza di Lodi, Vincenzo Andreone. Indagati i due proprietari - Marcello Fiasconaro di 24 anni e Gianluca Diazzi di 21, il primo di Vizzolo Predabissi e il secondo di Segrate - con l’accusa di produzione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti (se messo in commercio il raccolto trovato avrebbe fruttato milioni di euro).

     

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    Non solo, c’è anche lo sfruttamento di manodopera: nel campo di loro pertinenza lavoravano una dozzina di immigrati, tutti del Sud Est asiatico, dediti (in nero) alla coltivazione e alla raccolta delle inflorescenze. «Abbiamo trovato una dozzina di lavoratori extracomunitari che vivevano in condizioni estremamente precarie - aggiunge il comandante -. Alcuni di loro lavoravano dall’alba al tramonto e la notte riposavano nel capannone adiacente la piantagione nell’indigenza più assoluta, mentre i loro “caporali” in due roulotte. Sei di loro siamo riusciti a bloccarli, altri sei si sono dati alla fuga».

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    Le piante venivano coltivate sia all’esterno che all’interno di una serra della «Hemp Green House», messa sotto sequestro dalla Procura di Lodi dopo le analisi e la scoperta che il quantitativo minimo di principio attivo in diversi casi arrivava addirittura al 14% in rapporto al peso, contravvenendo a quanto stabilito dalla legge 242 del 2016.

     

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    I militari, guidati dal colonnello Vincenzo Andreone e dal capitano Domenico Lamarta, infine hanno riscontrato che i due titolari dell’attività non avevano documentazione contabile attestante gli acquisti e la specifica natura della semente usarla nella coltivazione, che avrebbe permesso di ricostruire l’intera filiera agroindustriale. Ora la Guardia d Finanza di Lodi sta cercando di risalire ai canali di smercio che venivano utilizzati dai due giovani produttori denunciati.

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