Alessandra Muglia per corriere.it
BIRMANIA STRAGE IN UNA SCUOLA
Speravano di cancellare le tracce dell’atrocità appena commessa: quei bambini, almeno sette, uccisi a scuola e poi, diversi di loro, fatti cremare. Un attacco infame, quello sferrato contro la scuola elementare di un complesso monastico buddista dalle truppe della giunta golpista birmana.
E’ avvenuto venerdì scorso nel villaggio di Let Yet Kone a Tabayin, 110 chilometri a nord-ovest di Mandalay, la seconda città più grande del Paese. Ma il silenzio sulla strage è durato soltanto qualche giorno, ora stanno emergendo testimonianze drammatiche. «C’erano pozze di sangue all’interno della scuola. Pezzi di carne sparsi dappertutto, sui ventilatori, sui muri e sul soffitto», ha raccontato un abitante del villaggio andato sul posto dopo l’attacco. «Alcuni genitori sono venuti a cercare i loro figli, ma tutto ciò che era rimasto erano dei vestiti, così non hanno potuto nemmeno celebrare i funerali».
La preside dell'istituto, che si trova nel compound del monastero buddista del villaggio, ha ricostruito con l’Ap quei momenti terribili: stava cercando di portare gli studenti in nascondigli sicuri nelle aule del piano terra quando due dei quattro elicotteri Mi-35 che sorvolavano il villaggio hanno iniziato a sparare con mitragliatrici e armi più pesanti contro la scuola.
BIRMANIA STRAGE IN UNA SCUOLA
Mar Mar, come si fa chiamare questa donna, lavora nella scuola con 20 volontari che insegnano a 240 studenti dalla scuola materna all’ottavo anno. Si era nascosta nel villaggio con i suoi tre figli per evitare la repressione del governo dopo aver partecipato l’anno scorso a un movimento di disobbedienza civile contro la presa di potere militare. «Dal momento che gli studenti non avevano fatto nulla di male, non avrei mai pensato che sarebbero stati brutalmente colpiti dalle mitragliatrici», ha detto Mar Mar. Sette bambini sono morti sul colpo e altre 4 persone nelle ore successive, mentre in 17 , tra insegnanti e studenti, sono rimaste ferite. Due docenti e una ventina di studenti sarebbero stati arrestati.
L'Unicef stima in almeno 11 i bambini morti in Birmania a causa di un attacco aereo e di fuoco indiscriminato in aree civili lo scorso 16 settembre, tra cui quello alla scuola di Tabayin. «Almeno 15 bambini della stessa scuola risultano ancora scomparsi. L'Unicef chiede il loro rilascio immediato e sicuro», si legge in una nota. «Le scuole devono essere sicure. I bambini non devono mai essere attaccati», conclude. Precedentemente testimoni avevano riferito di 13 morti, fra cui 7 bambini, in un attacco aereo condotto da elicotteri della giunta militare. cba/lca
BIRMANIA STRAGE IN UNA SCUOLA
I media di Stato birmani difendono l'attacco sostenendo che la scuola e il villaggio erano un nascondiglio per le forze anti golpe: i civili sono morti perché le milizie ribelli li hanno usati come scudi umani, dicono.
Dal colpo di Stato del febbraio 2021, con cui i militari hanno travolto il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi, l’esercito birmano si è macchiato di violenze atroci contro i civili, prendendo più volte di mira le istituzioni religiose dove la popolazione cerca rifugio dagli scontri.
In particolare la regione del Sagaing, dove si trova la scuola monastica colpita, è stata teatro nei mesi scorsi di diverse offensive dell’esercito birmano, che avrebbe dato alle fiamme interi villaggi, spingendo alla fuga circa mezzo milione di persone, secondo un rapporto pubblicato questo mese dall’Unicef.
E' stato attaccato un monastero che ospitava sfollati a Mobye, nello Stato meridionale Shan: tra le vittime anche due bambini. In questa città le truppe birmane hanno profanato anche una chiesa cattolica usandola come cucina per i propri soldati e circondandola di mine dopo averla abbandonata.
Più di 5mila civili sono fuggiti da Mobye dopo che almeno 100 abitazioni sono state distrutte dagli attacchi aerei.
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