Niccolò Zancan per “la Stampa”
MOSTRA SUL FASCISMO A PREDAPPIO
Adesso è chiaro: non è una mostra che può lasciare indifferenti. «Mi dispiace molto per quello che sta emergendo sull'esposizione dal titolo O Roma o morte. Un secolo dalla marcia», dice il sindaco di Predappio Roberto Canali, eletto 3 anni fa con una lista di centrodestra.
«Fin dall'inizio, l'impatto della mostra non mi convinceva. Trovo molto brutto quel manifesto e non so valutare nel merito l'allestimento. Mi dispiace per le minacce e mi dispiace anche perché non bisogna venire a Predappio con le intenzioni sbagliate.
Il fatto è che non ho margini di intervento. Quello è un luogo privato, un bar riadattato. Gli organizzatori hanno chiesto al Comune solo un cambio di destinazione d'uso. Così la mostra è qualcosa che sfugge a qualsisia tipo di giurisdizione».
MOSTRA SUI CENTO ANNI DALLA MARCIA SU ROMA A PREDAPPIO
Forse è per questo che attira vecchi e nuovi fascisti, e che le pagine del registro delle presenze sono piene di parole che inneggiano al Duce. Prende le distanze il sindaco di Predappio. Prende le distanze uno dei nomi più importanti che stanno nel manifesto pubblicitario. «Il simbolo di San Patrignano non doveva essere su quel cartellone, avevamo diffidato gli organizzatori dall'usarlo» spiega Giorgia Gianni, responsabile delle relazioni esterne. Invece il nome è rimasto. All'ingresso della mostra e su tutti i volantini. «Non lo sapevamo. Informeremo il nostro ufficio legale».
E se gli organizzatori della mostra sul fascismo, il professor Franco D'Emilio e l'avvocato Francesco Minutillo, già fascista dichiarato a sua volta, sostengono di aver ricevuto diversi inviti in giro per l'Italia, ecco una pioggia di smentite. «L'Università la Sapienza di Roma non ha in programma di ospitare la mostra, iniziativa di cui l'Ateneo non è a conoscenza». Così come non ne vuole sapere lo storico direttamente chiamato in causa dagli organizzatori, il professor Giuseppe Parlato: «Smentisco nettamente qualsiasi mio coinvolgimento».
cripta predappio mussolini
A questo punto resta da domandare ai due organizzatori il perché di questa "appropriazione indebita". Risponde D'Emilio: «Mi stupisce la presa di posizione di San Patrignano, perché ero presente durante i colloqui per il patrocinio. E il fatto che finora non abbiamo mai adito a vie legali è significativo». Ma come avete potuto chiamare in causa addirittura La Sapienza e un professore di Storia? «La proposta ci è stata sottoposta da un commercialista romano di nome Marchetti, in stretto contatto con la fondazione Ugo Spirito, il cui presidente è». Non sarà facile portare in giro per l'Italia la mostra della vergogna.