Diodato Pirone per “il Messaggero”
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA
Nella maggioranza penta-leghista la giornata di ieri ha separato come forse mai prima i fatti dalle chiacchiere. Sul fronte dei fatti una sola cosa è certa: nessuno in Italia vuole che la Ue faccia partire davvero la procedura d'infrazione sui conti pubblici perché questo passaggio aprirebbe la strada, da una parte a seri rischi sul fronte della spesa per gli interessi sul nostro debito dall'altra ad una sorta di commissariamento strisciante del Paese.
Intorno a questo pilastro al quale volente o nolente l'intero quadro politico è aggrappato, i due partiti della maggioranza e le correnti interne ai due partiti anche ieri hanno costruito una incredibile cacofonia di prese di posizione con proposte e controproposte destinate più che altro a non perdere decimali nei sondaggi.
matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2
La confusione è tale che oggi si terrà un vertice a Palazzo Chigi per tentare di fare un punto della situazione anche in vista del consiglio dei ministri di domani e del pressing dell'Ue che continua a far capire che a Bruxelles si resta in attesa di segnali concreti.
Ufficialmente il vertice di oggi riguarda i dossier di Autostrade e quello delle Autonomie regionali. Ma è evidente che non si potrà non parlare dello stato dei conti pubblici e della prossima manovra.
Per l'estrema attenzione che entrambi i partiti danno alla comunicazione è possibile che la tempistica sul tema delle Autonomie si trasformi in una merce di scambio con gli interventi da varare sul fronte dei conti pubblici. Sul piatto poi c'è anche il tema del salario minimo. Misura molto agitata dai 5Stelle perché pensano che sia popolare. Ma che ha messo in agitazione tutto il mondo imprenditoriale (a partire dalle piccole imprese vicine alla Lega) nonché quello dei sindacati che la vivono come una bomba piazzata sotto i contratti (e il loro ruolo).
MOAVERO CONTE TRIA
LINEE CONFUSE
Al vertice di oggi Lega e 5Stelle non si presentano con linee univoche. Anche ieri Matteo Salvini ha ribadito che vuole una maxi-manovra prima dell'autunno, e che la flat-tax non si discute e che sui mini-Bot quello che conta è il contratto di governo (la cui formulazione sul tema è piuttosto ambigua).
Ma Salvini deve vedersela non solo con l'occhiuta Bruxelles e con il tema delle coperture ma anche con lo scetticismo del suo collega di partito, Giancarlo Giorgetti, che anche ieri è tornato a stroncare il cavallo di battaglia della corrente più anti-europea della Lega: i mini-Bot. Il sottosegretario ha fatto ricorso all'ironia di prima mattina: «Direi a Borghi (l'esponente leghista papà dei mini-Bot, ndr) di scommettere sulla vittoria della Svezia per le Olimpiadi invernali», ha detto ben prima che fosse nota la vittoria dell'accoppiata Milano/Cortina.
matteo salvini giancarlo giorgetti
Non lineari sono anche i messaggi che arrivano dai 5Stelle. Ieri il vicepremier Di Maio ha detto due cose di peso. La prima: il M5S vorrebbe ridurre il cuneo fiscale (le tasse sul lavoro) con una manovra in deficit. Un' evidente contrappeso alla flat tax, arma fine di mondo brandita finora senza alternative dalla Lega. La seconda: lo stesso Di Maio ha spezzato una lancia a favore di una linea moderata: «Mentre la Lega trova le coperture sulle quali non deve giocare a nascondino - ha detto Di Maio - Non possiamo dimenticarci che siamo un Paese del G7». Evidente il richiamo ad una dose di responsabilità.