Da la Stampa
ORBAN VON DER LEYEN
Davanti ai microfoni delle radio e alle telecamere si alzano i toni, con il premier ungherese Viktor Orban che si mostra intransigente («Questo embargo sul petrolio sarebbe una bomba atomica per la nostra economia») e l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, che giudica "inaccettabili" le sue parole e minaccia un vertice straordinario dei ministri degli Esteri in caso di stallo. Ma a Bruxelles si continua a negoziare.
La riunione di ieri dei 27 ambasciatori degli Stati membri ha permesso di fare progressi, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche: «L'obiettivo condiviso è chiudere prima di lunedì» perché «c'è la volontà politica di approvare il pacchetto».
La Commissione ha proposto all'Ungheria e alla Slovacchia una deroga di due anni (un anno e mezzo alla Repubblica Ceca) per azzerare gli acquisti di petrolio russo, mentre per gli altri restano le tempistiche iniziali: sei mesi per il greggio e otto mesi per i prodotti raffinati. Ma i governi chiedono anche compensazioni economiche per riconvertire le raffinerie e deroghe più lunghe. Rimane poi in sospeso la questione legata al divieto di trasportare il petrolio russo per le navi europee, sulla quale frenano Grecia, Cipro e Malta.
Viktor Orban, primo ministro Ungheria
Possibile uno slittamento del provvedimento. In queste ore continueranno i negoziati per superare gli ultimi ostacoli.
MAROS SEFCOVIC "L'ACCORDO SULL'EMBARGO È A UN PASSO BISOGNA ASCOLTARE I PAESI DELL'EST"
Marco Bresolin per la Stampa
«Bisogna ascoltare attentamente le difficoltà dei Paesi dell'Est più colpiti dall'embargo sul petrolio russo e serve maggiore solidarietà intra-europea».
Maros Sefcovic è convinto che nel giro di uno-due di giorni al massimo l'accordo sul sesto pacchetto di sanzioni si farà. A Bruxelles la giornata di trattative si è conclusa senza la fumata bianca, perché i due anni di deroga non bastano a Ungheria e Slovacchia: chiedono compensazioni economiche per riconvertire le raffinerie. Il vicepresidente della Commissione europea, che è anche il commissario più longevo (dal 2009), conosce bene il tema perché nella scorsa legislatura era il responsabile delle politiche energetiche e poi perché è slovacco. Oggi guida il portafoglio dedicato alle «prospettive strategiche», una casella voluta da Ursula von der Leyen per preparare l'Ue alle sfide future.
viktor orban incontra matteo salvini a roma
Mentre si fanno i conti con l'eccessiva dipendenza energetica dalla Russia, Sefcovic è infatti già al lavoro per evitare uno scenario simile sui chip e sulle materie prime che vengono importate principalmente dalla Cina: «Anche qui dobbiamo diversificare - spiega a "La Stampa" a margine del seminario "Global Europe" di Salisburgo - e creare partnership strategiche con i Paesi affini».
A proposito di affinità: riusciranno i governi Ue a trovare un'intesa sull'embargo petrolifero?
«Sì, sono fiducioso. Anche per le sanzioni precedenti ci sono state enormi difficoltà e se per trovare l'unità servono uno o due giorni in più, concediamoli. In modo che ogni Stato sia a suo agio e sostenga questo pacchetto. Sono sicuro che tra oggi e domani, con il supporto della Commissione, gli ambasciatori potranno trovare un'intesa».
Come si raggiunge un compromesso se Orban parla di "linee rosse"?
PAPA FRANCESCO VIKTOR ORBAN
«Bisogna assicurare il rispetto delle diverse situazioni di partenza degli Stati. Alcuni dipendono dall'energia russa più di altri. Inoltre il settore chimico e l'industria petrolchimica nell'Europa centrale e orientale sono stati per anni costruiti sulla base delle forniture di petrolio greggio russo. Quindi servono tecnologie e metodi di raffinazione speciali, investimenti. Le stime approssimative dicono che servono circa 160 milioni di euro e parecchio tempo per adattare una raffineria. Pertanto ascoltiamo attentamente tutte queste difficoltà tecniche e cerchiamo la soluzione per garantire che tutti siano d'accordo. Le sanzioni devono fare più male alla Russia che a noi».
Quindi quella di Orban non è un'opposizione ideologica?
«La base tecnica ed economica degli argomenti utilizzati è abbastanza forte. Lanciamo un appello affinché, specialmente in questi tempi difficili, ci sia una solidarietà intraeuropea.
Guardiamo alla mappa dei flussi energetici in Europa: si sta invertendo. Per decenni l'energia arrivava da Est verso Ovest, ora la situazione è più complicata visto che i flussi arrivano da Nord, da Sud e da Ovest. I Paesi che prima erano alla fonte ora si trovano alla fine della coda e vogliono avere la garanzia di continuare a ricevere le forniture».
ORBAN VON DER LEYEN
È possibile immaginare misure per compensare i danni economici?
«I Paesi ricevono pressioni sociali e sono estremamente consapevoli dell'importanza dell'opinione pubblica. Dovremo essere più flessibili nell'uso dei fondi del bilancio Ue e del Next Generation EU, come abbiamo fatto per esempio riguardo all'accoglienza dei rifugiati. Stiamo calcolando quante risorse ci sono ancora a disposizione e presto prepareremo una tabella per vedere quali si possono usare, come e per quali Paesi».
Dopo il carbone e il petrolio, resta il gas: arriverà l'embargo?
«La discussione sul petrolio è molto complessa. E sarà ancora più complessa se inizieremo a parlare di gas. Nella precedente Commissione ero responsabile per l'Unione dell'energia e sono molto contento degli investimenti fatti per favorire le interconnessioni tra i nostri Paesi. Ricordo tutte le discussioni sui terminali per il gas naturale liquefatto, i viaggi negli Stati Uniti per discutere delle potenziali esportazioni verso il mercato europeo. Ora la questione è diventata estremamente urgente. Puntiamo a ridurre le importazioni di due terzi entro la fine dell'anno: stiamo parlando di 100 miliardi di metri cubi».
VIKTOR ORBAN JENS STOLTENBERG
Il gas americano però non potrà sostituire completamente quello russo: come si colma il vuoto?
«Lavoriamo a stretto contatto con l'Italia, che giocherà un ruolo cruciale sotto questo aspetto. Stiamo parlando con i potenziali fornitori mediterranei come Algeria, Egitto, Israele e la rete italiana sarà molto importante. Vogliamo raddoppiare la portata del gasdotto che porta il gas azero nell'Unione europea. Bisogna diversificare e se lo facciamo bene, in tempi adeguati, l'obiettivo è alla portata».
MAROS SEFCOVIC
Non c'è il rischio che, con la controversia sul pagamento del gas in rubli, altri Stati si trovino senza forniture come Polonia e Bulgaria?
«Il rischio chiaramente esiste. Certo con questo episodio la Russia ha distrutto l'immagine che aveva cercato di costruire negli ultimi anni, quella di un fornitore affidabile. I contratti dicono che si paga in euro, non in rubli. E noi non vogliamo né aggirare le sanzioni né sostenere il rublo. Abbiamo una posizione molto chiara e probabilmente il loro era un ballon d'essai. Bisogna però essere consapevoli di una cosa: se per noi sarà difficile, per loro lo sarà ancor di più perché non hanno i gasdotti necessari per esportare il loro gas. Ma il Cremlino è imprevedibile e dunque dobbiamo essere pronti a ogni evenienza».
viktor orban discorso dopo la vittoria 2022