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Elena Dusi per “la Repubblica”
Il ministro Speranza: decisione in una settimana. L'ultima parola all'Ema di Elena Dusi Gli Stati Uniti marciano spediti sulla strada della quarta dose. Dopo l'approvazione della Food and Drug Administration, martedì, il presidente Joe Biden si è subito arrotolato la manica per la quarta iniezione in diretta tv. L'Europa invece fatica a schiarirsi le idee. La Francia pensa a una quarta dose per chi ha più di 80 anni, la Gran Bretagna di 75, la Germania di 70.
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Martedì però lo stesso ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach, durante un Consiglio a Bruxelles, ricordava che i dati israeliani mostrano una riduzione della mortalità del 78% già dai 60 anni, auspicando un allineamento dell'Europa su questa età. Lauterbach ha portato sulla sua posizione l'italiano Roberto Speranza. Anche lui ha chiesto che il continente trovi una posizione comune, entro una settimana.
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All'Europa i politici chiedono di togliere le castagne dal fuoco. Difficilmente però il continente troverà una posizione comune, e per due buone ragioni. La prima è che non esiste un consenso scientifico sulla quarta dose. Nessuno è sicuro che una nuova iniezione oggi, con la bella stagione che si avvicina, sia opportuna. E l'indecisione rischia di minare il consenso della futura campagna di richiami. Una scelta calata da Bruxelles farebbe comodo a tutti.
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La seconda ragione è che l'Europa è divisa da quando esistono i vaccini contro il Covid. Da un lato c'è la Germania, che con la sua BioNTech ha messo a punto insieme a Pfizer il prodotto più usato in occidente, ma ha un tasso di vaccinazione non stellare: 76% con due dosi e 59% con tre, e punta sulla quarta dose per far calare i contagi. Dall'altro la Francia, il cui vaccino di Sanofi è in grande ritardo: solo ieri l'Agenzia europea per i medicinali, l'Ema, ha avviato la valutazione.
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Non a caso, Parigi è scettica sul richiamo di primavera che vada al di là degli immunodepressi (che già ricevono la quarta dose anche in Italia e per i quali non c'è dubbio che il richiamo sia utile). A finire col cerino in mano è l'Ema, cui spetta leggere i dati scientifici, valutare l'utilità del richiamo e fornire la raccomandazione destinata a diventare la «linea comune europea» auspicata da Lauterbach e Speranza. L'Agenzia di Amsterdam però si è sempre mostrata poco entusiasta.
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Ha già detto più volte che le evidenze scientifiche non indicano l'utilità oggi della nuova iniezione. Né sembra avere fretta di riunirsi prima che la settimana indicata da Speranza scada. Anche perché nei prossimi mesi dovrebbero arrivare i risultati dei test di Pfizer e Moderna sul vaccino aggiornato per la variante Omicron. Se fossero positivi, sarebbe invece davvero chiara l'utilità di una nuova immunizzazione in autunno: con il vaccino nuovo e alla vigilia della brutta stagione.