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    L’EUROPARLAMENTO PROCESSA IL RASPUTIN DI BRUXELLES – LA VERTIGINOSA ASCESA AI VERTICI DELLA COMMISSIONE UE DI MARTIN SELMAYR: DA CAPO DI GABINETTO DI JUNCKER IL TEDESCO E’ DIVENTATO SEGRETARIO GENERALE DEL GOVERNO EUROPEO – IL SUPER MANDARINO EUROPEO, PERO’, ORA RISCHIA LA TESTA…


     
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    Paolo Valentino per il Corriere della Sera

     

    Se tutte le critiche (giuste e meno) o le accuse (vere e false) che i tribuni populisti sono soliti scagliare contro l' Unione europea potessero incarnarsi in una sola persona, questa si chiamerebbe Martin Selmayr. Anche a Bruxelles, i soprannomi che ha collezionato la dicono lunga su questo alto funzionario della Commissione europea: da Rasputin a Mazarino, da «Principe della notte» a Frank Underwood, il carrierista senza scrupoli di House of Cards .

    Martin Selmayr Martin Selmayr

     

    Tant' è. Quarantasette anni, tedesco di Bonn, una capacità di lavoro mostruosa, Selmayr era fino a febbraio il capo di gabinetto del presidente Jean-Claude Juncker. Europeista convinto, preparato, brillante e temuto perfino dai commissari, Selmayr ha concentrato nelle sue mani un potere immenso, al punto che in tanti nella capitale d' Europa lo indicano con qualche esagerazione come il burattinaio di Juncker.

     

    Che abbia una concezione altissima di sé, è un fatto: all' apice della crisi greca, fu lui con un tweet a dire che una proposta di Atene rappresentava «una buona base per fare passi avanti al prossimo vertice sull' Euro». Ci volle Wolfgang Schäuble in persona per rimetterlo in riga e ricordargli che «simili dichiarazioni non spettano a un funzionario».

     

    Martin Selmayr Juncker Martin Selmayr Juncker

    Ma in febbraio, in meno di dieci minuti, Selmayr ha compiuto il balzo più formidabile della propria carriera, quello che però potrebbe perderlo per sempre. Più grave ancora, come in una tragedia shakespeariana dove «quando una maestà finisce è un gorgo che tutto trascina con sé», la sua personale caduta potrebbe coinvolgere Juncker, innescando una gravissima crisi politica ai vertici della Ue: «Se lui si dimette, vado via anch' io», ha detto il presidente della Commissione.

     

    Ricapitoliamo i fatti. Il 21 febbraio scorso il collegio dei commissari nomina Selmayr vice-segretario generale della Commissione. Subito dopo Juncker annuncia che il segretario generale, Alexander Italianer, andrà in pensione in anticipo e con procedura mozzafiato propone «nell' interesse del servizio» di nominare immediatamente al suo posto Selmayr, che ha appena acquisito i requisiti per l' incarico. I commissari sono basiti. Nessuno ne sapeva nulla.

     

    Alexander Italianer Alexander Italianer

    Quello di segretario generale è il posto più alto della gerarchia europea, il grand commis che guida una macchina complessa e delicata con quasi 30 mila dipendenti, un potere enorme. Eppure nessuno dice nulla, quasi fossero tramortiti dal colpo di mano di Juncker. E Selmayr diventa numero uno. Dura poco. La bizzarria viene subito notata e raccontata da Libération, che contesta il mancato rispetto delle regole e ipotizza un piano minuziosamente preparato ed eseguito.

     

    La Commissione, invece di spegnere subito l' incendio, difende la nomina a spada tratta. Messo sulla griglia da una commissione dell' Europarlamento, il commissario Günther Oettinger non concede nulla nella forma e nel merito: Selmayr è la scelta giusta, «fatta nella lettera e nello spirito delle procedure previste».

     

    selmayr juncker selmayr juncker

    Sembra una soap opera, ma improvvisamente il caso Selmayr diventa politico. Un po' per l' arroganza del personaggio, che dopo la nomina ha continuato a essere l' ombra di Juncker ovunque, come se guidasse ancora il suo gabinetto, fosse l' aula di Strasburgo o un vertice bilaterale. Ma soprattutto perché, di fronte al montare dello scandalo, il vecchio Juncker sbotta alla sua maniera, legando il suo destino (e di fatto di tutta la Commissione) a quello del giovane protegé.

     

    Il duello all' O.k. Corral comincia oggi a Strasburgo. La commissione per il controllo del Bilancio vota una risoluzione che parla di «azione golpista» da parte di Juncker e lo critica severamente. Ma fra i 129 emendamenti, ci sono anche la richiesta di dimissioni per Selmayr o la revoca della nomina. Mercoledì il testo va in plenaria. Sulla carta Juncker ha certi solo i voti dei suoi popolari, il gruppo più numeroso. L' esito della partita è aperto. Ci sono vecchi conti da regolare: il fronte che vuole far piazza pulita - liberali, verdi, euroscettici ed eurofobi - potrebbe ampliarsi. Come da copione i socialisti sono divisi.

    parlamento europeo parlamento europeo

     

    Perfino molti deputati tedeschi vorrebbero dare una lezione a Selmayr. Juncker la scorsa settimana ha chiesto ai commissari solidarietà incondizionata sulla vicenda. Gliel' hanno data, sia pur con qualche riserva espressa da Federica Mogherini e Pierre Moscovici. Il rischio rimane: non è solo per un punto, ma Martin rischia di perdere la cappa.

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