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    A CHE SERVONO GIORNALI? - BOMBASTICA INTERVISTA DELL’EX DIRETTORE DE “L’ESPRESSO” GIOVANNI VALENTINI: “NON CONDIVIDO LA TESI DI EZIO MAURO: 'REPUBBLICA' E 'STAMPA' NON HANNO RADICI COMUNI. LA FIAT È UN EDITORE IMPURO E DE BENEDETTI HA SEMPRE CURATO BENE I SUOI AFFATI GRAZIE ALLO ‘SCUDO’ DEI GIORNALI, VEDI I CASI OMNITEL E SORGENIA, UN BUCO NERO CHE AVREBBE POTUTO RISUCCHIARE TUTTO IL GRUPPO”


     
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    Silvia Truzzi per il “Fatto quotidiano”

     

    GIOVANNI VALENTINI GIOVANNI VALENTINI

    Di concentrazioni non se ne parla. Giovanni Valentini - giornalista, scrittore, già direttore de L'Espresso e vicedirettore di Repubblica - oggi è il portavoce dell' Autorità garante della Concorrenza e del Mercato: per questo, degli aspetti tecnici dell' ultima acquisizione del gruppo di cui ha fatto parte per quarant'anni non vuol parlare. Ma di tutto il resto sì: "Mi rifiuto di condividere la tesi di Ezio Mauro che ha parlato di radici comuni tra Repubblica e Stampa.

     

    Quando mai? Repubblica, dove io sono stato assunto nell' ottobre del '75, nacque dal matrimonio tra L'Espresso e la Mondadori. Era cioè un editore puro, che faceva i giornali per i suoi clienti: i lettori. Non per fare affari. Mentre la Fiat è sempre stata un editore impuro, sia alla Stampa sia al Corriere della Sera. Lasciai il Giorno, che era dell' Eni, proprio perché volevo andare a lavorare per un editore puro".

     

    Be', Carlo De Benedetti non si può definire un editore puro…

    CARLO DE BENEDETTI GIOVANNI VALENTINI CARLO DE BENEDETTI GIOVANNI VALENTINI

    La verità è che non diventa un editore puro nemmeno oggi che è ormai il maggior editore italiano di carta stampata. L'Ingegnere ha sempre curato molto bene i suoi affari, grazie allo "scudo" dei giornali. Cito solo due casi: uno - ai tempi dell' Olivetti - è la licenza Omnitel, ceduta poi a Mannesmann per l'astronomica cifra di 14.400 miliardi di lire.

     

    Eugenio Scalfari Giovanni Valentini Eugenio Scalfari Giovanni Valentini

    Se De Benedetti non avesse avuto Repubblica, probabilmente il governo Berlusconi non gliel' avrebbe confermata (e forse sarebbe stato ingiusto). Il secondo affare è Sorgenia, un buco nero che avrebbe potuto risucchiare tutto il gruppo. Quando Ezio Mauro scrive che "abbiamo radici comuni", dunque, confonde gli alberi genealogici.

     

    Lei ha tenuto per 15 anni una rubrica su Repubblica , "Il Sabato del Villaggio", che si occupava prevalentemente di media, comunicazione e poteri.

    Sono stato antiberlusconiano fin dalla metà degli anni 80, contro la concentrazione televisiva e pubblicitaria, ben prima che il Cavaliere scendesse in politica. Ritenevo fosse un vulnus per il pluralismo dell' informazione e per la libera concorrenza. E quindi, per la democrazia. Continuo a pensare, a maggiore ragione dopo l' entrata di Stampa e Secolo XIX nel Gruppo Espresso, che nella società in cui viviamo il potere sia soprattutto potere mediatico.

    ezio mauro (2) ezio mauro (2)

     

    Per anni la battaglia contro Berlusconi è stata fatta proprio su questi temi, oltre che sul conflitto d' interessi.

    EZIO MAURO MARIO CALABRESI EZIO MAURO MARIO CALABRESI

    La raccolta pubblicitaria è la fonte primaria di finanziamento dell' editoria. Sono uscito da Repubblica da un anno e mezzo per venire a lavorare all'Antitrust proprio perché credo che questi temi siano ancora cruciali.

     

    A suo tempo, avevo coniato il neologismo "legge Frasparri", un ircocervo tra la legge antitrust di Frattini e la legge sulla tv di Gasparri: norme che blindavano Berlusconi sui due fronti. Il conflitto d' interessi, del resto, non era un tema del tutto nuovo per l' Italia. Lo dico anche facendo la mia parte di autocritica: era opportuno nominare Susanna Agnelli ministra degli Esteri? Vero che non aveva incarichi operativi alla Fiat, ma in quel momento l' azienda della sua famiglia faceva affari in mezzo mondo. Con Berlusconi il conflitto d'interessi diventa il grande shock dell'elettorato di sinistra. Personalmente, credo di non aver mai lesinato critiche sull' inerzia dei governi di centrosinistra.

     

    Repubblica ha fatto dell'antiberlusconismo una bandiera. Ma non ha mai posto - semplificando il ragionamento - dieci domande sulla mancata approvazione di una legge che mettesse fuori gioco Berlusconi per il conflitto d'interessi. Violante lo disse apertamente nel 2002, per i distratti.

    CARLO DE BENEDETTI AGNELLI CARLO DE BENEDETTI AGNELLI

    Premetto: dal '98 io non ho avuto più responsabilità di gestione nel giornale. Nella mia rubrica settimanale, invece, le obiezioni le ho fatte spesso e chiaramente. Penso che ci sia stata un'oggettiva sottovalutazione del problema. Poi credo che politicamente il centrosinistra s' illudesse di tenere Berlusconi sotto controllo o sotto minaccia.

    monica mondardini carlo de benedetti monica mondardini carlo de benedetti

    Come il domatore che vuol tenere a bada il leone. C'è stato un momento, all' epoca del governo Prodi, in cui si provò anche a fare una legge: ma il centrosinistra non aveva i numeri in Parlamento.

     

    Lei ha scritto con suo figlio Niccolò un libro, Voto di scontro , sul Movimento 5 Stelle. Due anni dopo ha le stesse posizioni critiche di allora?

    Da parte mia, sono meno convinto che il Pd di Renzi sia la soluzione alla crisi italiana.

    Penso che alle amministrative di Roma voterò per Virginia Raggi, perché vorrei vedere come se la cavano i Cinquestelle nella gestione di una grande città. Può essere un buon test in vista delle prossime politiche. E mio figlio, che nel frattempo ha deciso a 35 anni di lasciare l' Italia per trasferirsi a Barcellona, è meno convinto - da oltranzista che era - delle potenzialità del movimento di Grillo. Siamo partiti da posizioni antagoniste e ci siamo un po' avvicinati.

     

    don pietro vigorelli e john elkann don pietro vigorelli e john elkann

    Nel 2013 ha scritto, su Huffington Post: "Nel mondo ormai globalizzato, non si supera da soli una crisi epocale come quella in cui siamo sprofondati. Soltanto un'Unione europea più forte e coesa può offrire all'Italia una prospettiva di crescita comune". Alla luce di quello che è successo alla Grecia, di come si sta affrontando la crisi dei migranti, è ancora di questo parere?

    Penso che sia più che mai vero. Se l'Europa non va avanti, ogni Paese membro regredisce. Ma non può più essere un processo verticistico, burocratico; deve diventare un processo popolare, democratico. Va cambiata la struttura istituzionale, i cittadini devono riconoscersi in chi governa.

    JOHN ELKANN E MARCO MASINI JOHN ELKANN E MARCO MASINI

     

    Sul tema Grecia, penso che l' Europa debba guardare all' Italia e l' Italia al Sud in una visione strategica. Si è sempre detto "Italia ponte con il Mediterraneo": dagli immigrati al terrorismo internazionale, fino alle questioni del riequilibrio economico e sociale del mondo, il nostro Sud potrebbe svolgere un ruolo fondamentale. Purtroppo, questo governo ha abolito il ministero della Coesione territoriale e ha accantonato in pratica la questione meridionale.

     

    Passiamo al governo Monti, accolto come il liberatore con troppa fretta.

    La parola-chiave è proprio liberazione, intesa come Liberazione da Berlusconi: per vent'anni quello era stato un regime, seppure mediatico.

     

    C'è stato un momento di ubriacatura e di speranza.

    Monti però s'è rivelato, sul piano personale e politico, una grande delusione collettiva. Poteva anche diventare presidente della Repubblica e sappiamo invece com'è finita. Il suo governo ha commesso una serie di errori inimmaginabili e imperdonabili, come la questione degli esodati e il pareggio di bilancio in Costituzione. Ma il conformismo non è l'unico male: anche a sinistra vedo alcuni tabù mentali che definisco bigottismo e conservatorismo.

     

    sergio marchionne john elkann sergio marchionne john elkann

     

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