Estratto dell'articolo di Pier Bergonzi per la Gazzetta dello Sport
pantani e l'ex fidanzata christina
Vent’anni dopo! Christina scende dal treno di fronte al cartello con la scritta bianca “Cesenatico” su fondo blu e i ricordi si arrampicano più veloci di Marco Pantani sull’Alpe d’Huez. Quando il Pirata vinceva e ai cronisti che gli chiedevano perché andasse così forte in salita lui rispondeva con quello sguardo laser «... per abbreviare l’agonia».
Christina Jonsson è stata la storica fidanzata di Marco Pantani. L’aveva conosciuto nell’inverno del 1995, quando lei, danese, cercava lavoro nella Riviera romagnola e Marco era già un campione emergente nel nostro ciclismo. Lei ballava sui cubi, lui la prese per mano e per sette anni hanno ballato insieme sui saliscendi (nel loro caso sulle montagne russe) della vita. Christina ha vissuto gli anni più belli di quel Pirata che aveva conquistato il mondo a pedali, ma anche gli anni della caduta vertiginosa con quelle devastanti conseguenze che hanno portato Pantani a morire a Rimini, nell’algida stanza del residence Le Rose, il 14 febbraio del 2004, in circostanze che lasciano ancora tante, troppe domande aperte. Marco aveva solo 34 anni.
pantani e l'ex fidanzata christina
«La morte di Marco mi ha piegata Non potevo pronunciarne il nome» Christina non lo vedeva dall’estate del 2003, quando aveva deciso di staccare i ponti con l’Italia per rifugiarsi a Losanna, in Svizzera, dove ha lavorato in una galleria d’arte. «Ma non c’è stato giorno in cui non abbia in qualche modo pensato a Marco - racconta -. Quando ci ha lasciato, mi sono sentita sconfitta e distrutta. Piegata da un dolore così forte che ancora non ho superato del tutto. Ci sono voluti tanti anni di lavoro su di me per andare oltre, in qualche modo. Fino a poco tempo fa, non riuscivo a pronunciare il suo nome e stavo male appena sentivo qualcuno che parlava o raccontava di lui. Non sopportavo, e non sopporto ancora, chi ne parla male».
Ogni 14 febbraio, nella scuola d’arte di Losanna, Christina ha organizzato una mostra d’arte. «Ne avevo bisogno per esorcizzare il dolore. Era un modo, l’unico modo per restare in contatto con Marco. L’arte mi aiutato molto. E’ stato il mio rifugio». Da quell’estate del 2003, l’anno dell’ultimo Giro e dell’ultima corsa di Pantani, Christina non era mai più tornata in Italia. Era finita nel frullatore delle responsabilità vere o presunte. Le era stato puntato l’indice addosso. Qualcuno la riteneva corresponsabile di quel viaggio senza ritorno di Pantani. «Ho prenotato e cancellato più volte i biglietti per venire a Cesenatico»
pantani e l'ex fidanzata christina
Ma a metà marzo, finalmente, ha deciso tornare a Cesenatico per incontrare mamma Tonina e papà Paolo Pantani, e anche Manola, la sorella di Marco. Per riabbracciare quella che per qualche anno è stata la sua famiglia, tra l’appartamento di Viale dei Mille, dove Pantani lavava la bicicletta nella vasca da bagno, e la villa di via Fiorentini, dove Marco teneva il cavallo vinto al Tour de France. «E’ stato un passo importante - dice Christina -. Ci pensavo da anno, ma ho dovuto lavorare tantissimo su di me per riuscirci. Ho programmato e cancellato i voli più volte, ma alla fine sono stata davvero felice. È stato come superare l’esame più importante della mia vita.
Avevo il timore che nulla fosse più come prima, che la città e le persone mi potessero respingere e invece è stato tutto facile, tutto bello e intenso. Ho capito, una volta di più perché amavo Cesenatico e la sua gente. Sono rimasta impressionata dalla crescita dei pini. Una cosa pazzesca. Cesenatico non è solo mare. È molto di più. E poi l’incontro con Tonina... e con Paolo e Manola. È bastato poco perché ritrovassimo le battute, le risate, quante risate, di 25 anni fa. Tonina mi aveva accolto in casa e mi aveva dato un lavoro nella piadineria. È sempre stata tosta, una dura. Una Pantani. Ma so che mi ha voluto bene».
pantani e l'ex fidanzata christina
«L’ho accolta come una figlia L’ho trovata più matura, più dolce» Anche per Tonina Pantani l’incontro è stato un momento forte. La mamma di Marco, che non ha mai smesso, nemmeno per un minuto, di combattere la sua battaglia per la «verità» (è sicura che Pantani sia stato ucciso), era piuttosto arrabbiata con Christina. La riteneva complice di quel lato oscuro della vita di Marco. Ma il tempo ha smussato molti degli angoli vivi e anche Tonina aveva voglia di rabbracciare quella ragazza intelligente col casco biondo e gli occhi illuminati di vita. «Sì, l’ho accolta come una figlia. Le avevo fatto sapere che mi sarebbe piaciuto incontrarla e sono stata felice che sia tornata a Cesenatico - dice mamma Pantani -. L’ho trovata molto più matura, molto dolce. Per tutti noi, e in particolare per Paolo, è stato un momento forte. Ci siamo fatti qualche risata quando le ho ricordato le mie sfuriate in piadineria, io ero un po’ “selvaggia”, le mie urla erano proverbiali e Christina se le ricordava bene. Del resto Marco in qualcosa, qualcosa tanto, assomigliava a me. E adesso spero di non perderla di vista. Tutto quello che mi riporta a Marco, per me è sempre una forte emozione».
MAMMA TONINA POSTER MARCO PANTANI
Mamma Tonina continua la sua battaglia per la verità. Tra una richiesta di riapertura del processo e la ricerca di nuove prove, lei non si ferma. «E fa bene - commenta Christina -. Tonina per carattere e tenacia è davvero una Pantani. Io ho la mia idea ben chiara su quello che è successo a Rimini in quel febbraio del 2004, ma preferisco tenerla per me. Sono però vicino alla famiglia e appoggio in pieno la loro battaglia. Al posto di mamma Tonina, farei come lei».
(...) Cesenatico l’ha riconquistata. «Ho ritrovato Jumbo e qualche altro amico di allora - dice Christina —. La città è cambiata tanto, oppure sono cambiata io e la vedo con occhi diversi. Ma mi piace sempre. Se chiudo gli occhi e cerco un ricordo bello, mi rivedo all’inizio della mia storia con Marco nel cortile dell’appartamento di Viale dei Mille a due passi dalla piadineria e a uno sguardo dal mare. Eravamo felici con niente, eravamo giovani con grandi sogni. Sogni che sono rimasti appesi, anzi spezzati da un destino che ancora mi deve delle spiegazioni. Il dolore è stato così grande che ancora mi è rimasto addosso»
MARCO PANTANI 11