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    L’HOUSING SOCIALE È TUTTO UN MAGNA MAGNA – SI È CHIUSO IL CENSIMENTO SUGLI ALLOGGI AI POVERI NELLA CITTÀ DI ROMA E (CHE SORPRESA) SI SCOPRE CHE LA METÀ DEGLI INQUILINI NON HANNO I REQUISITI PER ABITARLI! – L’ACCORDO CON I PALAZZINARI, CHE POSSONO COSTRUIRE DI PIÙ A PATTO DI CEDERE IL 30% DEGLI APPARTAMENTI A CHI È IN LISTA PER UN ALLOGGIO DI “HOUSING SOCIALE”, NON È STATO RISPETTATO. ANZI, SI È TRASFORMATO IN UNA COLOSSALE TRUFFA


     
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    Lorenzo D’Albergo per www.repubblica.it

     

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    Il primo censimento è finito: stando ai controlli del dipartimento Patrimonio del Campidoglio, gli alloggi di housing sociale sono occupati per la metà da inquilini che non hanno i minimi requisiti per abitarli.

     

    Il nucleo al servizio degli uffici capitolini coordinato da Massimo Ancillotti, già comandante dei vigili urbani, ha scovato 114 irregolari a fronte di 115 regolari. Ora mancano soltanto le sanzioni a quei costruttori rei di non aver rispettato i patti e aver assegnato gli appartamenti a canone calmierato a chi non ne ha diritto.

     

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    La storia, raccontata da Repubblica, è partita quando il Comune ha avviato le sue indagini sulla grande truffa dei palazzinari. Un raggiro da centinaia e centinaia di alloggi. Pensato per venire incontro alle famiglie che non possono acquistare o affittare una casa ai prezzi del costosissimo mercato immobiliare capitolino - insomma, per cercare di risolvere l'apparentemente irrisolvibile piaga dell'emergenza abitativa - lo strumento imposto ai costruttori dalla Regione per l'edilizia sociale è finito fuori controllo.

     

    L'accordo che permette agli imprenditori di realizzare più appartamenti a patto di cederne almeno il 30% a chi è in lista per un alloggio di housing sociale non è stato rispettato nel 50% dei casi.

     

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    Quelle case sarebbero dovute finire a famiglie numerose, over 65, coppie under 35, studenti fuorisede, sfrattati, disabili, reduci da divorzi e separazioni, appartenenti alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco o all'Esercito. Un bersaglio difficile da mancare, ma comunque snobbato da buona parte dei costruttori coinvolti nell'indagine dell'amministrazione capitolina.

     

    Nel mirino, tra gli altri, sono finiti gli imprenditori che hanno realizzato il palazzone che affaccia su via del Porto Fluviale e sul Tevere, fronte ponte di Ferro, a quelli che hanno investito sulle villette a schiera disseminate da Ostia alle periferie Est, Ovest e Nord della capitale. Il totale fa 90. Tante sono le imprese finite nell'inchiesta interna del dipartimento Patrimonio.

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    In molti casi gli alloggi per l'housing sociale, annota la direzione Emergenza alloggiativa, sono stati assegnati in barba alle regole: "I soggetti beneficiari, nella maggioranza dei casi, non appaiono economicamente fragili e/o bisognosi". Nuclei familiari spesso "vicini o legati al soggetto attuatore ( dell'intervento, il costruttore, ndr) per rapporti di lavoro, parentali o amicali".

     

    Durante la prima tornata di verifiche, "raramente si sono riscontrati casi con reali fragilità sociali".

    Capitolo sanzioni. Oltre a dover liberare gli appartamenti e ad assegnarli a chi ne ha veramente bisogno, i costruttori rischiano di essere multati dal Campidoglio. A patto che l'amministrazione capitolina si decida a individuare chi deve intervenire. Dopo una fase di stallo, la partita è finita sul tavolo del direttore generale Paolo Aielli.

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    Il city manager scelto dalla giunta Gualtieri dovrà dire chi deve entrare in azione a questo punto. Se a dare l'input, infine, dovrà essere l'assessorato al Patrimonio di Tobia Zevi o quello all'Urbanistica del collega Maurizio Veloccia.

     

    L'importante è trovare una soluzione per chiudere questa storia. Quindi, ultimo passo, il Campidoglio dovrà decidere se portare l'intero faldone all'attenzione della procura, a piazzale Clodio, e a quella dei magistrati della Corte dei Conti.

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