Marco Antonellis per Dagospia
MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE
In attesa di ascoltare tra poche ore le parole del Premier Conte (sulle quali l'ottimo Casalino mantiene ovviamente il più stretto riserbo) vale la pena ricordare al leader (ormai commissariato) dei 5Stelle Giggino di Maio che il taglio dei parlamentari che gli sta così a cuore rischierebbe di non passare con l'alleanza con il Pd di cui tanto si parla (talvolta a sproposito) in queste ore. Infatti, alla riforma che sta tanto a cuore al Movimento potrebbero mancare i voti per il definitivo via libera.
Al momento, il "taglia poltrone" ha superato le due letture di Camera e Senato e la terza a palazzo Madama con i voti dei 5 stelle, della Lega, di Fratelli d'Italia e di una manciata di azzurri. Hanno invece votato contro il Pd, Leu, Autonomie, mentre Forza Italia ha votato si solo in occasione della prima lettura al Senato e alla Camera.
DI MAIO SALVINI CONTE
Bisogna tenere a mente che il "taglia poltrone" essendo una riforma costituzionale, necessita della maggioranza assoluta, che alla camera è di 316. Per farla breve, tutto dipende dalla Lega di Salvini (e a nulla servirebbe l'alleanza con il Pd che peraltro è contrario alla riforma e lo ha già fatto sapere ai grillini). Dunque, senza i voti del Capitano non ci sarebbero i numeri per la definitiva approvazione.
Nel frattempo sull'asse Quirinale-Pd in queste ore si sta lanciando l'idea di un possibile "governo ponte" per mettere in sicurezza i conti dello Stato affidato all'attuale Premier in attesa che venga "stipulato" il contratto "alla tedesca" tra grillini e piddini. In realtà, quello che ufficialmente non si dice è che il prossimo Premier, quello di legislatura, non sarebbe più l'attuale "avvocato del popolo" bensì Mario Draghi, ormai a fine mandato alla Bce. Insomma, sarebbe lui la carta coperta di Bruxelles, del Quirinale e della coalizione Ursula per mettere in sicurezza i conti del Belpaese e metterlo definitivamente al riparo dalle mira del Capitano leghista. Ma per farlo bisogna aspettare ancora qualche mese, che termini il mandato Bce: da qui l’idea del "governo ponte".