Daniel Mosseri per “il Giornale”
olaf scholz testimonianza su banca warburg
Stampato sul segnaposto che lo aspettava in consiglio comunale non c'era scritto «Bundeskanzler» (Cancelliere federale) ma più semplicemente «Zeuge» (testimone). In quella veste Olaf Scholz si è accomodato al Parlamento di Amburgo, titolo dell'assemblea elettiva della città anseatica, che ha dignità di Land.
Scholz è stato convocato dalla locale commissione d'inchiesta sullo scandalo Cum-Ex, un giro di rimborsi indebitamente ottenuti dal fisco tedesco. Alle casse dello stato la frode è costata diversi miliardi di euro e tra i beneficiari è stata individuata la banca Warburg, con sede ad Amburgo.
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Quello che gli investigatori cercano di capire è se Scholz, che della grande città è stato borgomastro dal 2011 al 2018, abbia aiutato la banca ad evitare di versare 47 milioni a titolo di rimborso nelle casse comunali.
Per nulla intimidito, il cancelliere-testimone ha fatto capire che stava giocando in casa dispensando sorrisi a destra e a manca, un segnale che però i telespettatori tedeschi non hanno dimostrato di apprezzare. Forse perché ieri sono anche arrivati i dati ufficiali sull'aumento più cospicuo dell'inflazione dal 1949 o forse perché nei 16 anni di guida ininterrotta del paese l'ex cancelliera Angela Merkel non è mai stata sfiorata da scandali di questo genere.
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Al netto dell'espressione rilassata, l'ex borgomastro ha negato ogni addebito ma anche il contenuto della sua testimonianza ha lasciato a desiderare: una lunga sequela di «Non me lo ricordo», «Non ne ho un ricordo concreto», «Per quanto riguarda la memoria, diventa ogni giorno più difficile».
Un vuoto dietro l'altro la Bild ne ha contati 20 su 29 domande che ha lasciato gli inquirenti molto insoddisfatti. Perché il comune rinunciò al rimborso due settimane dopo l'ultimo dei tre incontri fra l'allora borgomastro e i due massimi dirigenti della Warburg, Max Warburg e Christian Olearius? Secondo la testimonianza di Olearius, dopo i primi incontri Scholz aveva raccomandato di inviare una lettera di difesa all'allora ministro delle Finanze di Amburgo Peter Tschentscher, in cui il recupero di 47 milioni di euro di imposte sulle plusvalenze indebitamente rimborsate veniva presentato come ingiustificato.
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Tschentscher, che nel frattempo è diventato sindaco, a sua volta aveva inoltrato la lettera al Fisco; e solo per motivi di prescrizione, le autorità fiscali permisero alla banca di soprassedere.
Fra le poche cose di cui il cancelliere si ricorda benissimo è che «non c'è stato alcun trattamento preferenziale nei confronti del signor Warburg o del signor Olearius», e che cioè da borgomastro non esercitò alcuna pressione a loro favore. E però altri elementi della versione amburghese dello scandalo Cum-Ex lasciano gli investigatori ancora perplessi.
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Non fosse altro perché un anno dopo il mancato rimborso, due controllate del gruppo Warburg effettuarono una donazione da 40 mila euro a favore del partito socialdemocratico (quello di Scholz) ad Amburgo Mitte. Proprio la sezione guidata da quel Johannes Kahrs che aveva facilitato l'incontro fra l'allora sindaco e dirigenti della banca. Nel frattempo alcuni media tedeschi hanno scritto che la commissione di inchiesta avrebbe email dell'ex responsabile dell'ufficio di Scholz, che suggeriscono come l'allora sindaco di Amburgo potrebbe aver cancellato i dati relativi alla questione.
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«Ho un account di posta elettronica privato. Anche lì, cancello sempre tutte le cose immediatamente», ha aggiunto Scholz. Durissima la Cdu di Amburgo come quella a livello federale: «Non credo a una parola detta dal cancelliere», ha commentato il presidente dei cristiano democratici Friedrich Merz.
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