Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
Francesco Le Foche
Francesco Le Foche è uno di quegli immunologi che il Covid mica l'ha studiato solo sulle riviste scientifiche e nei test di laboratorio. Dirige il day hospital del reparto di Immunoinfettivologia all'ospedale romano Umberto I.
La pandemia, Le Foche, l'ha vista in prima linea. Anzi, "in trincea": come dicevamo nel 2020 quando noi comuni mortali non sapevamo niente di mRna, proteine Spike e booster.
«Dovevamo farci la quarta dose, abbiamo sbagliato», inizia lui, con quella parlantina chiara e calibrata che ha una qualità più unica che rara, al giorno d'oggi: la chiarezza.
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Professor Le Foche, però molti hanno pensato: "Aspetto che arrivino i vaccini aggiornati". Davvero è stato un errore?
«Gli over 60 e i fragili devono fare il secondo booster, è indispensabile: dà una protezione molto alta per la malattia medio grave e grave, anche se non previene il contagio».
D'accordo, sono mesi che lo ripetiamo. Però l'Ema, cioè l'Agenzia europea del farmaco, ha dato il via libera alle fiale contro Omicron da pochi giorni. Lo stesso ha fatto l'Aifa, il suo corrispettivo italiano, lunedì. Che fretta c'era?
«Credo si debba fare una precisazione. L'Ema ha autorizzato un vaccino bivalente che ha due sub-unità: la prima è il ceppo primordiale, quello di Wuhan; la seconda è Omicron. Ma Omicron Ba1, non Omicron Ba4 e Ba5 che sì, resta la variante più presente oggi. I vaccini approvati, in sostanza, ci danno una copertura quasi uguale a quelli che avevamo già: forse sono leggermente più efficaci sulla malattia grave».
Cambia poco. E adesso?
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«Sarebbe stato meglio se avesse seguito l'esempio della Fda, la Food and drug administration, l'agenzia che si occupa della regolamentazione dei farmaci negli Stati Uniti».
Perché? Gli americani cos' hanno fatto?
«Hanno autorizzato un richiamo con una sola dose per le varianti di Omicron Ba4 e Ba5, considerando che queste sottovarianti hanno la stessa identica proteina Spike. Per farlo hanno traslato i dati scientifici dei precedenti vaccini. Mi segue?».
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Non del tutto. Negli Usa sono sono disponibili i vaccini più performanti perché hanno accelerato i tempi?
«In un certo senso».
Mi perdoni, ma la sicurezza?
«La procedura è del tutto sicura. Un esempio: se un velocista porta i calzoncini rossi o blu, la velocità con cui corre non cambia mica. Le pare?».
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Sì, certo che sì. Però...
«Nessun però, nella scienza è lo stesso. Se noi cambiamo un nucleotide, che è l'unità ripetitiva degli acidi nucleici, a un vaccino, con lo scopo di fare in modo che produca un antigene specifico, ossia quello che noi vogliamo per attivare la risposta anticorpale, non cambia nulla nella sicurezza.
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Otteniamo un risultato a nostro vantaggio perché orientiamo il sistema immunitario. Lo sa come funziona il sistema immunitario? È l'immagine speculare dell'universo: il corpo umano può rispondere contro tutto e tutti, basta educarlo».
E i vaccini bivalenti? Quando li avremo? Intendo quelli specifici per Omicron 5.
«Ragionevolmente entro un paio di mesi».
Poi dovremmo ripartire con tutta la banda? Vaccinazione a tappeto, hub, prenotazioni...
«Penso sia auspicabile. Nel frattempo i soggetti fragili e gli anziani devono farsi la quarta dose. Il 20% degli over 60 è composto da persone a rischio che neanche sanno di esserlo e da un altro 7% che non si è mai vaccinato».
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Che autunno ci aspetta?
«Se rispettiamo questi passaggi avremo una copertura soddisfacente e non rivedremo gli ingorghi negli ospedali. Potremo avere un autunno abbastanza sereno e tranquillo, di convivenza col virus. Anche considerando che ci sono terapie antivirali e monoclonali che si possono tempestivamente usare nei primi giorni dell'infezione».
Qualcosa non torna. I vaccini aggiornati a Omicron 5 arriveranno a novembre e il ministro Speranza (Leu) non fa che rilasciare proclami sul fatto che a metà settembre avremo le nuove fiale. Non sono già vecchie?Non è che l'unica campagna che conta è quella elettorale?
«Non penso sia la campagna elettorale e spero che non entri in discorsi simili, perché la scienza è di tutti».
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Abbiamo sbagliato qualcosa nella comunicazione degli ultimi due anni e mezzo?
«Sul fronte vaccini? Diverse cose. Abbiamo messo in sicurezza tantissime vite ed è un bene. Ma poi non abbiamo chiarito abbastanza quale fosse il ruolo della vaccinazione, specie negli adulti. E probabilmente non lo abbiamo trasmesso in modo empatico».
È un azzardo abolire l'obbligo delle mascherine sui mezzi pubblici a ottobre?
«No. Oramai le persone hanno interpretato in quale luogo vanno indossate e quando non è necessario. Se c'è un sovraffollamento le mettono, è diventata una specie di auto-difesa a cui ci siamo abituati. Semmai mi dispiace che non si sia fatto abbastanza sulla scuola».
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Cioè?
«Tanto per cominciare non è stato autorizzato un vaccino dagli zero ai cinque anni e adesso ricominciano le lezioni in presenza. I bimbi dovrebbero avere una protezione. Ma anche per l'ambiente scolastico non si è fatto molto».
L'invito a tenere le finestre aperte non la convince?
«Come si fa? In alcune zone del Nord, in inverno? Avremmo dovuto mettere in campo condizioni igieniche e ambientali di supporto, magari col riciclo dell'aria che è molto utile».
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A proposito. Tra tre settimane si vota. Chi è in quarantena come fa?
«Se ha già passato i cinque giorni oppure è asintomatico dovrebbe poter uscire indossando una mascherina Ffp2. È improbabile che possa contagiare gli altri e il diritto di voto, in democrazia, è sacrosanto come quello alla salute».