Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
francesco le foche
«Ci sono le premesse per essere fiduciosi e aspettarsi che questa epidemia entro marzo-aprile sia finalmente domabile». Francesco Le Foche, immunologo clinico all' università La Sapienza, nel leggere il bollettino di domenica, con i casi che sfiorano quota 5.500 e 420 ricoveri in terapia intensiva, non si allarma.
Troppo ottimismo?
«Non sono preoccupato, la maggior parte dei contagiati esprime una forma di malattia molto blanda probabilmente perché la carica virale del Sars-CoV-2 è molto bassa.
Le mascherine stanno svolgendo un ruolo fondamentale. Bloccano il virus o nella peggiore delle ipotesi ne riducono la trasmissione e questo fa sì che chi si infetta non riporta gravi danni».
Minor carica virale non significa però che il virus abbia perso aggressività.
bambini al termoscanner
«Il virus è esattamente lo stesso. Per carica virale si intende la quantità di virus che aggredisce una persona esposta al contagio. Se la carica è bassa l' individuo non si ammala».
Gli ospedali riprendono a riempirsi. Non è un segnale di allarme?
«Sì, è vero, entrano più pazienti ma altrettanti vengono dimessi in buona salute. La situazione è sotto controllo. Le uniche difficoltà riguardano le persone positive che devono restare in reparto in quanto non hanno abitazioni sicure dove trascorrere l' isolamento. Servono in questa fase degli alloggi alternativi in modo da non ridurre la disponibilità dei posti letto che devono restare liberi. Le Regioni si devono attrezzare».
test salivare coronavirus 1
Troppe richieste di tamponi, lunghe file per fare il test. La mancata tempestività della diagnosi può favorire la diffusione?
«È un problema limitato ad alcune realtà territoriali. Credo che la possibilità di richiedere il tampone rapido ai laboratori privati a un costo moderato allenterà la pressione sui drive in. Ricordiamo però che il test rapido antigenico è uno screening, in caso di positività serve comunque il tampone classico che rileva la presenza del virus».
Perché è così fiducioso nell' indicare la prossima primavera come una stagione che segnerà l' inizio di una nuova fase?
«La battaglia verrà vinta dalla scienza che sarà pronta con vaccini e farmaci, quindi dobbiamo resistere altri 5-6 mesi attrezzando gli ospedali meglio di quanto sia stato fatto fino a oggi, considerando anche che il Covid si mischierà con l' influenza».
A quali cure fa riferimento?
francesco le foche
«Sono sulla buona strada almeno 4 vaccini basati su diverse tecnologie. Uno o più tra questi dovrebbero essere pronti e somministrabili a fine inverno o anche prima. Sono inoltre in dirittura d' arrivo gli anticorpi monoclonali, in cui credo molto. Avranno un ruolo fondamentale come è stato per altre malattie, ad esempio quelle autoimmuni. Sono farmaci biotecnologici che svolgono la funzione del sistema immunitario nel difenderlo. Nel caso di questo virus bloccano la proteina Spike grazie alla quale penetra nelle cellule e agiscono in 3-4 ore. I pazienti dopo 3 giorni stanno bene. Come Trump».
Il governo sta per varare nuove misure restrittive. Sono necessarie?
mascherine
«È giustissimo mettere in campo tutto quello che è possibile. La sanità pubblica deve dare il massimo in questa fase e lo stesso devono fare i cittadini, consapevoli che i comportamenti individuali sono la terapia più efficace».
Quale la regola d' oro?
«La mascherina, se usata correttamente. Indossarla sotto il naso è come non averla perché il virus è nel respiro. Chi ha una vita attiva dovrebbe cambiarla due volte al giorno, se è consunta è sporca non serve a niente».
Cosa sappiamo di questo virus?
«Per colpa sua bisognerà riscrivere alcuni capitoli dell' immunologia. Il Sars-CoV-2 riesce a manipolare le nostre difese immunitarie e sul primo momento non viene capito. Per questo l' organismo tarda ad approntare una reazione e quando infine lo fa è sconclusionata a tal punto da innescare un' infiammazione abnorme che crea danni e non sempre può essere contenuta».
mascherine 3