ALDO GRASSO per il Corriere della Sera
conte trump
L'importanza di chiamarsi Giuseppi. Da quando il premier Giuseppe Conte è stato ribattezzato Giuseppi, nel famoso tweet di endorsement del presidente Donald Trump, ebbene da allora la maledizione della svista, del lapsus, del refuso è scesa su di lui. Implacabile. Conte fa tappa a Milano per supportare la candidata sindaca Layla Pavone, ma la chiama Romano (il profilo social di tale Layla Romano è a luci rosse).
Scuse per la gaffe. Giorni prima, cita lo stato di povertà di 200 mila bambini milanesi. Ma, secondo la casistica Istat, la popolazione under 14 a Milano è ferma a 175 mila persone. Non tutte povere.
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Ai primi di settembre a Roma, il leader del M5S interviene a un comizio a sostegno della rielezione di Virginia Raggi ma confonde l'Atac, l'Azienda municipalizzata per i trasporti, con l'Ama, che invece è l'Azienda municipalizzata dei rifiuti. Scuse per la gaffe. Vi ricordate quando a Potenza esordì con «quale Presidente della Repubblica sono garante della coesione nazionale», spostando Palazzo Chigi al Quirinale? O quando, parlando di «Mes confezionato», confuse il governo Monti con quello precedente di Berlusconi? Parlando di Mike, Umberto Eco sosteneva che la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata. Va trattata con leggerezza: non è una provocazione come la sincerità mascherata.
trump conte
I PALETTI DI CONTE AL PD: A TORINO NON LI APPOGGEREMO
EMANUELE BUZZI PER IL CORRIERE DELLA SERA
Lo dice chiaramente Giuseppe Conte: «Se andremo al ballottaggio, come credo, mi auguro che il Pd ci appoggi». Il leader del Movimento, a Torino per sostenere la candidata sindaca M5S Valentina Sganga, commenta gli scenari legati al ballottaggio: «Non ci sono le condizioni in questo momento per poter dire, dopo gli atteggiamenti assunti dal Partito democratico torinese, che noi appoggiamo il Pd a Torino». Parole che guardano non solo oltre il primo turno, ma anche oltre i confini di Torino.
conte trump
Quelle del leader pentastellato suonano come il preludio a quello che sarà forse il primo confronto vero tra alleati dopo l'esito del primo turno delle Amministrative. L'occhio è rivolto a quei capoluoghi come Torino appunto, ma anche Milano e soprattutto Roma, dove M5S e Pd si sfidano. «Con le forze dell'area di centrosinistra e con il Pd in particolare - ha argomentato Conte - coltiviamo un dialogo continuo e costante. Ma in alcune realtà territoriali questo non è stato possibile, e una di queste è Torino.
A me personalmente dispiace che non ci sia stata la possibilità, e non lo imputo certo al Movimento 5 Stelle, di creare un progetto comune con obiettivi condivisi per questa città. C'è stato un irrigidimento da parte del Pd locale, ne prendiamo atto». Per il leader del M5S la settimana di campagna elettorale al Nord si è conclusa con un bagno di folla al Mercato centrale del capoluogo piemontese.
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Con lui, oltre a Sganga, anche l'attuale sindaca Chiara Appendino e l'ex ministra Lucia Azzolina, due esponenti che secondo le indiscrezioni avranno un ruolo centrale anche nel futuro del Movimento targato Conte. Ad accompagnare l'ex premier - come già accaduto in altre tappe del suo tour negli ultimi giorni - anche alcuni contestatori. Una ventina di esponenti no green pass hanno esposto uno striscione («Conte traditore Torino non ti vuole»). L'ex premier ha incontrato anche i lavoratori dell'ex Embraco.
«Si è impegnato a chiedere conto della situazione e del fallimento del progetto Italcomp al viceministro dello Sviluppo economico Alessandra Todde» spiega Ugo Bolognesi della Fiom Cgil di Torino. E mentre l'ex premier fa campagna a Torino, Luigi Di Maio, che era con Conte a Bologna venerdì, è a Napoli per sostenere Gaetano Manfredi. Il ministro è protagonista anche di un siparietto con un cittadino che gli offre una tazza di caffè.
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giuseppe conte donald trump by osho