Estratto dell'articolo di Fulvia Caprara per “la Stampa”
il grande lebowski
Alle soglie del Duemila, volando sopra i sogni della generazione hippie e sopra gli incubi dei reduci dal Vietnam, il Drugo Jeff Bridges, protagonista del Grande Lebowski dei fratelli Coen, regala a un pubblico che non sa più per cosa battersi, un personaggio simbolo, misto di tracotanza e ipocondria, destinato a entrare nella storia del cinema, ma, soprattutto, del costume occidentale: «È un film che mi riempie ancora di orgoglio, c'è sempre qualcuno che, incrociandomi per strada, mi grida "Hei Dude!"».
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[…] Sono passati 25 anni e […] il film, dalla prima proiezione alla Berlinale del 1998 fino ad oggi, ha continuato a rappresentare un punto di riferimento per generazioni di spettatori […] Nell'avventura dello scombinato Lebowski, sempre in tenuta da casa e con l'aria di chi si è appena alzato dal letto, bermuda, camicia hawaiana e un cardigan con le greche che ha fatto scuola, i Coen avevano mescolato l'ispirazione chandleriana con la loro visione della cultura marginale di Los Angeles, i riferimenti al Lungo addio di Robert Altman e la ridicolizzazione del modello yuppie rampante, la nostalgia per gli Anni 60 e la celebrazione dei canoni thriller […]
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La trama del Grande Lebowski (dal 6 nelle sale, restaurato in 4K Universale Pictures e distribuito dalla Cineteca di Bologna) ruota intorno alle peripezie dell'ex-hippie assoldato da un miliardario suo omonimo per consegnare il riscatto necessario alla liberazione della moglie rapita, ma è chiaro fin dall'inizio, che i capisaldi dell'opera siano altrove, in primo luogo nella variopinta cerchia di amici del Drugo. Dal reduce della guerra in Vietnam, conoscitore di storia militare e appassionato di opere di Lenin, Walter Sobchack (John Goodman) al compagno fedelissimo ex-surfer Donny (Steve Buscemi), fino al diabolico campione di bowling Jesus Quintana (John Turturro), venerato e insieme detestato per via di quello strano rituale sexy ripetuto ad ogni lancio di palla.
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Un campionario di adorabili dropout, cui si aggiungono la maliarda moglie del boss Maude (Julianne Moore), il magnate dell'industria del porno Jackie Treehorn (Ben Gazzara), il segretario personale del vero "Big Lebowski", Brandt, interpretato da Philip Seymour Hoffman. La colonna sonora, con brani di Elvis Costello, Bob Dylan, Nina Simone e Kenny Rogers, contribuisce all'affermazione del film che riuscì a stabilire una serie di primati, non solo negli incassi, ma nelle liste dei titoli più significativi stilate da riviste celebri come Esquire, senza parlare della prestigiosa inclusione nel "National Film Registry" della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
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La figura di Lebowski è stata analizzata dai più diversi punti di vista, nel Ciotta Silvestri Cinema (Einaudi Stile libero Extra) è sottolineato il legame con la politica Usa e con la prima guerra del Golfo del 1991, una dimostrazione di forza voluta da Bush che la cerchia del Drugo avrebbe di certo rifiutato, in nome dei principi sessantottini di pace e libertà. […]
«C'è un lato retrò del film - spiegano i Coen - leggermente anarchico, che rimanda a un'epoca non troppo distante, ma, allo stesso tempo, superata. Il grande Lebowski è un film contemporaneo, che descrive come sono diventate le persone formate e definite in un'epoca anteriore». […]
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