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    “QUANDO MUOIO LASCIO TUTTO A VOI”, E COSÌ HA FATTO – L’IMPRENDITORE DI UDINE PIERO PITTARO, SCOMPARSO A 89 ANNI, LASCIA LA SUA EREDITA’ AI DIPENDENTI. L'AZIENDA VINICOLA DI 85 ETTARI, CHE PRODUCE 300 MILA BOTTIGLIE L’ANNO, SARA' GESTITA DAI LAVORATORI CHE FONDERANNO UNA NUOVA SOCIETA' – E LA FAMIGLIA DI PITTARO CHE NE PENSA? NON PARLANO. MA LA VICENDA POTREBBE NON ESSERSI CHIUSA QUI…


     
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    Estratto dell’articolo di Luana De Francisco per “La Repubblica”

     

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    Dai filari delle sue vigne, riemergeva spesso con un quadrifoglio in mano: usciva per cercarli e rientrava per donarli. E quando lo si vedeva allontanarsi nei campi con la macchina fotografica al collo, tutti sapevano che l’obiettivo avrebbe inquadrato papaveri. Un fiore semplice, proprio come si considerava lui: “Un sempliç contadin di Codroip”.

     

    E cioè di quel piccolo Comune in provincia di Udine che la sua azienda vitivinicola ha contribuito a fare conoscere nel mondo e che ora, anche senza di lui, continuerà a tramandarne la memoria e l’esempio attraverso i suoi dipendenti. Perché è a loro che Piero Pittaro, scomparso all’età di 89 anni lo scorso 24 marzo, ha lasciato la maggioranza della propria eredità.

     

    Un’autentica fortuna non soltanto in termini di tradizioni, quella consegnata l’altro giorno dal notaio ai suoi nove più fedeli collaboratori, all’apertura del testamento, ma anche di patrimonio, considerato che la “Vigneti Pittaro”, dirimpettaia della base delle Frecce tricolori, si estende su 85 ettari e produce 300 mila bottiglie l’anno, tra spumanti, bianchi e rossi fermi, con clienti sparsi dall’Unione europea, agli Stati Uniti e a Singapore.

     

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    «Ogni tanto ce lo diceva: “Us lassi dut a vualtris” (“Lascio tutto a voi”). Ma mai avremmo immaginato che meditasse davvero di farlo. Con questo gesto, ha confermato la coerenza che lo ha contraddistinto per tutta la sua vita: premiava sempre chi riteneva meritevole e amava trasmettere la bellezza e la perfezione dei nostri prodotti», dice Stefano Trinco, l’enologo e suo braccio destro per oltre quarant’anni, oltre che presidente della Doc Friuli.

     

    Dalle parole ai fatti. Com’era nel suo stile, appunto, e come lui stesso ha lasciato intendere quando, all’approssimarsi della dipartita, ha preso in prestito da Gabriele D’Annunzio le parole per accomiatarsi. «Io ho quello che ho donato», ha scritto nel necrologio che aveva fatto predisporre per il Messaggero Veneto.

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    […] E che ora, con l’assistenza legale dell’avvocato Irene Lenarduzzi, costituirà una nuova società, per formalizzare il passaggio e permettere al marchio di sopravvivere alla scomparsa del suo fondatore. Sullo sfondo, tuttavia, resta la famiglia, con la moglie, la figlia, le due nipoti e il pronipote. Loro non parlano, chiusi in un silenzio tanto ermetico, quanto dignitoso. Ma secondo alcune voci, in quanto legittimari, la vicenda non sarebbe chiusa qui.

     

    Un’ombra che, al momento, non pare affatto scalfire l’immagine che ha accompagnato tutta la carriera di Pittaro. Fu lui a introdurre per primo il metodo classico nella spumantistica regionale, insieme al non meno noto vignaiolo friulano Girolamo Dorigo. E ancora lui a guidare a lungo l’Assoenologi in Friuli, in Italia e nel mondo.

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    Chi lo conosce, va da sé, non ne ha mai fatto una questione di soli titoli. «Dotato di grande carisma, cultura e curiosità, è riuscito a conseguire ottimi risultati ovunque abbia operato», racconta Trinco, con cui aveva concepito anche l’ambizioso progetto di aggiungere alla gamma delle bollicine già in distribuzione il “Blanc de Noirs”. […]

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