Estratto dell'articolo di Franco Giubilei per “la Stampa”
bus precipita a mestre 2
Il pullman accartocciato sotto il cavalcavia di Mestre solleva una domanda chiave: l'alimentazione elettrica ha giocato un ruolo nell'incendio sviluppatosi con l'urto? Giovanni Franceschini, docente di Ingegneria all'Università di Modena e Reggio Emilia, è molto cauto ma sembra propendere per un no: «Le immagini del mezzo mostrano tracce d'incendio minime».
L'attenzione degli inquirenti sono concentrate proprio sulle batterie del bus, che saranno analizzate con video e consulenze. In realtà l'assenza di gas e l'azione dei liquidi di raffreddamento dovrebbero dare margini sufficienti di sicurezza, tanto più che solo parte della carrozzeria è annerita. Le fiamme sarebbero scaturite invece da «un impianto elettrico a bassa tensione».
bus precipitato da un cavalcavia a mestre 1
Anche la procura esclude che si possa parlare di incendio, ma il faro degli inquirenti su batterie e motore resta acceso. Quello del rischio roghi per le batterie elettriche è un tema che emerge prepotentemente non solo per l'incidente dell'altra sera, ma anche rispetto alla diffusione crescente di questi mezzi.
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La presenza di queste macchine sulle nostre strade è tanto massiccia che i Vigili del fuoco hanno elaborato linee guida di intervento per i casi più diffusi di auto in fiamme: urti meccanici da incidenti - «il pericolo di gran lunga più grande» -, problemi elettrici come cortocircuiti, eccesso o mancanza di carica e inconvenienti termici a cominciare dall'eccessivo riscaldamento che può raggiungere, a particolari condizioni, i mille gradi.
IL BUS DI MESTRE ACCARTOCCIATO DOPO LA CADUTA
Al centro del meccanismo e delle sue possibili défaillance c'è la batteria, ovviamente elettrica. Va sfatata la vulgata per cui sarebbero mezzi più esposti a rischi incendi: «Secondo le statistiche un'auto tradizionale (a benzina o gasolio, ndr) prende fuoco ottanta volte di più - spiega Giovanni Franceschini, docente del dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" all'Università di Modena e Reggio Emilia -. Le probabilità che si incendi un veicolo con motore a scoppio o a nafta sono dello 0,1%, probabilità che scendono allo 0,0012% nelle auto elettriche».
Tutto tranquillo dunque? Mica tanto, perché i rischi da auto tradizionali e di nuova concezione elettrica si combinano e aumentano quando abbiamo a che fare con le ibride, dove le due tecnologie sono compresenti: «L'auto ibrida ha maggiori probabilità di prendere fuoco delle altre - avverte Franceschini -. Negli Stati Uniti, su 100 mila veicoli elettrici ci sono 25 casi di incendio, ma fra gli ibridi siamo intorno ai 3.300». L'auto a benzina o nafta sta in mezzo alle altre due, a quota 1.500.
pullman caduto dal cavalcavia a mestre - dinamica dell incidente
[…] Vale la pena soffermarsi anche sulle condizioni più frequenti in cui un veicolo elettrico prende fuoco: solo nel 25% degli episodi ciò avviene con l'auto in marcia, per il resto il rischio più alto riguarda, a mezzo fermo, la fase di ricarica, «quando la batteria viene stressata di più». La casistica annovera, sul 75% citato, una metà di roghi scoppiati su auto parcheggiate.
Quanto ai pericoli connessi agli incendi sulle macchine in moto, c'è la presunta, maggiore vulnerabilità delle batterie elettriche a un urto: «Ma la batteria in questi casi si stacca, e poi le moderne batterie non prendono fuoco neanche se perforate, hanno fatto test infilando un coltello nell'impianto...», dice il docente.
bus incidente mestre guard rail
Neanche lo spegnimento dell'incendio presenterebbe inconvenienti gravi: «È vero però che una batteria brucia in modo diverso e che serve una preparazione apposita per i soccorritori». I Vigili del fuoco avvertono comunque che «l'intervento in emergenza su una vettura elettrica presenta per i soccorritori maggiori complicazioni».
Non tanto per i pericoli da incendio o esplosione, perché «su molti modelli non è presente alcun serbatoio di combustibili», quanto per «l'accurata formazione preventiva» necessaria. Studi internazionali mettono in guardia contro il surriscaldamento repentino, possibile «in circostanze eccezionali», delle batterie agli ioni di litio. Una reazione a catena che porta alla distruzione di batterie e macchina.
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