Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per “la Repubblica - Edizione Roma”
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A un lavoratore viene impedito di lavorare nonostante il tribunale abbia ordinato che venga reintegrato. Un paradosso, per un dipendente dell’Ama […] l’Ama lo scorso 28 marzo è stata condannata a reintegrare un lavoratore che per anni è stato illegittimamente trasferito in un reparto che si occupa di “spazzamento”.
In realtà, denuncia la vittima, per sei anni non ha svolto il suo lavoro perché sarebbe stato fatto accomodare in uno stanzino. A prescindere, quel trasferimento già nel 2020 è stato sconsigliato dalla Asl, che considerando le problematiche di salute del 36enne, aveva detto di escludere il ragazzo dal turno mattutino e da quello di “seminotte”.
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Per questo il dipendente non ha mai firmato l’ordine di trasferimento. Lo ha sempre ritenuto illegittimo, conscio del fatto che i suoi problemi di salute, sopraggiunti quando un suo superiore lo ha aggredito lanciandogli alcuni gattini morti trovati nei rifiuti, sono ampiamente certificati. La vicenda è anche finita in procura, dove i pm ipotizzano che sia stato commesso un “rifiuto di atti d’ufficio”, ovvero che non siano stati considerati documenti inerenti la possibilità o meno di trasferire quel dipendente.
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[…] il lavoratore ha mandato numerosi certificati medici giustificando le sue assenze dal lavoro. Poi è stato licenziato e l’Inail gli ha comunicato “il provvedimento dell’assegno di incollocabilità” e la cancellazione dai registri per l’impiego, come se non fosse idoneo al lavoro. […] l’uomo ha bussato alla porta del tribunale civile per opporsi sia all’ingiusto trasferimento che al successivo licenziamento.
E […] la sentenza del giudice […] “Dichiara illegittimo il trasferimento” e condanna” l’Ama a “reimmettere immediatamente” il lavoratore nella “precedente sede di servizio presso il cimitero del Verano di Roma”. Quindi, il giorno dopo la sentenza, il ragazzo è andato a lavorare. Ma è stato fatto allontanare. Perché si è creata una situazione paradossale, con un giudice che lo ha riammesso e un ente, l’Inail, che lo ha dichiarato non idoneo al lavoro. […]