Francesco Gallo per l’ANSA
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"Sputa fuoco con la bocca e lo spegne con i piedi", così Jean Cocteau ha descritto Antonia Singla, la celebre ballerina di flamenco che, nonostante fosse sorda, conquistò i più prestigiosi palcoscenici d'Europa negli anni Cinquanta e Sessanta.
A raccontare la sua incredibile storia è un docu-film omonimo di Paloma Zapata che uscirà il 14 novembre con Exit Media in occasione della Giornata Mondiale del Flamenco. La giovane regista spagnola fa un viaggio nel passato, grazie a un ricchissima documentazione di foto e video, alla ricerca di 'La Singla', visitando gli stessi luoghi dove la ballerina è nata e cresciuta.
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E questo dagli anni della miseria, tra baracche fatiscenti a Barcellona nei primi anni '50, a quelli del successo in giro per il mondo. Come fa Antonia Singla a ballare così bene nonostante la sua sordità? È qualcosa che nel film si spiega, ma non troppo. Si dice, in più momenti del documentario, che legga le parole delle canzoni dal cantante attraverso il labiale e osservi poi attentamente il chitarrista e la vibrazioni del suo strumento per seguire perfettamente il ritmo creando esibizioni straordinarie.
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Cresciuta solo dalla madre, essendo stata abbandonata dal padre (che ricompare però appena saputo del suo successo), la ragazzina diventò comunque giovanissima una star del flamenco grazie al suo talento davvero ipnotico e a uno sguardo pieno di furia altrettanto straordinario. La Singla girerà così tutto il mondo diventando un'icona della danza e nei suoi spettacoli lavorò con Paco de Lucía e El Lebrijano e posò per Salvador Dalí e Duchamp.
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Tuttavia a un certo punto la ragazza sparì misteriosamente dalle scene e sulle sue tracce, come si vede nel film, arriva quasi per caso Helena Kaittani, una giovane donna di Siviglia, alter ego della regista che intraprende un lungo viaggio alla sua ricerca. Insomma un espediente drammaturgico per raccontare quest' artista straordinaria partendo dal suo passato.
Il suo viaggio inizia da un vecchio film, 'Los Tarantos', del 1963 diretto da Francisco Rovira Beleta, in cui una giovanissima Singla recitava accanto alla grande ballerina Carmen Amaya. Fu lei, nata nello stesso barrio, a scoprire il talento della piccola. Il film si avvale del ricchissimo archivio dell'ex manager Paco Banegas, un vero tesoro di foto, locandine di festival e vecchi vinili. Infine, due parole sul flamenco.
È un'arte che fonde canto, danza e accompagnamento musicale ("cante, baile y toque") e che nasce soprattutto in Andalusia e in altre regioni come Murcia ed Estremadura. Segno di identità di numerose comunità, come l'etnia gitana, si trasmette attraverso dinastie di artisti, famiglie, circoli di flamenco e festival.
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Il cante flamenco è poi caratterizzato dal lamento, dalla carica emozionale e dall'intensità espressiva non conciliabile con la voce di un cantante tradizionale. Occorre una voce roca, gutturale e con una capacità emissiva particolare. Per riuscire ad ottenere questo tipo di voce, si dice che i cantaores ricorrono spesso all'uso di alcool.
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