DAGONEWS
salvini e di maio i meme sul no cinquestelle all autorizzazione a procedere per salvini
Che Salvini abbia il vento in poppa non c'è dubbio, ma la domanda che frulla nella testa del Capitone è sempre quella: con 'sto vento, che ci faccio? Incassare il 30 o il 35% alle Europee non risolve la questione del governo, anzi, in questo momento l'aggrava. Immaginiamo gli scenari:
1. La Lega trionfa a Strasburgo, il M5S arretra di dieci punti o più rispetto alle politiche, e a quel punto Salvini stacca la spina al governo per capitalizzare questo forte consenso nel Paese. Visto che Zingaretti ha promesso ''elezioni subito'' alla caduta di Conte, Mattarella non potrebbe far altro che sciogliere le camere e mandare il paese al voto in autunno, con una inedita e brevissima campagna elettorale estiva, tra un calippo e un selfie on the beach.
Ma tanto tra regionali e primarie Pd, siamo in campagna elettorale permanente, nessuno potrebbe dire che serve più tempo per sottoporci a ulteriore bla-bla politico.
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Salvini vince alle urne, Forza Italia riesce a prendere il 10% o giù di lì, aggiungi una Meloni e qualche responsabile e prende il via un esecutivo di centrodestra. Alla vigilia della più brutale legge finanziaria degli ultimi anni: quasi 40 miliardi tra clausole di salvaguardia e aumento Iva, reddito di cittadinanza, mancata crescita, quota 100 eccetera. Davvero il Salvini premier (o comunque leader del primo partito) vorrebbe un debutto lacrime e sangue come un Monti qualsiasi, magari sotto il solito bombardamento di spread e Commissione Europea?
2. Il governo cade tra Tav e ricette economiche incompatibili, ma Mattarella invece di sciogliere subito le camere, prova a mettere su un governicchio che faccia passare una finanziaria rabberciata rispettando i dettami costituzionali (entro il 31 dicembre). Peccato che sia ancora vivido il ricordo del tentativo con Cottarelli l'anno scorso: ai governi qualcuno la fiducia la deve votare, e pure le leggi di bilancio devono passare per le due camere.
grillo di battista
Chi avrebbe, nell'attuale Parlamento, interesse a fare harakiri mettendo la faccia su recessione e aumenti di tasse? Il Pd di Zingaretti no di sicuro. Ma come? Questi vanno a sbattere e io, che manco mi sono mai candidato alle politiche, devo suicidarmi votando la finanziaria-cerotto?
3. Altre ipotesi di ''rottura'' dopo le elezioni non mancano. Un eventuale governo di centrodestra potrebbe buttare nel secchio reddito di cittadinanza e quota 100, lasciare che l'Iva aumenti, e però operare uno ''shock fiscale'' con la flat tax, sperando che una Bruxelles più attenta alle istanze dei pop-sovranisti lasci correre. Non sono pochi gli economisti che predicavano un simile scenario anche l'anno scorso, di sicuro più vicino al programma elettorale leghista (Iva esclusa, ovviamente…).
LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO
Ma anche qui non mancano i problemi: come gli 80 euro di Renzi, che questo governo non ha affatto eliminato, non è facile togliere i soldi ai cittadini dopo averglieli dati, soprattutto se si parla dei più poveri. E segare quota 100, visto che alcune finestre si saranno già aperte e chiuse per allora, potrebbe scatenare una pioggia di ricorsi, oltre a sconfessare un cavallo di battaglia salviniano.
4. Il governo tiene. A Salvini fa comodo che anche la prossima finanziaria porti la firma del ''grillino'' Conte e del tecnico Tria, che il partito di maggioranza sia ancora il M5S, e pensa di poter capitalizzare più avanti senza logorare troppo la sua immagine. Tanto Di Maio più passano i giorni e più si aggrappa alla poltrona: appena questo governo va a casa, il Ministro del Lavoro dovrà trovarsi un lavoro, così come metà dei parlamentari grillini al secondo mandato.
berlusconi salvini
Che interesse avrebbero a mollare tutto? Evitare un'ulteriore emorragia di consensi? Lasciare il campo a Di Battista – sempre che il ''Che Guevara di Vigna Clara'' abbia ancora tutto questo appeal, il che non è sicuro – proprio ora che i grillini ci hanno preso gusto a fare e disfare partecipate, Rai, authority, e hanno assaporato tutti gli inebrianti fringe benefit del potere?
L'aria che tira nel Movimento è avvelenata, e non solo per la paura dell'archivio bollente di Giulia Sarti. Oggi tutto è in mano a Casaleggio e Di Maio, due che in campagna elettorale radunerebbero meno folla di una cover band dei Jalisse. Grillo è stato esautorato, Dibba è in partenza per il Congo o per l'Asia o per Segrate dove spera di incassare un altro anticipo dalla berlusconiana Mondadori.
Fico ha mostrato tutta la sua inconsistenza, e il massimo che ha partorito in queste settimane è l'ipotesi (l'ipotesi) di una ''mozione critica'' contro il modo in cui è gestito il M5S, da presentare con quel che resta della sua fronda. Brividi.
Salvini e Mattarella
5. Il rimpasto, che già abbiamo ipotizzato qui: