Alberto Mattioli e Francesco Rigatelli per “la Stampa”
CASSETTE DI SICUREZZA
L' incursione di Matteo Salvini nelle cassette di sicurezza degli italiani divide il mondo dell' economia reale, delle imprese, dei professionisti, insomma di chi lavora per riempirle. E qui le idee sulla caccia al tesoro del governo gialloverde divergono anche nel Nord produttivo, e perfino nel Nord-est a trazione e di tradizione leghista.
Prendete Francesco De Bettin, presidente di una «multinazionale tascabile», parole sue, con sede a Treviso e 530 dipendenti sparsi per il mondo, che producono e vendono software: «Cosa ne penso? È molto semplice. Se in quelle cassette di sicurezza ci sono dei soldi neri, allora a farli emergere vada la Guardia di Finanza. Se ci sono dei soldi regolari, allora non ha senso tassarli due volte. Alternative non ne vedo. Il punto è che i politici vivono a Cartoonia, in un mondo parallelo dove la realtà è un optional. Il condono sulle cassette è come i minibot, fuori da ogni serietà, perché i debiti si pagano con soldi veri, non con quelli del Monopoli. Attenzione, però. Noi che facciamo fatturato soprattutto all' estero sentiamo che la fiducia verso l' Italia diminuisce, e trovate come questa non servono certo a recuperarla».
cassette di sicurezza
Altro giro? Parola a Marco Accornero, segretario dell' Unione artigiani di Milano.
Fatta la premessa che in realtà «la dimensione del fenomeno non è nota, e quanti soldi ci siano nei caveau delle banche non lo sa nessuno», Accornero è possibilista: «Quello che è conservato lì è presumibilmente denaro sottratto al fisco. Farlo emergere potrebbe essere un beneficio per tutti.
Ma a due condizioni: che la sanatoria non favorisca la malavita organizzata o l' evasione fiscale. Insomma, la questione non è tanto se fare l' ennesimo condono, perché di questo si tratta, ma come farlo, perché non dev' essere né uno schiaffo per chi ha rispettato le regole né un regalo per chi le ha violate. Un conto è chi ha nascosto dei soldi sporchi; un altro chi ha trovato la mazzetta sotto il materasso della nonna morta. E poi: va bene il condono, ma con quali modalità?Con che ritenute? L' uno per cento non è uguale al 30».
CASSETTE DI SICUREZZA
Sfavorevole si dice invece l' Adusbef, associazione che difende i diritti dei clienti delle banche, per bocca dell' avvocato Vincenzo Laudadio: «In teoria è un condono, ma in pratica è una violazione della privacy. In ogni caso, una forzatura. Vorrei capire perché se ci sono dei contanti leciti nelle cassette di sicurezza vadano tassati. Nel caso di preziosi custoditi poi si crea anche un rischio di incolumità sia per la pubblicità della notizia sia perché si è portati a ritirarli. Infine, bisognerebbe domandarsi sulla base di quali elementi si mediti un provvedimento del genere? Se è per combattere gli illeciti allora interveniamo su quelli. La flat tax per esempio aiuterebbe, ma soprattutto maggiori controlli».
salvini
Nello specifico aspetta di vedere anche Roberto Orlandi, commercialista dell' omonimo studio di consulenza tributaria in centro a Milano: «Mi pare si tratti fondamentalmente di trovare gettito per il governo. Il tutto finirebbe con una tassa su quello che emerge dalle cassette, ma non vedo grande convenienza perché l' esito è incerto. Il rientro dei capitali è stato già sfruttato, questo è il passaggio successivo, ma la maggior parte dei clienti ormai ha fatto tutto.Se li ha scudati a quel punto li ha messi sul conto. Chi ce li ha ancora in cassetta è perché arrivano da canali interni».
CASSETTE DI SICUREZZA
E scoraggiato sembra Paolo Galassi, presidente dell' Api, che rappresenta tremila piccole e medie imprese in Lombardia: «La Lega potrebbe fare tanti cambiamenti, ma alla fine torna su meccanismi del passato. È vero che chi ha tanti soldi li mette anche nelle cassette, che tra l' altro danno diversi problemi, per esempio in caso di successione, ma bisogna detassare per ridare energia al sistema. A 63 anni questi programmi li ho sentiti da tutti. Si finisce sempre per cercare i soldi dei privati, invece di tagliare la spesa pubblica».
Galassi poi si chiede quanto sia utile un provvedimento simile: «Se nelle cassette come spesso capita non ci sono soldi, ma beni di valore come finisce? C' è gente che lavora in nero e si compra dieci Rolex. Il vero problema è l' incertezza. Questi provvedimenti rischiano di portarci lontano dall' Europa, che ha tanti difetti ma rappresenta il 70 per cento del nostro mercato di esportazione. È ora che la Lega cambi modo di comunicare se no spaventa tutti, non solo i commissari europei».
SALVINI E CONTE
CASSETTE DI SICUREZZA E CONTANTI: LECITO TENERLI MA LIMITI ALL’USO PER ACQUISTI
Mario Sensini per corriere.it
Far “emergere” il denaro contante custodito nelle cassette di sicurezza. Come?
Al momento non c’è un progetto definito, ma lo stesso Salvini ha escluso che si tratti di una tassa sul denaro liquido. Dovrebbe essere, sempre secondo il vicepremier, una sorta di «pace fiscale» estesa al contante. Qualcosa di molto simile, insomma, alla «voluntary disclosure» sui beni mobili e immobili detenuti all’estero varata dal governo Renzi nel 2015.
CASSETTE DI SICUREZZA 1
È lecito detenere contante nelle cassette di sicurezza?
Assolutamente sì, anche se poi restano i vincoli all’uso del denaro contante per effettuare acquisti, oggi al massimo 3 mila euro. Le cassette di sicurezza vengono di solito tenute nei caveau blindati delle banche. I clienti non sono tenuti a dichiararne il contenuto e la banca non può accedere alle cassette, salvo per ordine dell’autorità giudiziaria.
Quante sono le cassette di sicurezza? Quanto costano? Quanti soldi contengono?
Le cassette di sicurezza in Italia sono circa un milione e mezzo, e costano in media tra i 50 e i 200 euro l’anno. Una stima di quello che contengono è di fatto impossibile. Il pubblico ministero di Milano, Francesco Greco, aveva ipotizzato, qualche anno fa, che potessero contenere tra 150 e 200 miliardi di euro di valori.
È mai stata studiata la possibilità di far emergere questa ricchezza?
CASSETTE DI SICUREZZA
Più volte. Già nell’ottobre del 2016, con il governo Renzi, era stata considerata l’ipotesi di inserire nella riapertura della «voluntary disclosure» (la seconda versione, varata dal governo Gentiloni, è scattata a febbraio del 2017) la possibilità di regolarizzare i contanti. Venne addirittura ribattezzata norma «salva-Corona», il fotografo pizzicato con 2,6 milioni di euro nel controsoffitto di casa a Milano (peraltro assolto recentemente dal reato di «intestazione fittizia»), ma non venne mai varata. Anche nella prima versione dei provvedimenti per la «pace fiscale» del governo Lega-M5S si immaginava la sanatoria per il contante, anche questa sparita dal testo definitivo del decreto, varato il 15 ottobre 2018.
matteo renzi assemblea pd
Come sono stati trattati i contanti detenuti dai contribuenti italiani all’estero ed emersi con le due versioni della «voluntary disclosure»?
L’operazione offriva la possibilità di regolarizzare quelle somme, riportandole in Italia, versando tutte le imposte dovute, ma senza il pagamento di sanzioni ed interessi.
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