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    L’INDAGINE PER FRODE FISCALE ALLA “LINK UNIVERSITY”, GIÀ AL CENTRO DEL RUSSIAGATE E DELLA CONTROINCHIESTA DI BARR, RIGUARDA UN MECCANISMO ATTRAVERSO IL QUALE L’ATENEO VICINO AI GRILLINI AVREBBE FINTO DI ESEGUIRE PROGETTI DI RICERCA E SVILUPPO, COSA CHE CONSENTIVA DI EMETTERE FATTURE E GODERE DI CREDITI FISCALI, IN REALTÀ INESISTENTI, PER UN VALORE COMPLESSIVO DI 15 MILIONI - SEQUESTRATI  SERVER, AGENDE, COMPUTER, SERVER, DOCUMENTI BANCARI, REGISTRAZIONI DI VIDEOCONFERENZE…


     
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    Jacopo Iacoboni per “la Stampa”

     

    LUIGI DI MAIO ALLA LINK CAMPUS UNIVERSITY CON VINCENZO SCOTTI LUIGI DI MAIO ALLA LINK CAMPUS UNIVERSITY CON VINCENZO SCOTTI

    Forse un equilibrio di poteri si è rotto, e a questo punto può succedere di tutto. Nel corso di un'inchiesta della Procura di Roma per una presunta frode fiscale, documenti contabili e extracontabili, agende, computer, server, documenti bancari, registrazioni di videoconferenze sono state acquisite ieri alla Link University, un luogo che è stato un vero snodo di apparati della stagione grillina al potere. L'inchiesta riguarda un meccanismo di illecito fiscale attraverso il quale la Link e il "Consortium for research on intelligence and security services" avrebbero finto di eseguire progetti di ricerca e sviluppo, cosa che consentiva di emettere fatture e godere di crediti fiscali, in realtà inesistenti, per un valore complessivo di 15 milioni.

     

    CLAUDIO ROVEDA CLAUDIO ROVEDA

    Ed è collegata a un'altra inchiesta di Firenze su una serie di presunti esami facili svolti nell'Università, che il 14 maggio aveva chiuso la fase preliminare indagando 71 persone per associazione a delinquere e falso. Abbiamo chiesto al presidente dell'ateneo, Vincenzo Scotti, se voleva commentare, non ci ha risposto.

     

    Gli indagati per frode fiscale a Roma sono 14, e tra loro ci sono il rettore Claudio Roveda e il membro del cda Carlo Maria Medaglia, ma poi anche la presidente della società di gestione «Gem», Vanna Fadini, e il direttore generale Pasquale Russo: due figure al centro di tanti intrecci che hanno riguardato l'Università in questi anni, compresa la vicenda di un aumento di capitale della Link che la stessa Fadini annunciò il 9 marzo 2018 - all'indomani della vittoria del M5S alle elezioni politiche - al suo direttore di banca, aumento poi non perfezionatosi, e che aveva al centro la figura di Stephan Roh, un avvocato svizzero-tedesco legato a diversi business russi (lui nega di esser connesso a due oligarchi russi), che deteneva il 5% della Gem.

     

    Carlo Maria Medaglia Carlo Maria Medaglia

    Quando la vicenda emerse, Roh - in piena rottura con Scotti - rilasciò dichiarazioni da prendere molto con le molle, sostenendo che il finanziamento doveva venire dall'Ucraina, non da Mosca. Queste storie non sono connesse all'inchiesta romana sui reati fiscali che ieri ha portato alle perquisizioni. Ma nei computer e nei server sequestrati possono esserci cose rilevanti su questi anni, perché la Link University è stato un luogo davvero non comune.

     

    Lì tenne un insegnamento il maltese Joseph Mifsud, poi scomparso nel nulla, "the professor", figura centrale nel Report di Robert Mueller da cui partì l'inchiesta del Fbi sulla Russia e Trump. Mifsud, quando il suo nome divenne pubblico, fu ospitato in una foresteria proprio della Link University, prima di sparire.

    joseph mifsud vincenzo scotti joseph mifsud vincenzo scotti

     

    Suoi movimenti e presunte coperture in Italia hanno portato la destra internazionale a sostenere la teoria che l'ateneo sia in realtà legato non alla Russia, ma ai servizi occidentali, impegnati a tramare contro l'elezione di Trump. Ed è così che la Link è diventata oggetto di grande interesse nella contro-inchiesta americana del procuratore John Duhram - voluta dal Guardasigili di Trump, Bill Barr.

     

    Nel giro del presidente americano sono convinti che attraverso l'ateneo romano di Casale San Pio V sia stato fatto avvenire l'incontro tra Mifsud e George Papadopoulos, il giovane consigliere della campagna Trump al quale il maltese avrebbe rivelato per primo l'esistenza del «dirt», il «materiale compromettente» su Hillary Clinton, nella forma di «migliaia di mail» hackerate.

     

    Simona Mangiante e George Papadopoulos Simona Mangiante e George Papadopoulos

    La teoria trumpiana del complotto dei democratici mondiali per impiantare il "Russiagate" non ha finora alcuna evidenza certa, è bene dirlo chiaramente. Ma può modificare gli equilibri italiani: propro Barr venne in Italia in due occasioni, l'estate del 2019, chiedendo al premier Conte (era ancora il Conte1) la collaborazione dei servizi italiani. La cosa fu concessa, in forme irrituali finite all'attenzione del Copasir. Gli americani chiesero ai servizi italiani proprio di Mifsud. E della Link University. 

     

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