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    LONDRA: A NOI! - L’INDICIBILE AMORE TRA GLI INGLESI E MUSSOLINI NEL LIBRO-INCHIESTA "NERO DI LONDRA" CHE, ATTRAVERSO DOCUMENTI INEDITI, EVIDENZIA LE CONNESSIONI SEGRETE TRA IL DUCE E L'INTELLIGENCE DI SUA MAESTÀ - LA MARCIA SU ROMA AVREBBE DOVUTO INORRIDIRE GLI INGLESI CHE, INVECE, LA SALUTARONO FAVOREVOLMENTE – IL MISTERO SULLA FINE DEL DUCE, IL MOTIVO PER CUI GLI INGLESI NON VOLEVANO CHE MUSSOLINI RESTASSE IN VITA E...

     


     
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    Claudio Siniscalchi per “Libero quotidiano”

     

    Mussolini - marcia su Roma Mussolini - marcia su Roma

    Mussolini amico degli inglesi? Una scemenza sesquipedale! Sostenerlo davanti ad un professore di storia garantisce una bocciatura senza appello. Un Cazzullo qualsiasi salterebbe sulla sedia. Ebbene, reggetevi forte. Comprate il nuovo libro di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella Nero di Londra. Da Caporetto alla marcia su Roma: come l'intelligence militare britannica creò il fascista Mussolini (Chiarelettere, 250 pagine, 18 euro) e iniziate a leggerlo. Nel 1917 l'Italia è ad un passo dal collasso. La sconfitta di Caporetto potrebbe piegare i difensori del cambio di casacca (da alleati degli Imperi centrali a neutrali a nemici) e spingerli alla resa.

     

    il libro nero di londra di Mario Jose Cereghino e Giovanni Fasanella il libro nero di londra di Mario Jose Cereghino e Giovanni Fasanella

    Giovanni Giolitti è stato battuto, imprevedibilmente, dalla forza dirompente della piazza, dall'entusiasmo infiammato scatenato da Gabriele d'Annunzio. Il Vate, Giolitti lo ha cacciato da Fiume a cannonate. E lui si è vendicato cacciandolo da Roma. Il «vecchio Palamidone», l'odiato «mestatore di Dronero», potrebbe tornare in sella, alla guida del «partito tedesco», sostenuto da molti e potenti industriali.

     

    La resa dell'Italia muterebbe, con grande probabilità, l'esito della Grande Guerra. Gli inglesi sono spaventati a morte da questa possibilità. La diplomazia, quella ufficiale, quella che si muove dietro le quinte e i servizi di sicurezza militari, allungano i loro tentacoli. Si danno molto da fare. Trovano in Benito Mussolini, un tempo socialista massimalista e pacifista, trasformatosi nella voce dell'interventismo, che dalle colonne de «Il popolo d'Italia» martella invitando al combattimento, una sponda fondamentale.

     

    marcia su roma marcia su roma

    Da questo preciso istante nasce l'amore - un tempo noto a tutti, poi sempre più celato e, infine, rinnegato e con sapienza nascosto - tra gli inglesi e Mussolini. E l'amore non è né occasionale né frutto di interessi reciproci. È amore vero. La leggenda del disprezzo inglese per Mussolini e per il fascismo è, appunto, una leggenda. La Marcia su Roma dovrebbe inorridire gli inglesi. La salutano favorevolmente. Il delitto dell'onorevole socialista Giacomo Matteotti dovrebbe portare ai ferri corti i rapporti tra i due paesi. La guerra d'Etiopia all'apparenza è una contrapposizione netta tra l'Inghilterra liberale e l'Italia illiberale. La guerra di Spagna una lotta epocale tra antifascismo a fascismo. L'alleanza con la Germania di Hitler una rottura insanabile e una concerta minaccia.

    marcia su roma marcia su roma

     

    REALISMO Gli inglesi, in ogni occasione, contano su Mussolini, fino all'entrata in guerra (e anche oltre). Sperano nel suo realismo. In fondo, dalle origini della sua scalata al potere, lo hanno sempre appoggiato. Quando non hanno potuto farlo, per divergenti e inconciliabili posizioni, hanno mantenuto canali riservati di dialogo.

    mussolini istituto luce mussolini istituto luce

     

    È noto - anche se minimizzato per non urtare le narrazioni di convenienza - che il fascismo abbia ottenuto larga fiducia nel mondo anglosassone. Non limitate, come si vorrebbe, al movimento delle camicie nere britanniche di Oswald Mosley, tanto rumoroso quanto innocuo.

    La figura di Mussolini suscitava grande attrattiva. Era giovane, innanzitutto. La perfetta reincarnazione di Cesare, dallo sguardo magnetico e in possesso di retorica e gestualità prorompenti.

     

    marcia su roma. marcia su roma.

    Il giornalista inglese Percival Phillips nel 1922 in un suo libro (nel titolo contrappone il Drago Rosso alle camicie nere) manifesta con estrema chiarezza il proprio punto di vista: il fascismo era paragonabile alla «guerra santa» per la conquista della libertà. I fascisti avevano evitato all'Italia il «terrore rosso» bolscevico.

     

    La prima biografia di Mussolini scritta in inglese, nel 1923, è opera dell'antropologa londinese Gertrude Godden. Un ritratto entusiasta. Mussolini ha avviato un processo di «rigenerazione nazionale» sfociato in una «nuova democrazia». Pertanto, il fascismo deve intendersi la pietra sulla quale si edificherà il rinnovato corso europeo. L'Italia stava soffocando, stretta al collo da miseria, discordia, corruzione, oltreché dalle mani al collo di Lenin. Il fascismo però è riuscito a divincolarsi, grazie all'azione dei combattenti, ristabilendo nel paese ordine e legalità. Il propagandista del «fascismo universale» è un inglese, James Strachey Barnes.

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    Da protestante e liberale Barnes si converte prima al cattolicesimo e poi al fascismo (Oaks ha pubblicato di recente il suo Io amo l'Italia. Memorie di un giornalista inglese e fascista), diventandone il principale propagandista internazionale. Il saggio di Cereghino e Fasanella si legge d'un fiato, come un romanzo avvincente. È basato su una documentazione d'archivio di tutto rispetto, per nulla animato da malumori antifascisti. Mala sua importanza non è legata soltanto agli avvenimenti presi in esame. La presa di potere di Mussolini. Per logica conseguenza riapre la questione della fine del capo del fascismo. 

     

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    La «pista inglese», rilanciata da Renzo De Felice poco prima della sua scomparsa, si basa sull'assunto che la permanenza in vita di Mussolini poteva rivelarsi imbarazzante. Per gli inglesi. Gli americani volevano processarlo. Gli inglesi farlo sparire. Senza macchiarsi le mani di sangue, lasciando il lavoro sporco ai connazionali del Duce. Scomparendo quest' ultimo non rimanevano testimoni credibili, e carte compromettenti, del breve interludio d'amore (non poi così breve!) tra il «figlio del fabbro» e la «perfida Albione». Chi arrivò per primo?

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