massimo galli
(ANSA) - "Io credo che il sistema dei concorsi universitari abbia dei seri problemi, che comunque dovranno essere affrontati, vanno stabilite quali siano le responsabilità e le possibilità che gli atenei possono avere per decidere gli arruolamenti. Ma non è comunque questo l'oggetto di questo processo". Così l'infettivologo Massimo Galli ha risposto ai cronisti al termine dell'udienza del processo milanese che lo vede imputato per falso e turbativa per un presunto concorso truccato.
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Processo che, dopo l'ultima arringa delle difese di oggi, arriverà a sentenza il 16 luglio. "Come ho già mille volte ribadito - ha aggiunto Galli, ex primario del Sacco in pensione e volto molto noto nelle fasi più drammatiche della pandemia Covid - questa è una vicenda per me kafkiana, una situazione assai fastidiosa, perché io ho agito secondo scienza e coscienza e in quel concorso ha vinto la persona migliore per quella posizione".
Nelle scorse udienze i pm Carlo Scalas e Eugenia Baj Macario hanno chiesto una condanna ad un anno e 10 mesi per Galli e un anno e 6 mesi per Agostino Riva, suo stretto collaboratore e che risultò il candidato vincente nel 2020 di quel concorso per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell'apparato digerente.
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L'avvocato Luca Troyer, legale di Riva, ha spiegato, davanti ai giudici della decima penale, che il team di Galli diede un "contributo fondamentale che portò al vaccino contro il Covid" e "l'idea di Galli era di lasciare un elemento di continuità", ossia Riva, "il suo era un interesse pubblico, clinico e scientifico, l'interesse che un metodo di ricerca scientifica andasse avanti". E il difensore, così come avevano fatto i legali di Galli nella scorsa udienza, ha chiesto l'assoluzione dal falso e dalla turbativa. Inizialmente il collegio aveva fissato la prossima udienza per repliche e sentenza all'11 luglio, ma Galli con un sorriso ha esclamato "ma è il mio compleanno" e così è stata scelta un'altra data.
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"Privilegiare la 'propria scuola' voleva dire per Galli - ha chiarito Troyer - lasciare nel team che aveva costruito negli anni un elemento di continuità. Questo era il suo intento". "Galli - ha aggiunto il difensore - non voleva fare un accordo illecito con Riva. Galli aveva un suo retropensiero sulla sua scuola forse e si è mosso comunque nei limiti della sua discrezionalità".
E sull'accusa di falso ha spiegato: "Non c'è prova del coinvolgimento di Riva in quel verbale, sono cose che lui non sapeva, non ha partecipato alla stesura del verbale, gli indizi non ci sono". Secondo le accuse, Galli sarebbe intervenuto come componente della "commissione giudicatrice" sul verbale di "valutazione dei candidati": in questa veste avrebbe attestato che il "prospetto" con i "punteggi attribuiti fosse il risultato del lavoro collegiale" nel corso di una riunione da remoto del febbraio 2020 mentre, secondo gli accertamenti, sarebbe stato "concordato" solo dopo. Per l'accusa, sarebbe stato lo stesso Riva a indicare i "punteggi".
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Chi si era visto penalizzato nel concorso, ossia Massimo Puoti del Niguarda, aveva comunque manifestato, dopo la notizia dell'indagine, la "massima stima" nei confronti di Galli. Per i pm Galli fu "il regista dell'operazione". Sempre per l'accusa, quello non fu, infatti, "un concorso vero", ma il bando fu ritagliato "su misura", con i criteri valutativi predefiniti per Riva, come emerso da alcune intercettazioni tra Galli e Riva. L'infettivologo, coi legali Giacomo Gualtieri e Roberto Rigoni Stern, ha sempre respinto le accuse.
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