Chiara Baldi per “la Stampa”
massimo galli
«Prima di cantare vittoria aspetterei il consolidamento». Alla fine di una giornata di lavoro il professor Massimo Galli, direttore delle Malattie Infettive dell' Ospedale Sacco di Milano, ammette di «non aver ancora avuto il tempo di studiare i dati di oggi, per cui non voglio fare né il bastian contrario né assumere posizioni negative. Ma ci andrei cauto, la strada è ancora lunga». I dati raccontano di un trend in calo e addirittura in Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia, per la prima volta dopo più di 40 giorni, è negativo il saldo delle persone in cura nelle terapie intensive.
Cosa vorrebbe dire se avessimo superato il picco?
«Sarebbe di certo una buona notizia. Bisogna però vedere i dati dei prossimi giorni, per capire se c' è un consolidamento. Se però avessimo davvero "scollinato", allora vorrebbe dire che l' andamento della situazione andrebbe verso una frenata. E quindi ne saremmo tutti contenti. Ma prima di cantare vittoria dobbiamo aspettare che questo trend di calo si stabilizzi».
coronavirus ospedale
Perché ha dubbi sulla possibilità che sia avvenuto davvero lo "scollinamento"?
«Innanzitutto perché servono più giorni con dati in questa direzione. Poi perché ancora il numero di test è troppo basso rispetto alla platea di contagiati. Purtroppo, tutto dipende dalla capacità di contenimento di altre aree del paese rispetto alla Lombardia».
Da più parti si parla della possibilità di ripartire a breve. Cosa ne pensa?
«Programmare è giusto, valutare come si potrebbe arrivare gradualmente a una riapertura va bene. Ma non bisogna alimentare false speranze con eccessivo anticipo. E poi dovremo pensare bene a come riaprire con condizioni accettabili».
Tipo?
ospedale cotugno napoli 2
«La Cina ha chiuso le frontiere per non avere sorprese "di ritorno". Noi siamo stati i primi in Europa a sperimentare un' epidemia di questa portata. Nel caso in cui superassimo questa fase, cosa faremo coi paesi confinanti, che ci stanno seguendo a ruota non tanto nel raggiungimento del "plateau" ma nel problema stesso, cioè nell' avere contagi e morti?»
Uno dei dati che resta sempre molto alto è quello dei morti, anche ieri sono stati 837. Quando scenderà questa curva?
«La comunicazione serale dei dati mi lascia sempre perplesso. L'alto numero di decessi dipende da due fattori: in primis, il fatto che abbiamo raggiunto un'epidemia "matura" e poi che il nostro denominatore è composto da persone che stanno male, per cui è completamente amputato da forme lievi della malattia. È vero che le persone stanno in casa, ma con un ospite in più: il virus. Abbiamo decine di migliaia di casi - in Lombardia dalle 5 alle 10 volte dai casi ufficiali - che hanno o hanno avuto il Covid senza essere stati mai conteggiati nei bollettini ufficiali».
ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus
Ha notato segnali di miglioramento?
«Il distanziamento sociale ci ha messo in una condizione migliore. Nel mio ospedale mi pare ci sia un calo degli accessi al pronto soccorso. Verificherò con i colleghi degli altri ospedali della prima linea, se fosse così anche per loro, vorrebbe dire che la prima fase si è conclusa».
Cosa ci dobbiamo aspettare, quindi, nelle prossime settimane?
«Di vedere ancora tanti morti. Speriamo che non siano così tanti: vorrebbe dire che la malattia ha già dato il suo peggio».