1 – TERRONE AD HONOREM
Mattia Feltri per “La Stampa”
francesco terrone
L'ingegner Francesco Terrone di Mercato San Severino, Salerno, chiede giustizia al tribunale affinché imponga all'Accademia della Crusca di rivedere la definizione del sostantivo che, nel caso del ricorrente, si è dolorosamente trasferito all'anagrafe.
La Crusca riconosce a terrone soltanto accezioni scherzose o spregiative, e non ha dato udienza alle rimostranze di Terrone, persuaso della necessità di introdurre nella voce qualche accenno storico sul rilievo e sullo sfruttamento del mezzogiorno, nonché sul lustro consegnato al Paese da tutti i Terrone, omonimi e avi.
terrone accademia della crusca
Me ne dolgo moltissimo: da bergamasco residente a Roma da tre lustri abbondanti, in una breve biografia avevo chiesto mi fosse attribuita la qualifica di terrone ad honorem (ebbi soddisfazione), conoscendo la teoria della relatività: per i bergamaschi i romani sono tutti terroni, ma per i romani i terroni sono tali solo da Napoli in giù.
Mi spiacerebbe essere riabilitato, da neoterrone, per via giudiziaria, oltretutto con inversione della prova: Terrone, dotato di prestigioso titolo di studio, dovrebbe sapere che i vocabolari non indirizzano la lingua, ma la registrano, e non sarebbe la riscrittura di una parola a cambiarne il significato.
mattia vittorio feltri
Terrone sarà ancora Terrone, e terrone pure, come insegna l'istruttiva storia del consigliere comunale di Napoli, Pietro Mastronzo, che stanco del dileggio dell'opposizione decise di ribattezzarsi Mastranzo. E quando in assemblea gli fu data la parola, annunciato dalle nuove fiammanti generalità, un avversario ottenne la messa agli atti di una mozione di partito: «Per noi Mastronzo resta».
2 – «EBBENE SÌ, MI CHIAMO TERRONE. E ME NE FACCIO PURE UN VANTO»
Francesco Specchia per “Libero Quotidiano”
terrone terroni del nord
«I terroni non so, ma noi italiani non siamo razzisti». Per Francesco Terrone la famosa battuta di Ellekappa - un fulmine nella tempesta degli stereotipi - si attaglia perfettamente all'Accademia della Crusca, tacciata di persecuzione linguistica nei confronti del suo cognome.
Il Terrone, salernitano, anni 59, è un ingegnere; e come tutti gli ingegneri opera con una tigna invincibile. Sicché, orgoglioso del proprio etimo e piccato nell'orgoglio, ha chiesto all'Accademia di cambiare la definizione del termine "terrone" contemplando anche la sua accezione "positiva", ovvero relativa alla ricchezza terriera del Sud Italia, e al concetto di latifondo evocato da Francesco De Sanctis (ma avrebbe potuto ironicamente ricorrere alle ironiche geolocalizzazoni di Luciano De Crescenzo: «In fondo siamo tutti un po' terroni»).
keep calm and love terroni
Ma quando la sua terza raccomandata inviata alla secolare istituzione linguistica s' è persa in risposte evasive, l'uomo si è rivolto alla giustizia ordinaria. E il risultato è che la prima udienza si terrà al tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno, of course) a settembre.
francesco terrone 2
La richiesta al giudice è quella di aggiungere alla definizione attuale, un riferimento «alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, oltre a riconoscere un cognome i cui discendenti diedero lustro all'Italia intera»; e il mondo dei lessicografi, degli antropologi culturali e dei meridionalisti se ne sta in fibrillante attesa della sentenza.
LA PRIMA DEFINIZIONE
terroni
La Crusca, che all'inizio pensava a uno scherzo screziato dal marketing (e non è detto che in fondo non lo sia), è caduta dal pero. Ed ha avuto un sussulto. «È assurdo voler far pagare alla Crusca la colpa dell'uso discriminatorio di un termine impiegato nella storia d'Italia quando, anzi, la nostra Accademia ha segnalato questo difetto, lo ha contestato, criticato, condannato, pur facendone, come è ovvio, la storia, perché la storia non si può cancellare» scuote la testa, intervistato dall'Adnkronos, il professore Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia.
comandano i terroni titolo di libero
«È del tutto evidente che da parte nostra non c'è mai stato nessun intento discriminatorio e offensivo nel descrivere il significato della parola "terrone" - ha spiegato ancora Marazzini - anzi, fin dalle prime righe, segnaliamo che questa parola ha assunto storicamente un valore discriminatorio da cui prendiamo le distanze».
l terrone fuori sede
La definizione del termine "Terrone" la Crusca la fa risalire a Bruno Migliorini, anno 1950: «Così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali». La voce nasce nei grandi centri urbani dell'Italia settentrionale con valore di "contadino" (come villano, burino e cafone) e «usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un'agricoltura arretrata».
Quindi, il termine è indubitabilmente spregiativo, dai tempi dell'enclave meridionali, delle grandi migrazioni verso le industrie del nord, dei sorrisi spenti e delle valigie di cartone.
ORGOGLIO MERIDIONALE
pino aprile terroni
Ed è qui che l'ingegnere Terrone accende la disputa linguista e afferma al Corriere Fiorentino: «Abbiamo esaminato dal punto di vista etimologico e storico la questione. Abbiamo molto materiale da presentare in tribunale».
E nell'affermarlo, l'ingegnere richiama e fa propria un'immagine livida da "Rocco e i suoi fratelli": «All'inizio degli anni Novanta, arrivato in Brianza per una supplenza in una scuola, ho resistito due mesi. Mi sono sentito dire che con quel cognome potevo fare l'operaio, non certo l'ingegnere.
Sa quante volte a Milano sono rimasto a piedi quando chiamavo un taxi e dicevo il mio nome? Sa quanti giovani presentano i curriculum nelle aziende vergognandosi di essere meridionali?». Per inciso, se oggi uno prova a telefonare all'ingegnere risponde un centralino, presumibilmente di un gruppo industriale. Forse il suo.
francesco terrone 1
Insomma, il Terrone è assai risoluto. Anche se (e lo dico da mezzo terrone), negli ultimi anni la "battaglia di civiltà" dell'ingegnere è diventata quella di almeno un paio di generazioni. Aveva iniziato il collega Pino Aprile ad attizzare - col best seller "Terroni" e sequel vari - quell'"orgoglio meridionalista" a cui accennavano, alla fine dell'800, studiosi come Carlo Cafiero e Giustino Fortunato; poi erano venuti Massimo Troisi e Pino Daniele, e la banda degli artisti e degli intellettuali della magna Grecia; infine le migliaia di studenti del sud cresciuti nel mito dell'Erasmus e della globalizzazione.
Tant' è che in una postilla della voce "Terrone" si legge: «Oggi la parola terrone sta avendo una "rivalutazione" in senso positivo. Questo cambio di rotta è riscontrabile nell'uso che il sostantivo ha nelle varie pagine social, curate dagli studenti meridionali che vivono nel settentrione d'Italia, i quali ironizzano sugli stereotipi che negli anni passati hanno nutrito diffidenza e razzismo così da favorire un reale uso scherzoso della parola terrone e dei suoi derivati». In fondo il razzismo è uno stato emotivo. Che poi, come dice sempre il maestro Renzo Arbore, si è sempre terroni di qualcun altro.
terroni uniti