Dal profilo Facebook di Mario Adinolfi
nazionale di lorenzo pellegrini retegui cantano l'inno fratelli d'italia
Non mi scompongo davanti al gol di Zaccagni a trenta secondi dalla fine, sono più di quarant’anni che ci servono il girone giocato malissimo con Perù e Camerun o l’odio della stampa per Calciopoli, il gol di Baggio all’ottantottesimo alla Nigeria o la scarpa in fuorigioco di Arnautovic, per arrivare alle grandi imprese della Nazionale. Una sola preghiera.
Una volta i calciatori, essendo poco scolarizzati non conoscevano le parole dell’Inno di Mameli, se ne stavano compostamente zitti lasciandolo scorrere con dignità. Qualche solone moralista ha stabilito che fosse sconcio che non lo cantassero e allora a questi poveri ragazzi è toccato sciropparselo a memoria con tanto di “stringiamci a coorte”. Poi sono intervenuti i mental coach a spiegare che non devono solo cantare, devono caricarsi e caricare, abbracciati e grintosi tipo haka degli All Blacks.
mario adinolfi
L’effetto tamarro che ne deriva è terrificante. Suggerisco di copiare i croati: seri, quasi sull’attenti, mano destra sul cuore. Solennità e amore, servono. Non la caciarata tipo giovani commercialisti al concerto di Vasco quando parte Siamo solo noi.