Valerio Clari per gazzetta.it
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Davvero ad Appiano Gentile, alla fine di gennaio, cioè un mese prima del primo caso “ufficiale” in Italia, c’era un focolaio di coronavirus che coinvolgeva la quasi totalità della rosa interista? Quando si parla di Covid 19, avere certezze è quasi sempre una chimera. "Non sapremo mai se era quello", dice Lukaku e forse solo i test sierologici a cui tutti i giocatori dovranno essere sottoposti alla ripresa potranno togliergli i dubbi. In casa Inter non si vuole pubblicamente entrare in polemica con un proprio giocatore, quindi nessuna dichiarazione ufficiale. Però la società non ha gradito le esternazioni, e ha ripreso il belga. I suoi timori vengono ritenuti infondati e la ricostruzione a posteriori confusa, condizionata da settimane convulse.
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LE PARTITE
Di sicuro Romelu, raccontando le cose alla moglie di Mertens, sbaglia qualche data: parla del ritorno dopo una settimana di vacanze a dicembre (quella post-natalizia) e poi racconta della malattia diffusa, portando come esempio e punta dell’iceberg il quasi svenimento di Skriniar in Inter-Cagliari del 26 gennaio. In mezzo è passato quasi un mese, la prima gara alla ripresa è la trasferta di Napoli, in cui l’Inter non ha assenti (se non i lungodegenti Asamoah e D’Ambrosio) e si mostra in buona forma. Le vacanze quindi non c’entrano. Restano la partita col Cagliari (giocata alle 12.30, ma Romelu parla di una cena post-match saltata) e quella seguente di coppa Italia con la Fiorentina.
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Nella prima Skriniar esce dopo 17’ e il report medico parla da subito di stato influenzale (già noto alla vigilia ma lo slovacco aveva voluto provare a giocare), in quella coi viola i nerazzurri si trovano effettivamente in emergenza, con sette assenti. Di questi, tre sono out per “sindrome influenzale”: De Vrij, Skriniar e D’Ambrosio. Gli altri (Gagliardini, Sensi, Brozovic, Borja) hanno infortuni che si portano dietro da un po’. In quella gara alcuni degli indisponibili andranno in panchina, perché, si spiegherà poi, Conte non voleva dare agli avversari troppe informazioni sull’emergenza. Da allora, fa notare l’Inter, l’unico altro caso di influenza è quello che costringe Bastoni a saltare la trasferta in casa Lazio (16 febbraio), quando gli altri tre sono recuperati.
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LE INFLUENZE— Quattro casi di influenza da inizio anno, si sottolinea, sono in linea con un normale inverno. Certo, è possibile che qualcun altro abbia avuto tosse o lievi sintoni, che in un periodo pre-Corona non allarmavano certo e non facevano rinunciare ad allenamenti, però il club nerazzurro fa sapere che mai ci si è trovati nella situazione descritta da Lukaku , con 23 malati su 25: le riprese degli allenamenti sarebbero lì a dimostrarlo. Il fatto che nessuno degli avversari, dei dirigenti o degli addetti sia stato coinvolto da un possibile contagio sembrerebbe smentire l’ipotesi del focolaio a fine gennaio. Dopo la partita col Cagliari Antonio Conte saltò gli appuntamenti con la stampa, ma fu colpa di un principio di tachicardia: erano tempi in cui ancora ci si scaldava e ci si infuriava per le decisioni arbitrali.
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