CASAMONICA - AGGRESSIONE IN UN BAR A UNA DONNA DISABILE
1 - «MI DAVANO I CALCI, NESSUNO MI AIUTAVA MA NON HO PAURA»
A.Mar. per “il Messaggero”
LA 42ENNE DISABILE AGGREDITA DAI CASAMONICA
Serena (è un nome di fantasia) è un piccolo scricciolo coi capelli corti neri dentro il suo pigiamino verde e bianco. È invalida civile, nove anni fa ha dovuto smettere di lavorare nella farmacia di zona dove faceva la magazziniera per i suoi problemi di salute. Ci fa sedere, vuole raccontare come sono andati i fatti, dire che «non ho paura» ma gridare anche «quanto mi sono sentita sola lì a terra in quel bar, pieno di clienti e dove nessuno che ha mosso un dito per aiutarmi».
Serena come stai adesso?
«Ho passato un mese da incubo. Uno dei due ragazzi, quello più basso e magro, mi ha prima afferrato per il collo poi mi ha sferrato dei calcioni sul fianco sinistro. Ho riportato un versamento ai polmoni, se mi avesse preso il fegato sarei morta. Mi sono fatta tre settimane a letto dopo essere stata in ospedale e un' altra settimana me l' ha data il medico base. Quei due erano reduci dal pranzo di Pasqua, erano ubriachi e forse anche drogati, delle furie».
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina
Che è successo al Roxy bar?
«Erano le 17,45. Io sono entrata subito dopo quei due. Davanti a noi c'erano altre quattro persone a cui Marian, il barista, stava preparando i caffè. Quei coatti hanno cominciato a dire Dacce le sigarette, ce devi servi' prima a noi e hanno cominciato a toccare tutto, gli espositori, le caramelle, le gomme. Poi uno dei due si è girato verso di me e come scherzando mi ha detto 'sti romeni de' mer.... A quel punto gli ho risposto se non ti piacciono i romeni vai a comprare le sigarette da un'altra parte».
A quel punto il finimondo?
«Sì. Il più piccolo è diventato minaccioso, mi diceva bella signora ma che voi?, poi mi ha sfilato gli occhiali da sole da sopra la testa e me li ha lanciati oltre il bancone. Ha fatto il gesto, ma solo il gesto di sfilarsi la cinta, ma non l'ha usata. Mi ha stretto per il collo e preso a calci. Sono caduta a terra, mi ha strappato di mano il telefonino, non chiamare la polizia mi diceva. L'ho rassicurato e pregato di ridarmelo perché ho mamma anziana e si sarebbe preoccupata».
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina 3
C'era tanta gente?
«Sì, era pieno ma nessuno mi aiutava. Qualcuno forse ha pensato che fossi una di loro perché siamo entrati quasi insieme e non si è impicciato. Solo dopo la moglie del barista si è ricordata chi fossi. C'erano persone anche sedute fuori ai tavolini, io mi sono rialzata da sola».
Chi ha chiamato l'ambulanza?
«Nel frattempo sono uscita fuori e sono salita in macchina. Mi sono allontanata e mi sono nascosta in un posto sicuro ho chiamato la polizia. Intanto al bar era arrivata l'ambulanza perché quelli erano tornati e avevano picchiato pure Marian. Io in ospedale sono andata dopo».
Quando?
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina
«Prima sono passata a casa, mio fratello più grande mi ha accompagnato in commissariato a fare la denuncia. I poliziotti mi hanno consigliato di andare all'ospedale di Frascati e non a Tor Vergata o al Casilino dove quelli là forse potevano raggiungermi. Ci sono stata un giorno ma poi ho firmato per tornare a casa. Non fotografate il palazzo in cui abito, non riprendetemi con le telecamere, non ho paura, non mi faranno niente, ma non si sa mai».
Anche il quartiere l'ha lasciata sola?
«No, perché la voce del raid si è sparsa subito. Per tanti giorni sono rimasta chiusa dentro casa, poi però mi sono detta che dovevo continuare a vivere. Ho 42 anni e nessuno prima mi aveva mai picchiata. Quando gli amici mi hanno abbracciata dopo avere saputo che mi era successo, ho rabbrividito per il contatto fisico. Ora sia fatta giustizia».
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR
2 - LA DONNA CHE HA REAGITO: «CALCI E SPUTI IN FACCIA LI HO RIVISTI PER STRADA, TENEVANO GLI OCCHI BASSI»
Valeria Costantini per il “Corriere della Sera”
«Se avessi paura di loro, non potrei più uscire di casa. E non posso lasciarli vincere». Fa un lungo respiro prima di pronunciare questa frase Laura, la donna che ha fronteggiato senza timore due esponenti del clan Di Silvio-Casamonica. Si scusa per il pigiama che indossa, «sono settimane che sto a letto, ma il dolore sta passando», spiega la quarantaduenne minuta e combattiva che vive nel quartiere Romanina, il feudo dei boss nella periferia est della Capitale.
il bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile
Il giorno di Pasqua era andata a prendere un caffè al vicino Roxy Bar di via Barzilai e si è ritrovata a dover difendere da sola la dignità di un' intera città. Laura non è il suo vero nome, la paura di ritorsioni esiste, conferma l'anziana mamma preoccupata per la figlia invalida civile. In quel reticolo di strade dove tutti si conoscono, del resto, le è già capitato di incontrare di nuovo per strada i suoi aggressori.
«Mi sono detta vai avanti, coraggio, cammina. E infatti sono loro ad aver abbassato la testa e lo sguardo», racconta Laura che ricorda ogni dettaglio del pestaggio. «Volevano le sigarette e subito, passando davanti ad altri clienti, poi si sono girati verso di me dicendo 'sti romeni de me...», ricostruisce Laura che, senza pensarci ha difeso i titolari del locale e ha risposto a tono cercando d' insegnare un po' di educazione ai due.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR
«Erano visibilmente ubriachi, più grossi e più alti di me, anche se non ci vuole molto... - dice sorridendo -. Uno di loro mi ha strappato gli occhiali da sole e li ha lanciati dietro il bancone. Ma era solo l' inizio...». Il pestaggio è immortalato nei filmati delle telecamere del bar e impresso indelebile nella memoria di Laura. Mentre rivive la scena nella sua mente, le mani si muovono imitando i gesti violenti di cui è stata vittima. Calci potenti sull' addome, «stile kung-fu» li descrive, poi la presa al collo che le ha lasciato i lividi con il marchio delle dita.
il proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile
«"Non sai con chi stai parlando", continuava a ripetermi il più basso, perché io non mostravo di avere paura, mi ha sputato in faccia più volte - ripercorre l'aggressione la donna, ignara di chi avesse davanti, ma certa che non avrebbe scalfito la sua resistenza -. Mi urlava che mi ammazzava e io gli ho risposto che poteva pure farlo, ma che poi in galera andava lui». Minuti interminabili di violenza, lei presa persino a cinghiate e sbattuta a terra a più riprese nel bar: gli uomini presenti fermi, incollati alle slot. Nessuno a difenderla.
Solo lei ha tentato di chiamare la polizia, per ritrovarsi il cellulare strappato di mano e ancora botte, minacce. «Marian il barista poi mi ha chiesto scusa perché non è intervenuto subito, ma non aveva capito chi ero, pensava che fossi insieme a quei due e che si trattasse di una lite tra di noi», ha poi ricostruito Laura che, dopo il fatto, è stata circondata dalla solidarietà del quartiere. La sua famiglia è originaria di Montegallo, piccolo comune delle Marche, distrutto dal terremoto del 2016, ma da quarant' anni abita alla Romanina, dove convivere con i Casamonica è una complessa routine.
la moglie del proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile 2
Mai avuto problemi simili con quelli che un tempo erano persino compagni di scuola, tengono un basso profilo di solito: «Ora forse andranno in carcere ma poi torneranno e io dovrò rivederli, quindi avere paura non è possibile» si dice Laura confortata anche dall' operato della polizia, «tutti gentili, mi hanno aiutata moltissimo». Il tempo di guarire da un versamento pelvico e dai lividi ed è già tornata a trovare i suoi amici al bar. «Marian e Roxana hanno due bimbi piccoli e bellissimi, gli sono vicina e continuerò a sostenerli», insiste la piccola donna che non si è piegata all' arroganza del clan.
3 - QUELLA LEZIONE DI CIVILTÀ CONTRO I SOPRUSI
Paolo Fallari per il “Corriere della Sera”
la moglie del proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile
Ci sono voluti una disabile e un barista romeno per ricordarci quanto la vigliaccheria sia entrata nel nostro vivere «presunto» civile. C'è voluto il loro coraggio per reagire al sopruso e alla violenza di due esponenti del clan Di Silvio, imparentati con i Casamonica, che in un bar di Roma pretendevano di essere omaggiati, serviti subito. Episodio avvenuto nel giorno di Pasqua alla Romanina, ai confini sud orientali della Capitale, tra la Tuscolana e il Grande Raccordo anulare. La zona dove i Casamonica, con le famiglie Di Silvio, Di Guglielmo, Di Rocco, Spada, Spinelli, tutte strettamente legate tra loro, imperversano da mezzo secolo.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR
La stessa dove nell'agosto 2015 il funerale del capostipite Vittorio Casamonica si trasformò in un triste spettacolo di avvilente sfarzo mafioso con la carrozza trainata dai cavalli neri, il sottofondo musicale con le note del Padrino e i petali di rosa lanciati da un elicottero sulla folla chiamata a piangere il «re di Roma» come proclamava un grande stendardo affisso sulla facciata della chiesa di piazza Don Bosco.
L'aspetto sconvolgente di questa vicenda è che di loro sappiamo tutto: quanti sono (tanti, alcune migliaia) cosa fanno (spaccio di droga, estorsione, usura) dove abitano (tranne periodici soggiorni in galera). Non serve invocare «punizioni esemplari» per i colpevoli. Sarebbe già tanto punirli.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR
Quello che non sapevamo, arresi alla prepotenza dopo aver ceduto un pezzo di territorio della Capitale, è che qualcuno coltiva ancora una idea di giustizia. Lezione che ci arriva dai meno garantiti: disabili e romeni si dividono gli ultimi gradini della nostra sconnessa scala sociale. Emergono solo per le barzellette o le battute razziste. Il loro coraggio ci impone di difenderli come meritano, tornando a essere una comunità che ha un minimo di dignità.
il proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile