Estratto dell'articolo di L. Ci. per “il Messaggero”
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L'invecchiamento della popolazione incide sui conti pubblici dei Paesi sviluppati, sotto forma di maggiore spesa per pensioni e per sanità. Ma questo impatto, che finora era valutato soprattutto in prospettiva futura, diventa sempre più ravvicinato e potrebbe influenzare in modo diretto i rating delle agenzie sovrane.
In una situazione in cui i tassi di interesse crescenti già premono sulle finanze dei vari Paesi, i due fenomeni potrebbero incrociarsi in modo pericoloso. A raccogliere l'allarme delle tre principali agenzie, Moody's, S&P e Fitch, è il Financial Times.
BUFFETT MOODY
Il circolo vizioso evidenziato dalle agenzie di rating ha influito sulle prospettive del debito in Giappone, negli Stati Uniti e nell'Ue, dove la quota della popolazione sopra i 65 anni aumenterà dal 20% attuale al 30% entro il 2050, secondo la Commissione europea.
Secondo S&P, l'aumento di un punto percentuale degli oneri finanziari farebbe crescere i rapporti tra debito e Pil per Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti del 40-60% entro il 2060. In assenza di riforme alle politiche fiscali legate all'invecchiamento, il deficit potrebbe arrivare al 9,1% del Pil entro il 2060, un aumento enorme rispetto al 2,4% atteso nel 2025, osserva ancora S&P [...]
Standard & Poor’s
[...] Per l'Italia, con il suo debito superiore al 140 per cento del Pil e una popolazione tra le più anziane del mondo il problema è già da tempo all'ordine del giorno. Anche alcune simulazioni del ministero dell'Economia mostrano come la sostenibilità del debito sia collegata anche alle variabili demografiche. Inclusi i flussi migratori.
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