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    SUBURRA IN PRATI! L'IRA DELLA SORELLA DI NINO, L’OSTE UCCISO A ROMA DA UN TASSISTA DI ORIGINE BRASILIANE (CON PRECEDENTI MA CON LA LICENZA): “NON MI HANNO AVVERTITO SUBITO, PERCHÉ?” - LE VOCI DEL QUARTIERE: “PRATI SEMBRA IL BRONX. FORSE NINO LASSÙ STARA’ MEGLIO DI COME SI VIVE IN QUESTA CITTÀ”


     
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    IL LOCALE VINO E OLIO IL LOCALE VINO E OLIO

    1. LA LITE, POI GLI TAGLIA LA GOLA COL COCCIO DI VETRO
    Rinaldi Frignani per il “Corriere della Sera - Roma”

     

    È morto da solo in ospedale. Senza nessun parente vicino. E pensare che a Prati Nino Sorrentino era un personaggio. «Uno di quelli che ti ricordi fin da ragazzino: sempre in quella vineria, a ridere e scherzare davanti a un bicchiere», racconta una settantenne, come lui, che non riesce a trattenere le lacrime. E forse proprio per un bicchiere di troppo Sorrentino, 76 anni, è stato ammazzato nella sua bottega storica da un tassista ubriaco che vive sulla Trionfale. Joelson Bernasconi, brasiliano adottato da bambino da una famiglia romana, si trova ora a Regina Coeli accusato di omicidio volontario: lunedì notte ha aggredito il vinaio di via Premuda 17 spaccandogli una bottiglia in testa e poi lo ha ferito alla gola con un coccio di vetro, lasciandolo agonizzante accanto a una cassa di Merlot.

     

    Joelson Bernasconi Joelson Bernasconi

    Le grida di Sorrentino hanno svegliato un inquilino del palazzo, che ha assistito alla scena e ha chiamato i carabinieri. Un' ambulanza l' ha portato al Santo Spirito, dove è morto all' alba, ma prima ha avuto la forza di rivelare a un investigatore: «È stato Gianni», il nome italiano di Joelson. «Se me l' avessero detto prima che era gravissimo invece che alle 10 - spiega sconvolta la sorella Rosa - avrei potuto salutarlo, abbracciarlo. Spero che qualcuno l' abbia fatto per me».

     

    PRATI PRATI

    La morte del vinaio ha rigettato Prati nel terrore. A poche centinaia di metri c' è il «Jet Lag», il bar dell' assalto dei milanisti di sabato notte. Dalla parte opposta, a piazzale Clodio, il pratone abbandonato dello stupro di una sedicenne l' estate scorsa. Più in là il palazzo di un duplice omicidio. In mezzo la cittadella blindata di piazzale Clodio. Un bunker che sembra ormai estraneo a ciò che accade fuori, per strada.

     

    Soprattutto di notte, «quando qui escono i lupi», racconta Mario, un impiegato che lavora in via Premuda. Dopo l' aggressione il tassista, un ragazzone di 120 chili, con problemi di alcolismo - come la madre rimasta vedova ha spiegato agli investigatori - e con precedenti per furto e lesioni (e nonostante questo in regola con la licenza), è montato sulla sua Mercedes station wagon e si è allontanato, per poi tornare davanti alla vineria due ore dopo. 

     

    Joelson Bernasconi Joelson Bernasconi

    Un carabiniere se n' è accorto e ha tentato di fermarlo ma è stato investito, poi il trentenne è stato bloccato sulla Panoramica dalle «gazzelle» che si sono messe di traverso davanti al taxi. L' omicida era fuori controllo, sotto l' effetto dell' alcol. Forse anche di droga.

     

    Non ha aperto bocca. L' ipotesi è che abbia aggredito Sorrentino che si era rifiutato di servirgli ancora da bere ma non si esclude che Bernasconi non volesse saldare il conto. Di sicuro i due si conoscevano e per questo i carabinieri della compagnia Trionfale lavorano anche su un movente legato a vecchi rancori.

     

    «Nino era già stato minacciato da chi frequentava il locale. Ma quel posto, che aveva da 40 anni, era la sua vita. Una volta gli hanno anche puntato la pistola in faccia perché uno non voleva pagare: allora lui ha reagito, gli ha messo una mano in faccia e quello è scappato», ricorda la sorella.

     

    STUPRO PRATI STUPRO PRATI

    I parenti non volevano che il vinaio lavorasse di notte.

    «Troppo pericoloso - racconta ancora Rosa - ma lui ci teneva a restare lì anche se il locale non girava più come prima. Apriva solo la sera, fino alle 2 di notte.
    Avrebbe voluto morire lì, anche se non certo in questo modo.
    Non si meritava una fine così».

     

    Quel pezzo di Prati è in lutto.
    «Nino girava sempre in bicicletta, aveva un animo buono», ricorda Patrick, il meccanico che gli aveva riparato la catena da poco. E piangono anche in via Candia, dove abitava da solo e dove di recente aveva festeggiato i 101 anni di una vicina.

     

    2. QUI A PRATI E’ COME IL BRONX
    Claudio Voltattorni per il “Corriere della Sera - Roma”

     

    PRATI JET LAG PRATI JET LAG

    La bicicletta di Nino è ancora lì, davanti alla serranda chiusa al numero 17 di via Premuda. Sul marciapiede, legata al palo con una catena. Qualcuno ha appoggiato sulla canna un mazzetto di fiori rosa. «Nino detto Er Tundra, m' ha visto crescere», sospira Fabrizio.

     

    Tutto il giorno davanti alla vecchia bottega «Vino e olio» a due passi da via della Giuliana è un via vai di persone che sospirano, s’interrogano, ricordano quella «persona perbene che era Nino, un solitario che nella sua vineria accoglieva persone sole », «sembra di vederlo ancora che gira con la sua bici». 

     

    Nino il vinaio di via Premuda era da oltre trent’anni un punto di riferimento nel quartiere. Per i suoi amici, storici abitanti di Prati come lui, «prendevo sempre il suo vino sfuso, così dolce», sorride la signora Maria. Per i badanti degli anziani della zona, ormai nuovi residenti, «spesso ci ho visto dei filippini, soli come lui», dice Augusto. 

     

    «Ma pure i ragazzi venivano da Nino», interviene Fabrizio: «Lo chiamavamo “Er Tundra” perché apriva sempre tardi la sera e da lui d’estate i ragazzini si prendevano una birra per andarsela a a bere in piazza Strozzi». Dalla mattina il gradino della serranda chiusa si riempie di fiori e biglietti. «Nino, grazie per ogni calippo, sempre accogliente e sorridente, rimarrai nel nostro ricordo», scrivono Edoardo e Susanna. 

    Joelson Bernasconi Joelson Bernasconi

     

    «Forse lassù starai meglio di come si vive in questa città», lascia scritto un anonimo. E la morte «assurda», «incredibile », «scioccante» di Nino il vinaio diventa un motivo di paura e rabbia per questo quartiere che «una volta era un’isola felice e ora sembra il Bronx», dice un’altra signora davanti alla serranda chiusa. 

     

    Per Augusto Luci, a Prati da 50 anni, «poteva succedere un po’ ovunque, però qui la sera è un deserto, non si vede nessuno, anche i lupi avrebbero paura ad uscire, e le strade sono tutte buie, perfette per gli agguati». E pure il barista, da un anno vicino di Nino il vinaio, riconosce che «di giorno qui c’è bella gente, ma poi la sera ad un certo punto scatta il coprifuoco e non si vede più nessuno». 

     

    I lampioni sono pochi. E nonostante la posizione tra San Pietro e il Palazzo di giustizia, di poliziotti e carabinieri non se ne vedono. «Nessuno - dice Charo Alvarez, a Prati da sempre -: i vigili fanno solo le multe e da una certa ora non si vede più nessuno, basti pensare all’accoltellamento dell’altra sera dopo Milan-Juve, io in quel bar ci prendo il caffè tutti i giorni». 

     

    Joelson Bernasconi Joelson Bernasconi

    Le signore della tintoria di via della Giuliana, madre e figlia, Graziella e Laura raccontano di un quartiere «sempre più in mano agli stranieri, con gli zingari che rovistano nei cassonetti e la gente che ha paura ad uscire la sera». Nel palazzo della signora Alvarez, dietro via Premuda, «in 3 mesi ci sono stati 7 furti, certo Prati non è più quella di una volta, ma nessuna zona di Roma è sicura ormai». E poi, il mercato dei fiori di Trionfale a poca distanza, con i tir che arrivano di notte dall’Europa carichi di fiori e diventano una preda molto appetibile. 

     

    E Nino il vinaio faceva degli orari «un po’ strani: apriva tardi e chiudeva a notte fonda», e qualche poco di buono era capitato anche da lui: «Aveva subito furti e rapine». Ma lui a 76 anni non mollava il suo locale che era ormai la sua vita, solo, senza moglie né figli. Si commuove Fabrizio: «Gli volevamo bene, accoglieva la gente sola come lui».

    Joelson Bernasconi Joelson Bernasconi

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