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    SAPETE COME HA FATTO L’IRAN A CREARE I DRONI BOMBARDIERI USATI DAI RUSSI IN UCRAINA? RUBANDO I MOTORI IN GIRO PER IL MONDO (PURE ALL'ITALIA) – I ROTAX, PROPULSORI PRODOTTI IN AUSTRIA, SONO MONTATI SUI DRONI IRANIANI MA NON SAREBBERO MAI STATI VENDUTI DIRETTAMENTE A TEHERAN - NEGLI ANNI SONO STATI TRA I PRODOTTI PIÙ TRAFUGATI (36 UNITÀ IN UK, 31 IN GERMANIA E 27 IN ITALIA) E ORA SI È SCOPERTA LA LORO FINE: L’IRAN AVEVA ASSOLDADO UNA “BANDA DEI ROTAX” PER TRAFUGARLI


     
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    G.D.F. per “la Repubblica”

     

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    La banda dei Rotax. Non la banda dei Rolex, ma una gang internazionale specializzata nei furti di oggetti ancora più preziosi: i motori per i droni iraniani usati dai russi nei bombardamenti contro l'Ucraina.

     

    L'esame dei velivoli telecomandati abbattuti durante i raid ha confermato un sospetto dell'intelligence internazionale: sono dotati di propulsori Rotax, costruiti da una società austriaca. L'unico Mohajer 6 precipitato in mare a Odessa e catturato intatto aveva il modello 912. Di fronte alle foto, l'azienda ha subito avviato un'indagine interna: «Noi non abbiamo mai autorizzato la vendita all'Iran o alla Russia e per questo abbiamo aperto un'inchiesta per scoprire l'origine dei motori».

     

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    La ditta, che è controllata dalla canadese Bombardier Recreational Products, sostiene di avere sempre rispettato le sanzioni: le uniche forniture note alla Russia sono anteriori all'occupazione della Crimea. E allo stesso tempo i suoi motori sono adottati dai droni americani Predator e da quelli israeliani Heron: due bestseller aeronautici, con ricche commesse che sarebbero state compromesse dalle cessioni clandestine a Teheran.

     

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    E allora come hanno fatto gli iraniani a procurarsi i Rotax? Il sito specializzato Warzone avanza un'ipotesi inquietante: potrebbero essere stati rubati da una banda sofisticata e poi esportati di nascosto fino a Teheran. I propulsori austriaci da cento cavalli infatti sono impiegati pure per i piccoli aerei ultraleggeri, pilotati dagli appassionati in tutto il mondo. E da anni sono presi di mira da una incredibile catena di furti, portati a termine con professionalità e maestria.

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    Razzie così numerose da avere spinto l'azienda a mettere online i dati sui macchinari trafugati, in modo da ostacolarne la ricettazione: l'elenco ne comprende 130, quasi tutti spariti in Europa, ma c'è la convinzione che sia una lista parziale. Il record si registra nel Regno Unito con 36 prede e non a caso Londra ha affidato le indagini a un team dell'intelligence. Ben 31 sono spariti in Germania. E altri 27 sono stati rubati in Italia. Nel nostro Paese la gang dei Rotax ha colpito in diversi aeroclub della Penisola, dalla Campania alle Alpi.

     

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    A Jesi, nelle Marche, nell'aprile 2014 ne sono stati portati via cinque. Stesso bottino ad Aguscello-Ferrara. Altri tre a Ponteventuno-Mantova. Sono tutte operazioni di professionisti, che hanno disattivato gli impianti antifurto e scassinato gli hangar. Poi con calma hanno tagliato la parte anteriore dei velivoli, segando i tubi d'acciaio su cui erano fissati i motori. Sempre e solo Rotax. Scomparsi nel nulla. Tanto da far ipotizzare che i soliti ignoti agissero su commissione. Ma nessuno finora aveva ipotizzato che il mandante potesse essere l'Iran, disposto a pagare prezzi altissimi per far decollare i suoi droni.

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