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L'ENNESIMO CAPO DELLO STATO ISLAMICO, ABU AL-HASSAN, E' STATO AMMAZZATO 'IN COMBATTIMENTO'
Giordano Stabile per “la Stampa”
stato islamico
Sono lontani i toni epici del discorso di Abu Bakr al-Baghadi dalla moschea Al-Nouri di Mosul. Il califfato era appena risorto, sembrava inarrestabile in quell'estate del 2014. Poi è stato schiacciato, a fatica, in cinque anni di battaglie che hanno devastato la Mesopotamia, distrutto intere città e alla fine cancellato la macchia nera fra Siria e Iraq.
Al-Baghdadi è stato braccato e poi ucciso dai Navy Seal nel suo rifugio, una modesta casa a due piani al confine con la Turchia, il 27 ottobre 2019. Il califfato, non più territorio organizzato e governato nel segno della più feroce delle sharia, è diventato virtuale. Propaganda sul Web e cellule nel deserto, con metastasi più o meno attive nel Maghreb, Corno d'Africa, fino al Mozambico.
Isis in Siria
Qualche migliaio di irriducibili agli ordini della «guida dei credenti», uno dei titoli del capo dell'Isis o meglio dello Stato islamico. Guide sempre più evanescenti però. Dopo il primo, anche il secondo, e adesso il terzo califfo, sono stati uccisi. Ieri i vertici ne hanno nominato un quarto.
Prima un turkmeno che aveva assunto il nome di Abu Ibrahim al-Hashemi al-Qurashi, in riferimento alla tribù e alla famiglia stessa del Profeta. La «mente organizzativa» durante l'ascesa di Al-Baghdadi, capace di attrarre decine di migliaia di jihadisti da tutto il mondo islamico, fruttare il contrabbando di petrolio e beni archeologici per rimpinguare la casse a Mosul e Raqqa e condurre la guerra santa contro tutti: americani, russi, iraniani.
ABU AL-HASSAN AL-HASHIMI AL-QURASHI 2
Il secondo califfo ha resistito per due anni mezzo, braccato dalle forze speciali americane. Prima nel deserto, poi in quell'angolo fra Siria e Turchia, dove aveva trovato la sua fine, poco gloriosa, il suo predecessore. Anche Al-Qurashi è stato circondato nel suo rifugio, assieme ai famigliari, e alla fine si è fatto esplodere per non farsi catturare.
Poco dopo è arrivato il terzo, Abu al Hassan al-Hashimi al-Qurashi, stesso riferimento alla tribù e alla famiglia del Profeta, e stessa fine, dopo un anno e mezzo al comando. I servizi iracheni avevano accennato alla sua morte nelle settimane scorse, ieri c'è stato l'annuncio ufficiale. Anche la Casa Bianca ha confermato: «Siamo contenti che non ci sia più», ha detto il portavoce John Kirby.
L'ultimo califfo è stato ucciso nel Sud della Siria, da ribelli alleati degli Usa. Il quarto, senza molta fantasia, si chiama Abu al-Hussein al-Husseini al-Quraishi A differenza delle altre volte, l'Isis ha annunciato oggi la nomina del successore in concomitanza con la diffusione della notizia della morte del predecessore, senza lasciare spazio a voci sulle lotte di potere ai vertici dell'organizzazione.
ABU AL-HASSAN AL-HASHIMI AL-QURASHI 1
Che resta al lumicino ma nutre una speranza. Una prossima invasione turca nel Nord della Siria, dove Recep Tayyip Erdogan è deciso a dare il colpo di grazia alle Forze democratiche siriane, cioè le Ypg curde, protagoniste della liberazione di Raqqa. I guerriglieri hanno spostato forze verso Kobane, roccaforte minacciata. E la sorveglianza nell'immenso campo di Al-Hol, dove sono rinchiusi jihadisti prigionieri e migliaia di donne e bambini, è già allentata.