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    L’ISIS K VUOLE CREARE UN CALIFFATO CHE RIUNISCA AFGHANISTAN, PEZZI DI IRAN E PAKISTAN, E LE EX REPUBBLICHE SOVIETICHE DI TURKMENISTAN, TAGIKISTAN, KAZAKISTAN E UZBEKISTAN - OGGI È COMANDATA DA SANAULLAH GHAFARI, ALIAS SHAHAB AL-MUHAJIR - SONO TRE I PUNTI DI FORZA DI ISIS-K: L'ISOLAMENTO STRUTTURALE RISPETTO AL FRONTE DEL SAHEL E A QUELLO DI SIRIA E IRAQ, UNA FORTISSIMA REGIONALIZZAZIONE DEL GRUPPO E IL SUO CARATTERE TRANSNAZIONALE (TAJIKI, UZBEKI, KAZAKI, AFGHANI E PAKISTANI) - IL BADAKHSHAN, REGIONE NORD DELL’AFGHANISTAN CHE SECONDO GLI AMERICANI I TALEBANI DOVEVANO CONTROLLARE, ORMAI OSPITA MIGLIAIA DI TERRORISTI…


     
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    1 - ARMI, RECLUTAMENTI E FIUMI DI DENARO COSÌ LE DUE GUERRE DANNO FORZA A ISIS-K

    Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “La Stampa”

     

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    Transnazionalismo e radicamento regionale. Sono questi i tratti distintivi del nuovo Stato islamico, meglio noto come Isis-K, autore della strage al Crocus City Hall di Mosca. Conosciuto anche come Wilayat Khorasan, il gruppo è la branca afghana dell'Isis e comprende anche parti dell'Iran e del Pakistan. […] si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca i tre Paesi, assieme ad alcune ex repubbliche sovietiche, come Turkmenistan, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan.

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    C'è inoltre da dire che la sua matrice contiene anche componenti cecene e uighuri e questo la rende ancora più pericolosa agli occhi di Russia e Cina. È operativa sulla cerniera dell'Afpak muovendosi anche nel nord del Paese attraverso l'alleanza con l'Imu uzbeko.

     

    Nasce nel 2014, quando il pakistano Hafiz Saeed Khan viene scelto per guidare il braccio dello Stato islamico nella provincia del Khorasan come primo emiro. Khan, un comandante veterano di Ttp (i taleban pakistani), porta con sé altri importanti membri del gruppo, tra cui il portavoce Sheikh Maqbool e alcuni leader distrettuali, prestando nell'ottobre 2014 giuramento di fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi.

     

    isis k la branca afgana dello stato islamico isis k la branca afgana dello stato islamico

    Le sue fila si ingrossano di defezionisti talebani che vedono nello Stato islamico un progetto più dinamico e meglio remunerato, creando di fatto una faida con i miliziani delle madrasse che si trasforma in una vera e propria guerra intestina. La "jihaspora" innescata dalla caduta del califfato consente a Isis-K di drenare in Asia centrale diverse migliaia di "foreign fighters" già impiegati in Siria e Iraq.

     

    Dal 2016 tuttavia i ranghi della formazione si assottigliano a causa dell'azione antiterrorismo degli Stati Uniti. Il fondatore Khan viene ucciso da un attacco aereo nella provincia di Nangarhar, il 26 luglio 2016. Gli succedono tre emiri, tutti eliminati dagli Usa in attacchi mirati: Abdul Hasib viene ucciso nell'aprile 2017, Abu Sayed l'11 luglio 2017, e Abu Saad Orakzai il 25 agosto 2018. Dopo una serie di grandi sconfitte e battute d'arresto Isis-K riprende però vigore nel 2020.

     

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    Oggi è comandata da Sanaullah Ghafari, alias Shahab al-Muhajir, leader dalle abili doti militari che ha sviluppato una grande capacità operativa in seno al gruppo. È sotto la sua guida che l'Isis-K prende di mira le forze statunitensi, i loro alleati e i civili. Ma a differenza di altre organizzazioni, combatte apertamente anche contro altre sigle islamiche estremiste, come i talebani – sono loro i responsabili dell'attentato suicida all'aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021.

     

    La sigla Isis-K rivendica anche la strage di Kerman, in Iran, a ridosso del mausoleo dove all'inizio di gennaio si celebrava il quarto anniversario della morte del generale Qasem Soleimani, che ha causato oltre cento morti. Ed era pronta ad agire contro le comunità ebraiche come vendetta per la guerra condotta da Israele a Gaza […]

     

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    «Sono tre i punti di forza di Isis-K, l'isolamento strutturale rispetto al fronte del Sahel e a quello di Siria e Iraq, una fortissima regionalizzazione del gruppo e il suo carattere transnazionale che vede la compresenza di molte componenti, tajiki, uzbeki, kazaki, afghani e pakistani, tale da consentire una maggiore mobilità in Centro Asia», spiega il professor Arije Antinori, criminologo de "La Sapienza" […] Le principali fonti di approvvigionamento sono il narcotraffico […] e le azioni criminali riconducili ai traffici illeciti di diverso genere […]

     

    […] il ritorno dello Stato islamico è indirettamente agevolato dal fatto che ci siano due conflitti aperti, quello in Ucraina e quello a Gaza. Perché rendono il traffico di armi «più florido» e la possibilità di reclutamento molto più facile […]

     

    2 - L’AVAMPOSTO AFGHANO DEI TAGIKI CHE ALIMENTA LA SPIRALE DEL TERRORE

    Estratto dell’articolo di Dan.Rai. per “La Repubblica”

     

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    […] la divisione Khorasan dello Stato islamico (Iskp) […] da dieci anni alligna in Afghanistan. […] nel 2023 due tagiki dell’Iskp (o Isis-k) sono andati ad addestrarsi per sei mesi nel Badakhshan e poi a gennaio hanno raggiunto la città di Kerman in Iran, si sono fatti esplodere in mezzo alla folla e hanno ammazzato novantacinque persone. Il Badakhshan è una regione dell’Afghanistan in posizione speciale e confina con il Tagikistan, la Cina e il Pakistan.

     

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    È un territorio sotto sorveglianza speciale perché ospita migliaia di estremisti e molti sono stranieri delle repubbliche centroasiatiche con le loro famiglie. Tagiki, uzbeki, turkmeni e altri, che hanno giurato fedeltà a vari gruppi jihadisti e allo Stato islamico. I tagiki che arrivano da fuori si sentono a casa perché tagika è anche l’etnia regionale in quell’angolo di Afghanistan.

     

    I talebani fanno retate antiterrorismo ma non controllano il terreno al 100% e anzi subiscono attentati e attacchi in serie […] Il 6 giugno scorso l’Iskp ha mandato un attentatore suicida nel capoluogo Faizabad a uccidere il governatore talebano del Badakhshan e gli uomini della sua scorta e il 7 giugno ha mandato un altro attentatore suicida in moschea al funerale del governatore tra centinaia di fedeli per uccidere un’altra ventina di talebani. […]

     

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    Pochi giorni prima il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva pubblicato un rapporto che avvisava: i talebani stanno fallendo nel mantenere la sicurezza nel loro Paese e non rispettano il patto stretto al momento del ritiro dei soldati americani – quindi la promessa che avrebbero fatto una lotta senza quartiere ai gruppi terroristici.

     

    Il centro dell’Iskp nel Badakhshan è nel distretto di Jurm, 40mila abitanti e un capoluogo a 1.500 metri di altezza nella valle del Khustak – ma la cima più alta arriva a 6.700 metri. Nel febbraio 2023 un generale russo, Anatolj Sidorov, disse che la minaccia più grande alla stabilità dell’Asia centrale erano i gruppi jihadisti che si sono insediati in Afghanistan e in particolare lo Stato islamico, che dispone – sosteneva – di seimila uomini e di questi 4.500 posizionati nelle regioni frontaliere del Nord afghano, anche al confine con il Tagikistan e fra queste c’è il Badakhshan.

     

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    Il Badakhshan fa da cerniera tra lo Stato islamico afghano, che vive in clandestinità braccato dai talebani, e i volontari tagiki che invece hanno passaporti che permettono loro spostamenti ampi un po’ dappertutto […]

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