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    L’ISIS S'ALLARGA - IL CALIFFO PORTA LA GUERRA ANCHE IN EGITTO CONTRO IL “NEMICO” AL SISI: BLITZ CONTRO 15 POSTAZIONI MILITARI NEL SINAI - UCCISI 70 SOLDATI, CENTINAIA I FERITI - IL CAIRO RISPONDE CON GLI F16, MA NON RIESCE A RIPRENDERE IL CONTROLLO DELL’AREA


     
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    Maurizio Molinari per “la Stampa”

    ISIS - SCONTRI SUL SINAI ISIS - SCONTRI SUL SINAI

     

    È guerra nel Nord Sinai fra i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) e l’esercito egiziano. Nel più ampio attacco finora lanciato, Isis ha bersagliato almeno 15 postazioni militari fra El-Arish e Rafah, concentrando l’assalto sulla centrale di polizia a Sheikh Zuweid dove i combattimenti continuano.

     

    PRIMA I KAMIKAZE

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    I jihadisti si sono fatti largo con attacchi kamikaze - almeno tre - seguiti da ondate successive di miliziani. Gli scontri, aspri, hanno visto Isis impiegare mine e trappole esplosive per ostacolare i movimenti di terra egiziani. «Hanno usato oltre 300 uomini, ripetendo tecniche viste di recente in altri Paesi» afferma il generale egiziano Hisham El-Halaby.

     

    Per questo Il Cairo ha dovuto impiegare F-16 e elicotteri Apache bersagliando dall’aria gli attaccanti, ma senza riuscire a riconquistare il pieno controllo della situazione. Il bilancio di sangue descrive l’entità della battaglia: almeno 70 i militari uccisi assieme ad una quarantina di terroristi, centinaia i feriti su ambo i fronti.

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    Ma si tratta di notizie frammentarie, raccolte da fonti arabe locali secondo cui la guarnigione di polizia di Sheikh Zuweid sarebbe «imprigionata» all’interno dell’edificio, con gli agenti che «chiedono aiuto». I soldati egiziani hanno difficoltà a liberarla per il massiccio uso di missili anti-tank con cui i jihadisti colpiscono blindati e carri armati. È la prima volta che «Bayt al-Maqqdis», il gruppo islamico del Sinai che in settembre ha aderito ad Isis diventando «Provincia del Sinai», riesce a conquistare aree di territorio per un periodo prolungato, ottenendo un risultato tattico che crea imbarazzo al Cairo.

     

    «STATO DI GUERRA»

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    Questo spiega perché il premier Ibrahim Mahlab parla di «stato di guerra» preannunciando l’adozione di nuove misure anti-terrorismo da parte del consiglio nazionale di sicurezza, riunito in permanenza. E al Cairo le forze di sicurezza hanno ucciso in un blitz 9 militanti dei Fratelli musulmani. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi ipotizza una «campagna di due anni» contro i jihadisti. A dare la misura di quanto sta avvenendo sono le reazioni di Israele.

     

    LA REAZIONE DI ISRAELE

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    Il premier Benjamin Netanyahu ha riunito al ministero degli Esteri gli ambasciatori accreditati affermando: «Isis è ai nostri confini, non più solo sul Golan ma a Rafah, in Egitto» creando una nuova situazione strategica. «Siamo a fianco dell’Egitto, assieme a molte nazioni nel mondo, nella comune battaglia contro l’estremismo islamico - ha aggiunto Netanyahu - che si origina dai sunniti di Isis come dall’Iran sciita».

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    Lo Stato ebraico ha chiuso i confini con l’Egitto, posizionato i tank e adopera i droni per monitorare quanto sta avvenendo. La cooperazione militare fra Egitto e Israele si è intensificata da quando Al Sisi è stato eletto ma l’entità dell’offensiva di Isis contro Sheikh Zuweid ha sorpreso entrambi.

     

     

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