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L'Istat rivede al rialzo la crescita del Pil del primo trimestre. Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% nei confronti del primo trimestre del 2016. La stima preliminare diffusa il 16 maggio scorso aveva rilevato un aumento congiunturale dello 0,2% e un aumento tendenziale dello 0,8 per cento. La variazione tendenziale, sottolinea l'Istat, è la più alta dal quarto trimestre del 2010.
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Il primo trimestre del 2017 ha avuto due giornate lavorative in più sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al primo trimestre del 2016. La variazione acquisita per il 2017 è già pari a 0,9%, precisa l'istituto: significa che l'obiettivo dell'1,1% per quest'anno, stimato dal governo, è decisamente a portata di mano, e potrebbe anche essere superato.
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E il governo infatti non manca di sottolinearlo: "Riviste al rialzo le stime per il 2017. L'Italia cresce più del previsto e l'impegno continua", scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Mentre l'ex premier Renzi su Facebook sottolinea come gli ultimi dati economici siano "figli degli anni di lavoro serio e rigoroso che abbiamo alle spalle. Ma io non sono soddisfatto perché so che non basta. L'unica strada è andare avanti, continuare ad abbassare le tasse, semplificando il sistema e incoraggiando gli imprenditori veri".
PADOAN DOMBROVSKIS
Intanto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan scrive al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e al commissario Pierre Moscovici che l'aggiustamento strutturale per il 2018 è dello 0,3% del Pil. Si tratta dell'aggiustamento che consentirebbe al governo italiano di proseguire nella politica economica che tra 2014 e 2017 ha assicurato una costante riduzione del rapporto deficit/Pil (0,3% di Pil per anno) e la stabilizzazione del rapporto debito/Pil (atteso in calo per l'anno in corso).
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A incidere positivamente sulla crescita congiunturale del Pil il valore aggiunto dell’agricoltura (4,2%) e quello dei servizi (0,6%), mentre si registra un andamento negativo per il valore aggiunto dell’industria (-0,3%). La crescita dei servizi è stata determinata da incrementi del valore aggiunto nel settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (+0,8%), nel settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (+0,6%) e negli altri servizi (+0,3%).
La flessione del valore aggiunto dell’industria è invece dovuta al calo registrato nell’industria in senso stretto (-0,5%), solo parzialmente compensato dalla risalita registrata nelle costruzioni (0,5%).
GIOVANI E AGRICOLTURA
Mentre in termini tendenziali il valore aggiunto è aumentato in tutti i settori dell’economia: 1,2% nei servizi, 0,6% nell’industria (0,5% l’industria in senso stretto e 1% le costruzioni) e 0,1% nell’agricoltura. La favorevole dinamica del comparto dei servizi è stata determinata da una crescita dell’1,8% del settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni delle costruzioni, dell’1,1% del settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali e dello 0,8% degli altri servizi.
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Per quanto la crescita sia più alta delle attese, l'Italia rimane però indietro rispetto alla media dell'Eurozona: il Pil infatti è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 1,7% rispetto allo stesso trimestre del 2016. Facendo invece un confronto con alcuni Paesi, il prodotto interno lordo è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% in Germania, dello 0,4% in Francia, dello 0,3% negli Stati Uniti e dello 0,2% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,9% in Germania, del 2% negli Stati Uniti e nel Regno Unito e dell’1% in Francia.
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Anche sul fronte del Pil pro capite l'Italia rimane indietro rispetto alla media Ue: secondo uno studio del Centro Studi Promotor nel 2016 quello dell'Italia è stato inferiore alla media dei paesi dell'Unione Europea del 3,72%. Un arretramento degli ultimi quindici anni perché nel 2001, cioè nell'anno che ha preceduto l'adozione dell'euro da parte dell'Italia, il nostro Pil pro capite superava quello medio dell'Unione Europea del 18,80%. Da allora, dunque, nel confronto con la Ue il nostro Pil pro capite ha perso ben 22,5 punti percentuali. A ciò si aggiunge che solo l'Italia e la Grecia hanno nel 2016 un Pil pro capite inferiore a quello del 2001 e che il calo dell'Italia (-6,83%) è peggiore di quello della Grecia (-6,04%).