Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
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Il «colpevole», o almeno quello che ora fa comodo a tutti gli «sconcertati» scoprire come tale, e cioè il cantiere eterno dell'istituto minorile Beccaria, tra non molto diventerà maggiorenne: perché è dal 2007 - quando iniziarono i lavori che avrebbero dovuto concludersi in 3 anni – che si trascinano le ristrutturazioni, riprogrammate a sempre nuove scadenze immancabilmente dilazionate (l'ultima, stando al recente accordo tra ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia, è aprile 2023 per il secondo lotto iniziato nel 2018).
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Così come è una vita che il Beccaria non ha direttori titolari, ma ce li ha «a scavalco» con altri istituti, espressione burocratica per non dire chiaramente che, quando va bene, al Beccaria riescono a stare due giorni a settimana: da poco finalmente si è concluso l'iter per un titolare, che però, tra passaggi tecnici e formazione, difficilmente riuscirà a prendere servizio prima di nove mesi.
«Questo scossone forse farà risvegliare il Ministero per mettere a fuoco una situazione in ombra da 20 anni», auspica l'ex cappellano don Gino Rigoldi, anima del periodo d'oro di quando, insieme all'ultimo direttore stabile Antonio Salvatore, il Beccaria veniva additato a modello di istituto di giustizia minorile in Italia e persino in Europa.
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Gli attuali padiglioni detentivi sono del 2017 per 31 posti disponibili, e di solito quando i ragazzi arrivano a 38 scatta lo sfollamento verso Torino o altri istituti. Metà italiani e metà stranieri, molti vi entrano a titolo di «aggravamento», misura che consegue al fallimento di percorsi esterni in comunità, quando poi il giudice ordina l'ingresso ma solo per 30 giorni in attesa di collocazione.
Gli educatori ministeriali sono un capo area che funge da vice-direttore, un educatore a tempo pieno, e due per 30 ore a settimana, mentre la Regione attraverso il Fondo Sociale Europeo ne finanzia 4 e il Comune 5, ma con contratti provvisori rinnovati a seconda delle risorse disponibili. La polizia penitenziaria conta in teoria 72 persone, ma l'affanno quotidiano è permanente, ad esempio i 7 scappati a Natale erano sul campo di calcio con un solo agente.
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L'emergenza pandemica ha fatto sì che nel marzo 2020 il Centro di prima accoglienza (dove arrivavano tutti i minori arrestati e in attesa di udienza di convalida) fosse chiuso e adibito a isolamento Covid per i nuovi arrivati: ma così si è trasformato di fatto in una sezione detentiva ibrida, e in più tocca portare a Torino tutti i minori arrestati in Lombardia, con un viavai quindi di trasporti e scorte.
Altra zona sempre più ambigua dal punto di vista logistico - lo segnalava già il rapporto dell'Associazione Antigone a inizio 2022 - è l'infermeria perché spesso vi vengono parcheggiati detenuti per incompatibilità con altri ristretti o per maggior sorveglianza, insomma mescolando esigenze sanitarie con ragioni invece disciplinari e organizzative: «Alla domanda sul perché uno dei ragazzi avesse il materasso orizzontale rispetto alle reti di due letti - refertava ad esempio la visita di Antigone -, ha risposto che gli era stato imposto di dormire così per essere visto dallo spioncino».
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Del resto nessuno degli «sconcertati» dall'evasione natalizia si era sconcertato granché quando non un secolo fa, ma una settimana fa, da un arresto disposto dal gip Guido Salvini in una inchiesta della pm Rosaria Stagnaro era emerso un fatto assai più grave: la feroce violenza sessuale e tortura delle quali la notte del 7 agosto era stato vittima un 16enne egiziano legato coi polsi alla finestra del bagno da tre compagni.
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Era infatti successo che «a fini di sua tutela» fosse stato appunto «collocato in infermeria», ma che il 6 agosto «fosse stato necessario spostarlo» in una cella (dove il 7 era stato aggredito) «per ragioni organizzative urgenti e non fronteggiabili in altro modo»: e cioè per l'inagibilità dell'infermeria sfasciata da un altro detenuto, e l'assenza appunto di spazi alternativi. «A volte - commenta il cappellano don Claudio Burgio - si ha davvero la sensazione che i diritti dei minori siano davvero minori».
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