mattarella draghi
DAGOREPORT
Da qui a febbraio 2022, elezione del capo dello Stato, accadrà di tutto. In mezzo, il prossimo 3 ottobre, c’è il voto amministrativo delle maggiori città italiane, da Roma a Milano, da Torino a Napoli, etc. e si potrà fare un’analisi vera della situazione politica anziché gingillarsi con i sondaggi.
Ora per la corsa al Colle Mariopio Draghi si è subito chiamato fuori perché è intenzionato a finire la sua missione, ha dato la sua parola a Bruxelles che di presiedere Palazzo Chigi fino al 2023, fine della legislatura, per la gestione dei 209 miliardi di euro del Recovery Plan. Finora la soluzione-Napolitano, altri due anni per poi lasciare con il nuovo parlamento che uscirà dalle urne del 2023, è stata rigettata seccamente da Mattarella.
travaglio conte
A meno che, come successe con re Giorgio, tutti i partiti della maggioranza, in fila indiana, non si recassero al Quirinale pigolando “Sergio, resta!”. Finora le uniche voci dissidenti alla prorogatio di Mattarella arrivano dai 5stelle, attraverso il Fatto. Le pie speranze di Travaglio vagheggiano di spedire Draghi sul colle più alto di Roma così che il voto politico venga anticipato al 2022 e salvi Conte dal logorio di un altro anno a bagnomaria.
sergio mattarella e giuliano amato
Intanto, l’attuale alleanza con il PD è solo tattica, legata alle amministrative, dopo il 3 ottobre succederà di tutto. Secondo: il piano di Conte e Travaglio è avversato anche da gran parte dei parlamentari 5stelle che non ci pensano proprio a mollare seggio e stipendio e pensione. Comunque, nel caso che Grillo non riesca a sistemare a modo suo eventuali colpi di testa di Conte-Travaglio, tra le riserve della Repubblica brilla la stella inossidabile di Giuliano Amato, graditissimo dalle parti di Bruxelles...