giacosa
ROBERTO FIORI per La Stampa
Le Langhe dicono addio a Bruno Giacosa, uno degli uomini del vino che più hanno portato in alto i nomi del Barolo e del Barbaresco nel mondo. Il celebre produttore di Neive aveva 88 anni e si è spento nella notte all’ospedale San Lazzaro di Alba, accudito dalle figlie Bruna, che da anni ha preso salde le redini dell’azienda, e Marina. Icona indiscutibile del vino albese, per oltre sessant’anni Bruno Giacosa è stato un maestro assoluto, un punto di riferimento costante per i produttori vinicoli piemontesi e italiani. Le sue Riserve di Barolo e Barbaresco hanno commosso e continuano a sorprendere appassionati e tecnici di ogni parte del pianeta.
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Carattere schivo, palato eccezionale e naso infallibile, senza quasi mai muoversi dalla sua cantina di Neive è stato uno dei precursori della rinascita della vitivinicoltura italiana di qualità insieme con personaggi e amici come Aldo Conterno e Bartolo Mascarello.
Già a partire dalla fine degli anni Sessanta intraprese una strada all’epoca inedita, valorizzando i singoli vigneti grazie alla sua straordinaria conoscenza delle colline albesi e scrivendo in etichetta i primi cru Barbaresco Asili e Barolo Vigna Rionda, con la benedizione di Luigi Veronelli.
Bruno Giacosa amava dire: «Quando sono nato, i primi profumi che ho sentito sono stati quelli del latte di mia mamma e del vino di mio nonno». Lo ricordò anche nel 2012, sul palco del teatro Sociale di Alba, quando l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo gli conferì la prima laurea Honoris Causa della sua storia, con gli elogi di Carlo Petrini e Angelo Gaja.
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