Daniele Dell'Orco per “Libero quotidiano”
putin italia
L'opinione pubblica italiana si è stancata della guerra in Ucraina, è un fatto ormai acclarato. Ma forse anche sulla scia di questa disaffezione che produce un fenomeno cosiddetto di "shadow-war"" (che spinge i dibattiti mediatici sul tema ad essere sempre meno seguiti), sta prendendo piede anche un altro sentimento: l'insofferenza. I cittadini italiani, ed europei in generale, hanno paura delle conseguenze che il conflitto sta provocando e vorrebbero una fine immediata delle ostilità. A qualsiasi costo. Anche se ciò dovesse significare concessioni territoriali alla Russia da parte di Kiev. In questo senso il nostro Paese è quello che ha empatizzato meno con le posizioni ucraine.
SCHIERATI È quanto emerge dai risultati di un ampio sondaggio realizzato da Datapraxis e YouGov tra il 28 aprile e l'11 maggio in 10 Paesi europei e diffuso dal think-tank "European council on foreign relations", un'organizzazione privata impegnata in studi e ricerche di politica internazionale. L'indagine è stata condotta su un campione totale di circa 8mila persone sparse tra Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia.
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I risultati del report mostrano che gli europei concordano in modo schiacciante (in media) sulla responsabilità del conflitto in Ucraina: il 73% ritiene infatti che la responsabilità sia della Russia. Ma se in Finlandia questa percentuale è del 90%, in Gran Bretagna dell'83 e in Germania scende al 66, in Italia è pari al 56%, il dato più basso tra i Paesi presi in esame. Di contro da noi è ben più alta la percentuale di chi pensa che la crisi sia responsabilità dell'Ucraina, dell'Unione Europea o degli Stati Uniti (27%).
Altro dato significativo: in Italia solo il 39% degli intervistati pensa che la Russia sia l'ostacolo principale al raggiungimento di eventuali accordi di pace, di poco inferiore al 35% che ritiene Ucraina, Ue o Stati Uniti come i primi responsabili. Tra i Paesi presi in considerazione, insomma, l'Italia sarebbe il più "filorusso" o, se vogliamo, "antiamericano".
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Anche se considerando il retaggio storico, culturale e politico delle varie realtà della rosa le conclusioni sorprendono fino ad un certo punto (Svezia, Finlandia, Polonia e Regno Unito, ad esempio, sono notoriamente tra i Paesi più ostili al Cremlino in tutto il mondo). Ci sono poi differenze importanti tra le sensibilità dei singoli cittadini che motivano le risposte. Gli intervistati in Germania, Italia e Francia, per dire, sono principalmente preoccupati per l'impatto della guerra sul costo della vita e sull'aumento dei prezzi dell'energia, mentre svedesi, britannici, polacchi e rumeni temono invece di più il rischio di una guerra nucleare.
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PACE A TUTTI I COSTI Potrebbe essere anche questa una spiegazione della straordinaria voglia di pace a tutti i costi invocata dagli italiani. Il timore, cioè, che in un Paese già di per sé non proprio in salute, e che ha subito più di altri l'impatto della pandemia, l'istinto di autoconservazione possa essere basato sulla sensazione che altre pesanti conseguenze economiche potrebbero essere davvero fatali ai nostri conti. Ed è proprio su questo aspetto che, secondo i due autori del report, Mark Leonard e Ivan Krastev, si baseranno gli equilibri politici. La "resilienza delle democrazie europee dipenderà in gran parte dalla capacità dei governi di assecondare il sostegno dei cittadini a politiche potenzialmente dannose». Ecco, il messaggio che viene dall'Italia è chiaro: questo sostegno, da noi, non ci sarà.
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