Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
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È stata una brutta partita, ma non importa poi molto perché l' Italia ha comunque vinto e soprattutto perché era una partita che dopo tanto tempo portava un senso del futuro. Il Mondiale di calcio arriverà nel novembre del prossimo anno, un confine reale, sperabile, definitivo, tra noi e il virus. A Parma abbiamo solo cominciato a costruire quel tempo. Di calcio poco, un passo indietro evidente.
Locatelli ha fallito da regista puro, Pellegrini si è perso tra le linee, Bonucci è rimasto fuori misura, Insigne è rimasto quasi isolato, Immobile ha segnato ma non ha avuto squadra alle sue spalle. I migliori sono stati per mezzora Florenzi e Berardi, decisivi sul risultato per pensiero e realizzazione. Ma è mancato qualunque tipo di gioco, come se a lungo andare abbia pesato sulla partita più il niente dell' Irlanda che la nostra qualità. È stata un' Italia pesante, che ha avuto bisogno di pensare sempre troppo prima di giocare la palla, scomparsa la squadra nuova che colpiva di prima. È mancato tanto Jorginho. Locatelli e Verratti, in modo diverso, fanno la stessa cosa, quindi si eludono. Non mi preoccuperei comunque molto. Per giocare bene occorre essere in due.
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L' Irlanda del Nord è nella serie C delle nazionali europee. Non ha la capacità tecnica di dare un pallone in profondità, solo di lato. La brutta Italia di Parma rafforza semmai l' idea che l' anno di solitudine ha cambiato il modo di giocare di tutti.
C' è una specie di disagio psicologico, quella che Prandelli chiamerebbe un' ombra, la stessa dei ragazzi senza scuola, con la didattica a distanza, mancanza di socialità, di divertimento comune, quindi di stimolo. In campionato ci siamo abituati alla nuova routine.
roberto mancini ospite di ti sento 3
Ma osservando dall' alto è ormai evidente il passo indietro di tutto il calcio, fuso con fatica e noia dentro un nuovo gioco felpato, disordinato, che ha pochissime eccezioni. È una materia oscura che avvolge tutto e cambia i giocatori come cambia i bambini. Il gioco si è trasformato dovunque in controlli, contagi, diffidenze, fuga dagli altri.
L' opposto di come si costruiscono le squadre.
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