Estratto dell’articolo di Manuela Perrone e Gianni Trovati per “Il Sole 24 Ore”
GIANCARLO GIORGETTI
L’Italia vale il 12,8% dell’economia dell’Unione europea. Il suo Pnrr pesa per il 29,9% dei fondi Next Generation Eu richiesti da tutti i Paesi. Ma se si guarda solo alla quota dei prestiti Roma svetta, avendo ricevuto il 72,4% dei loans distribuiti fin qui da Bruxelles: 60,9 miliardi su 84,1 totali attesi entro il 2026.
Siamo invece al quarto posto per quota di risorse complessive incassate, tra prestiti e contributi a fondo perduto, sul totale assegnato: 52,7%, contro il 59,3% della Danimarca, il 58% della Francia e il 53% dell’Estonia.
raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 3
[…] innanzitutto il nostro Paese nel 2021 è stato l’unico a chiedere subito l’intera quota di finanziamenti a debito, ed è tuttora tra i pochissimi Stati (insieme al Portogallo) ad aver già ricevuto quattro rate del Pnrr, mentre si attende la quinta legata ai 52 obiettivi del secondo semestre 2023.
Una scelta diversa è stata compiuta dalla Spagna, che inizialmente aveva optato per i soli contributi a fondo perduto e soltanto l’anno scorso ha deciso di ricorrere anche ai prestiti. Oggi il Piano spagnolo (9,5% del Pil) è proporzionalmente più consistente di quello italiano (9%), ma l’indebitamento arriverà a Madrid solo nella seconda metà del calendario del Recovery.
raffaele fitto giancarlo giorgetti
Ma più delle cause, nell’attuale scenario di finanza pubblica contano le conseguenze. Che vedono i fondi del Recovery italiano pesare sui saldi di finanza pubblica molto più di quel che accade nel resto d’Europa. Un dato, questo, che spiega il richiamo alla necessaria «qualità della spesa» arrivato con sempre maggiore insistenza dal ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto; e aiuta a chiarire anche le preoccupazioni con cui si guarda allo sviluppo del Piano al ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti.
Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Perché a fine Pnrr, a patto di riuscire a centrare tutti i target fissati da qui a giugno 2026, il dispositivo per la Ripresa e la Resilienza porterà complessivamente in Italia deficit (e di conseguenza debito) per 122,4 miliardi, cioè poco meno del 5,7% del Pil attuale, con l’effetto che l’impatto reale sulla crescita sarà determinante per far quadrare i conti finali.
Nemmeno le sovvenzioni, ricevute fin qui per 41,5 miliardi, sono in realtà a costo zero, perché i soldi gratis non esistono fuori dai libri di fiabe. Sono infatti anch’esse figlie del debito comune europeo da restituire, in un calcolo che però riguarda i conti dell’intera Unione e non direttamente quelli dei singoli Paesi.
pnrr
Ma da noi la quota di prestiti pesa di più, superando largamente i contributi a fondo perduto, come accade solo in Polonia e in Ungheria dove però le cifre in gioco sono decisamente più modeste. Nel complesso dell’Unione, invece, le sovvenzioni a fondo perduto sono maggioritarie coprendo il 63,8% delle risorse già distribuite; escludendo il caso italiano, la loro quota si allarga all’82,1%. [...]
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