Adriano Scianca per La Verità
immigrati marocchini
Credevate che gli immigrati portassero malattie? Antichi. Loro sono più sani di noi. Anzi, siamo noi a infettare loro. Questa curiosa analisi, all' insegna del «dagli all' untore italiano», arriva dalla «Relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente» prodotta dalla commissione parlamentare sul sistema di accoglienza della Camera.
Ebbene, i relatori del testo non hanno dubbi, «il fenomeno migratorio in atto riguarda persone in condizioni di salute più che buone», talmente buone da essere «tendenzialmente migliori di quelle della popolazione dei Paesi di arrivo». Insomma, stanno meglio di noi. Ci sarebbe da chiedersi che vengano a fare, saremmo noi a dover andare con i barconi i questo paradiso dove tutti scoppiano di salute.
IMMIGRATI LAMPEDUSA
In realtà i relatori del documento spiegano che c' è una sorta di «selezione all' ingresso»: solo i più giovani e forti possono affrontare le difficoltà di un viaggio così a rischio, quindi quelli che partono devono stare benone, altrimenti non sopravvivono ai patimenti della traversata. E sia, anche se in questo modo l' idea che siano proprio i più vulnerabili a raggiungerci, i famosi «donne e bambini» che «scappano dalla guerra», viene certamente meno.
Sul fatto che gli immigrati non portino malattie, tuttavia, la relazione è netta: «La Sindrome di Salgari, ossia lo stereotipo del migrante "untore", pericolosa fonte di malattie, specie di tipo infettivo, non è oggi supportata da alcuna evidenza scientifica derivabile da studi epidemiologici formali o da sorveglianze sanitarie».
ospedale
Tanta sicurezza sembra tuttavia traballare già alla frase successiva, in cui si dice che «le condizioni possano mutare nel tempo, in relazione ai numerosi fattori che caratterizzano il fenomeno migratorio sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo e che sia necessario avviare un processo formale di sorveglianza attiva e specifica sulle malattie trasmissibili nei migranti».
Inoltre, le strutture sanitarie italiane «dovrebbero rivedere la propria vocazione sanitaria, recuperando una specifica attenzione alle patologie trasmissibili». E poi «si pone il problema di fare fronte al potenziale pericolo che i migranti trasmettano ai residenti malattie infettive». Sembra proprio che stiano cercando di dirci qualcosa tra le righe: il pericolo c' è, ma è «potenziale», i migranti sono sani, ma la situazione «può mutare», le strutture sanitarie, intanto, dovrebbero «cambiare vocazione».
ticket sanitario
Per far fronte a cosa, se il pericolo non è reale? Forse per aiutare gli immigrati a superare le malattie che loro si prendono per colpa nostra. È il cosiddetto «effetto migrante esausto», che «comporta il depauperamento, più o meno rapido, del patrimonio di salute in dotazione ai migranti». Ah, ecco, arrivano sani, ma poi si «depauperano».
E allora come fare, per compensare questo nostro ruolo di untori? La relazione propone un «action plan» che punta, fra le altre cose, a «stabilire un framework di collaborazione entro il quale agire», a «fare azione di advocacy per il diritto alla salute di rifugiati» e a «lavorare sulla preparedness in salute pubblica». Chiaro, no? Tra le righe di questa fuffa in inglese maccheronico, qualche iniziativa concreta che la Camera suggerisce di prendere, comunque, si trova.
IMMIGRATI PADOVA 4
In particolare, si propone di «promuovere la revisione della normativa nazionale sull' esenzione del ticket sanitario in modo che tenga in considerazione anche le esigenze dei titolari di protezione internazionale» e si fissa «l' obiettivo dell' iscrizione al servizio sanitario nazionale e dell' esenzione dal pagamento del ticket per tutti i minori non accompagnati».
Il tutto specificando che il richiedente asilo ha già diritto all' assistenza sanitaria, all' esenzione dal ticket e al medico di base per tutta la durata della pendenza della richiesta d' asilo. «Tuttavia è risultato alla Commissione che spesso l' esercizio di questi diritti è ostacolato da difficoltà pratiche e che vi sono significative difformità di procedure sul territorio nazionale.
MEDICI
In particolare, è emerso che il tempo che intercorre tra la manifestazione della volontà di richiedere la protezione internazionale e la verbalizzazione della domanda comporta per i richiedenti la temporanea, ma spesso prolungata, impossibilità di richiedere l' iscrizione anagrafica nel Comune di dimora e, con essa, l' assistenza sanitaria piena.
In alcune città, inoltre, è molto lungo il tempo di attesa per ottenere il codice fiscale, prerequisito per avere la tessera sanitaria, quindi il medico di base e l' esenzione». Insomma, alla Camera hanno scoperto le lungaggini della burocrazia del sistema sanitario nazionale. Bisogna intervenire alla svelta. Solo per i migranti, ovviamente.
violenza e stupro sulla spiaggia di rimini 3
Non manca, infine, una marchetta ai «mediatori culturali», infondo gli immigrazionisti dovranno pur campare in qualche modo, no? E allora «è raccomandato l' impiego di mediatori culturali in possesso di specifiche competenze sanitarie, al fine di supportare la relazione medico-paziente». Chissà se quello che giustificava lo stupro di Rimini è ancora disoccupato. Le competenze sanitarie, in fondo, sembrava averle.