MES, PRESSING SU ITALIA. GIORGETTI, DALL'UE PREGIUDIZI
Estratto dell’articolo di Sabina Rosset per l’ANSA
giancarlo giorgetti g7 economia stresa
Il trattamento riservato all'Italia nell'ultimo summit europeo arriva anche al consiglio del Mes, il board dei venti ministri delle Finanze dell'Eurozona aderenti al divisivo Meccanismo di stabilità su cui ancora non c'è la ratifica italiana, unica a mancare.
Secondo fonti del Mef il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha sollevato durante l'incontro un tema politico, rivendicando che da Paese fondatore dell'Ue l'Italia si è sentita estromessa dalle decisioni importanti che si vogliono prendere sul futuro dell'Unione. Ha stigmatizzato la "conventio ad escludendum assolutamente sbagliata" e l' "atteggiamento pregiudizievole verso il nostro Paese".
GIANCARLO GIORGETTI PIERRE GRAMEGNA
Uno scenario non confermato dal direttore del Mes Pierre Gramegna: "Senza citare precisamente che cosa il ministro Giorgetti abbia detto o non detto" nel board "non sono state menzionate" tematiche sull'isolamento dell'Italia, ha detto, interpellato in conferenza stampa sulle proteste di Giorgetti.
Durante il board del Mes il ministro italiano […] ha espresso apprezzamento per la relazione fatta da Gramegna sulla possibile revisione degli strumenti a disposizione dell'ex 'fondo salva Stati. E ha accolto favorevolmente la disponibilità ad allargare gli orizzonti del Mes. In Parlamento […] una maggioranza per la ratifica del trattato rivisto non c'è.
KRISTALINA GEORGIEVA - GIORGIA MELONI
La revisione avviata dal Mes sul proprio funzionamento sembra strizzare l'occhio all'Italia e alla ratifica ancora mancante: ripensare al proprio futuro magari "incoraggerà l'Italia ad avere un'attitudine positiva", ha detto Gramegna.
[…] Più voci a Lussemburgo hanno richiamato l'importanza della ratifica italiana. "Quando hai un'assicurazione contro dei rischi e sei in tempi rischiosi, la usi", ha detto la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva. Il Mes "è una buona assicurazione per l'Europa" e "sarebbe saggio avere il Mes disponibile se ci fosse un altro shock". Per il direttore dell'Eurogruppo Paschal Donohoe la mancata ratifica è una "perdita collettiva".
fabio panetta paschal donohoe giancarlo giorgetti g7 economia stresa
Altri Paesi potrebbero volerlo usare e l'Italia lo impedisce, "è vitale che si rispettino gli impegni reciproci". Per Gramegna, poi, la mancanza del backstop collegato alla riforma "lascia i contribuenti vulnerabili" a una eventuale "significativa crisi bancaria” […] Sul tavolo anche il fatto che l'uso del Mes è oggi percepito come una debolezza, uno stigma.
Attualmente la capacità di prestito del Mes è di 422 miliardi di euro su un importo massimo di 500, e diminuirebbe di 68 miliardi di euro con l'introduzione del backstop per il Fondo di risoluzione unico. Il capitale sottoscritto del Mes è 708,46 miliardi di euro, di cui 80,97 miliardi versati.
Gilles Roth Paschal Donohoe Pierre Gramegna e Giancarlo Giorgetti
2. ROMA «MALTRATTATA» GIORGETTI PROTESTA MA DALL’UE RIPARTE IL PRESSING SUL MES
Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
[…] La riunione del board è stata l’occasione per fare ancora una volta il punto sulla mancata ratifica del nuovo trattato del Mes da parte dell’Italia, unico dei venti Paesi azionisti a non averla ancora completata. Sei mesi fa la Camera ha bocciato la proposta, era il 21 dicembre, ora tecnicamente il governo potrebbe ripresentare il testo.
Il ministro Giorgetti ha spiegato che non c’è una maggioranza in Parlamento favorevole. Ha però espresso apprezzamento per la relazione di Gramegna sulla possibile revisione degli strumenti a disposizione del Mes e ha accolto in modo positivo la disponibilità ad allargarlo ad altre finalità. Ma solo un impegno politico unanime dei 20 potrebbe consentire di avviare un discorso diverso con i partiti della maggioranza in Italia.
PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI
E i Paesi «frugali» non sembrano disposti al momento ad andare nella nuova direzione, che invece non dispiacerebbe a Francia e Spagna. L’Italia non ne fa più nemmeno una questione di timing , chiedendo prima le modifiche per poter poi passare alla ratifica.
Anche perché su questo nei mesi scorsi gli altri Paesi erano stati molto chiari: non si può procedere in nuove direzioni se prima non si completa il processo già intrapreso. Il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha spiegato che «la ratifica da parte di tutti è una priorità importante» e ha sottolineato il suo «rapporto eccellente con il ministro Giorgetti».
Tuttavia ha ribadito la posizione espressa anche nella riunione di maggio e che parte dal «rispetto dei punti di vista dei diversi Paesi sul Mes». Ma la mancata ratifica da parte dell’Italia «è una perdita collettiva». […]
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
3. GIORGETTI: "NON POTETE ISOLARE L'ITALIA" E APRE ALLA RATIFICA DEL MES SE CAMBIA
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
[…] Lo scorso 21 dicembre Camera e Senato, dopo una melina iniziata quando ancora premier era Giuseppe Conte, hanno bocciato la ratifica italiana della riforma dello strumento utile a prevenire crisi finanziarie. Per anni la Lega, e con lei il partito della premier, hanno fatto del Mes la rappresentazione plastica dell'Europa matrigna, quella che negli anni delle crisi finanziarie ha costretto all'austerità Paesi come Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna.
Per Matteo Salvini e Giorgia Meloni il sì sarebbe stato il tradimento di anni di postura antieuropea. Da allora sono passati esattamente sei mesi, il tempo oltre il quale la legge italiana permette di rimettere in votazioni norme bocciate dal Parlamento.
Lo ha annunciato ad esempio il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, da tempo impegnato nella battaglia per la ratifica. E così, con un tempismo beffardo, la prima riunione dell'Eurogruppo dopo le Europee è stata l'occasione per l'ennesimo richiamo dei partner all'Italia perché ci ripensi. Il perché è presto detto: diciannove Paesi su venti hanno detto sì e il veto italiano impedisce al Mes riformato di entrare in funzione.
pierre gramegna e paschal donohoe
Quanto accaduto ieri in Lussemburgo è l'ennesima dimostrazione della difficoltà italiana di stare sulla linea di confine fra le tentazioni radicali e l'arte della realpolitik. Giorgetti - incidentalmente vicesegretario della Lega - si siede al tavolo pochi giorni dopo la cena dei leader che lunedì ha sancito il paradossale isolamento diplomatico della premier italiana, quella uscita meglio di ogni altro dalle elezioni.
«L'Italia è un Paese fondatore, e non può essere estromesso da decisioni che riguardano il futuro dell'Unione», spiegano dal Tesoro. Il riferimento è alle trattative per la formazione della maggioranza che eleggerà il nuovo presidente della Commissione e del Consiglio europeo.
Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Pedro Sanchez e Donald Tusk sono decisi a tenere viva la maggioranza a tre (Popolari, Socialisti e Liberali) che fin qui ha governato i Ventisette, e di non allargarla al gruppo dei Conservatori di Ecr guidato da Meloni, nonostante conti su un gruppo parlamentare ormai più folto di quello liberale. La mancata ratifica del Mes è un ottimo argomento di chi quella maggioranza la vuole confermare, semmai coinvolgendo i Verdi.
DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI
La riunione di ieri dei ministri porta però con sé una novità: nelle conversazioni con i colleghi Giorgetti avrebbe aperto alla possibilità di un compromesso che garantirebbe la ratifica. L'idea è di allargare la missione del Mes - nato per erogare prestiti a banche e Paesi in difficoltà - al finanziamento di nuove linee di credito.
Giorgetti ne avrebbe indicate almeno un paio: la lotta ai cambiamenti climatici e il sostegno alla ricostruzione dell'Ucraina. «Una maggioranza politica in Parlamento per la ratifica del Mes non c'era e non c'è», avrebbe ribadito il leghista ai colleghi. «Ma se fosse esplicitata la volontà politica unanime di trasformarlo, si aprirebbe una strada interessante per aprire una discussione in Italia».
Giancarlo Giorgetti con il presidente dell'eurogruppo Paschal Donohoe
Fuor di diplomazia, la proposta ha il sapore di uno scambio in un momento cruciale delle trattative sulle nuove poltrone europee. Difficile immaginare che l'Italia possa ottenere cambiamenti sostanziali alle regole di funzionamento del Mes dopo un veto durato anni. Di certo c'è che il governo Meloni ha deciso di far pesare quel veto.
Il problema per Meloni è riuscire a dimostrare di poter tenere insieme questa narrazione con quel che nel frattempo accade nella sua stessa maggioranza di governo, di cui fanno parte allo stesso tempo un partito saldamente ancorato al Ppe (Forza Italia) e uno (la Lega di Salvini e Giorgetti) che aderisce a Identità e democrazia, il gruppo europeo di destra fuori dai giochi per la scelta dei nuovi vertici comunitari.
giorgia meloni sventola il fax di luigi di maio sul mes in senato
Una fonte europea che lavora alla trattativa sintetizza bene il problema: «Come possono promettere la ratifica del Mes al Parlamento italiano mentre Meloni e Salvini ipotizzano di dividere le loro strade in quello di Strasburgo?»
La risposta al quesito è nelle mani della premier, e nella strada sempre più stretta verso la realpolitik del governare. L'isolamento lamentato da Giorgetti ai ministri finanziari è in fondo la conseguenza di una contraddizione rimasta inevasa.
GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO MES KETA - MEME BY EMILIANO CARLI