Paolo Baroni per la Stampa
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In cima alla lista dei desideri ci sono innanzitutto le opere che il governo ha classificato come «commissariabili» in virtù del decreto Sblocca cantieri dell' anno passato, che di cantieri in realtà ne ha sbloccati davvero pochi. Giusto ieri, coincidenza, sono partiti i lavori del terzo megalotto della strada statale 106 «Jonica» (38 km tra Sibari e Roseto Campo Spulico, 1,3 miliardi di spesa e 1500 occupati) in provincia di Cosenza, una delle grandi incompiute italiane che apriva l' ultima lista delle priorità di governo che in tutto conta 15 interventi per un controvalore totale di 13,9 miliardi di euro.
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Ma in realtà, se si guarda all' elenco delle opere strategiche o prioritarie i lavori da sbloccare o avviare sono molti di più. L' ultimo rapporto Cresme presentato a febbraio ha censito ben 615 lotti sparsi in tutta Italia, in tutto 273 miliardi di lavori completati appena per l' 11%. Si va da alcuni importanti nodi viari del Nord (in primis la Gronda di Genova) al completamento verso Trieste dell' Alta velocità ferroviaria ad interventi su strade e ferrovie che tante zone del Centro e del Sud Italia attendono da anni, come l' alta velocità sino a Reggio Calabria e la Catania-Messina-Palermo.
La "black list" dell' Ance Stando all' ultimo monitoraggio effettuato dall' Ance le opere realmente bloccate sono in tutto 749 per un controvalore di 62 miliardi: 473 al Nord (33,5 miliardi), 115 al Centro (11,1 miliardi) e 161 nel Mezzogiorno (17,2 miliardi). Centouno di questi interventi sono classificati come «grandi opere», con un importo dei lavori superiore a 100 milioni di euro, ed un ammontare complessivo di 56 miliardi, mentre le restanti 648 sono opere medio-piccole (5,5 miliardi di spesa) e quindi, si presuppone, più facili da far partire.
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Tenere tutto fermo, sostiene l' associazione nazionale dei costruttori, significa rinunciare ad un potenziale economico enorme, stimato in 962 mila nuovi posti di lavoro ed in ben 217 miliardi di ricadute sull' economia.
Scorrendo il rapporto sulle «Infrastrutture strategiche e prioritarie 2020» realizzato dal Cresme assieme al centro studi della Camera dei deputati emerge che su 273 miliardi di euro di lavori messi in programma nel corso degli ultimi anni, di cui 219 miliardi per le sole opere strategiche indicate come prioritarie, il 50% del valore riguarda interventi in fase di progettazione (283 lotti per quasi 109 miliardi), il 21% riguarda cantieri aperti con lavori in corso (149 lotti per 45,8 miliardi) e solo l' 11% riguarda opere ultimate (129 lotti per 24,1 miliardi). C' è poi un 5,5% di lavori in gara o aggiudicati (22 lotti per 11,6 miliardi), un altro 4,5% che risulta contrattualizzato ma con lavori non ancora iniziati (per 9,94 miliardi) e infine l' 8% riguarda lotti con contratto rescisso o con stato di avanzamento «misto» per 18,5 miliardi.
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A rallentare questi interventi non è tanto un problema di soldi, segnala il Cresme, perché circa 155 miliardi di euro (71%) sono già disponibili a bilancio quanto un problema di burocrazia, tra procedure, autorizzazioni e permessi.
Se si prendono in considerazione le sole infrastrutture prioritarie, il 48% (105 miliardi di costi) riguarda le ferrovie, il 34% strade e autostrade (per 74 miliardi), il 13% (28 miliardi) i Sistemi urbani (ed in particolare i sistemi di trasporto rapido di massa in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, 4 miliardi (2%) riguardano gli aeroporti e l' 1% porti ed interporti (2,5 miliardi). Fa storia a sé il Mose di Venezia che da solo pesa per il 3% (5,5 miliardi).
mappa grandi opere bloccate 5
I primi 15 cantieri Tolta la statale Jonica che ieri ha fatto un decisivo passo in avanti restano da avviare altri 14 cantieri tra quelli commissariabili: dal collegamento stradale Roma-Latina (1,5 miliardi) al completamento della A12 Tarquinia-San Pietro Palazzi (1 miliardo) allo svincolo della SS 514 Chiaramonte (RG) sino alla SS 675 Umbro-Laziale (collegamento porto di Civitavecchia-Orte);
in campo ferroviario vanno poi aggiunte il potenziamento della Fortezza-Verona (3,3 miliardi), della Verona-Trieste (1,8 miliardi) e della Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia, il completamento del raddoppio della Genova-Ventimiglia (1,54 miliardi) e della Pescara-Bari, e ancora la Roma-Pescara (700 milioni), la Salerno-Reggio Av e la Palermo-Trapani. In aggiunta a questo ci sono poi altri 13,9 miliardi di interventi sulle infrastrutture idriche da far marciare, come la messa in sicurezza della traversa del Lago d' Idro (Bs), del sistema acquedottistico di Peschiera (Vr) ed interventi su una decina di dighe tra Sardegna e Sicilia. Se poi a questi grandi lavori aggiungiamo interventi sugli immobili scolastici (per Legambiente 4 su 10 hanno bisogno di lavori straordinari) volendo aprire rapidamente cantieri grandi e piccoli non c' è che l' imbarazzo della scelta.
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