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    L’ITALIA EURO-STRANGOLATA - L’UE PREVEDE UN 2013 DI RECESSIONE - IN ITALIA LA DISOCCUPAZIONE SFONDERA’ I 3 MILIONI (12%) - IL PIL E’ PREVISTO A -1% - A BRUXELLES L’UNICA COSA CHE IMPORTA E’ CHE IL RAPPORTO DEFICIT/PIL E’ SCESO AL 2,9% - LE ENTRATE SONO “SALITE BRUSCAMENTE SULLA SCIA DELLA TASSA SULLE PROPRIETÀ IMMOBILI, SUI CARBURANTI E SULLE RICCHEZZA FINANZIARIA” - NEL 2014 LA RIPRESINA (Sì, DALLA TOMBA)…


     
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    Marco Zatterin per LaStampa.it

    Ancora un anno in rosso, il 2013, per l'Italia e per tutto il vecchio continente. L'Eurozona chiuderà in rosso dello 0,3 per cento, il Bel Paese di un punto, dato raddoppiato rispetto alle previsioni di ottobre. La Commissione Ue, che ha appena presentato il suo quadro di stime economiche, nota che la situazione sui mercati finanziari è migliorata rispetto alla scorsa estate, eppure l'attività è stata "deludente" nella seconda metà dell'anno. La ripresa vera, insomma, è rinviata al 2014. Con un 1,4 per cento di pil in più per l'Eurozona che in Italia dovrebbe essere un più magro 0,8. Se tutto va bene, ovviamente.

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    Riassume il commissario Ue per l'Economia, Olli Rehn: "Abbiamo avuto una fine di anno sorprendentemente negativa, mentre alcuni indicatori sono più incoraggianti e la fiducia degli investitori sta crescendo. La strategia decisa di politica economica (dell'Europa) sta preparando la strada alla ripresa. Dobbiamo continuare con le riforme ed evitare ogni perdita di slancio che potrebbe minare il cambiamento del clima della fiducia, ritardando l'esigenza rimbalzo della crescita e dei posti di lavoro". Per quanto riguarda l'Italia Rehn precisa: "Non serve una nuova manovra, ma è essenziale che mantenga la piena applicazione della strategia di consolidamento già adottata che le consente di raggiungere il pareggio quest'anno".

    L'Italia appare in mezzo al guado. Ci sarà ancora da soffrire, soprattutto per l'occupazione che salirà oltre i tre milioni di teste. Il rigore non può essere abbandonato, eppure bisognerà trovare margini di intervento pro ciclico. "La lunga recessione finirà però a metà 2013", è la speranza di Rehn. Tuttavia la stabilizzazione sul fronte della spesa pubblica dovrebbe garantire l'uscita di Roma dalla sua procedura di deficit eccessivo. Comunque sia, il percorso del prossimo governo è segnato.

    Ecco, punto per punto, cosa vede la Commissione Ue nella sua sfera di cristallo.

    La crescita.

    L'Italia ha messo a segno il sesto semestre trimestre consecutivo di andamento negativo per il pil. Il 2012 si è chiuso a meno 2,2 per cento. La domanda interna è caduta per "colpa dell'incertezza, della stretta creditizia, e per l'impatto del consolidamento di bilancio che ha colpito consumi e investimenti".
    Per il 2013 gli indicatori di Bruxelles segnalano "ancora una contrazione". Investimenti in discesa e consumi di nuovo bassi. Segnale positivo è una buona domanda dai paesi extra Ue. Il dato sulla crescita, stimato al meno 0,5 per cento in autunno, è stato portato a meno uno per cento. Il doppio del rosso rispetto alle speranze di sei mesi fa. Nel 2014 la normalizzazione delle condizioni finanziarie e l'incertezza ridotta dovrebbero sostenere l'attività. I consumi "dovrebbero crescere moderatamente". Crescita anticipata + 0,8 per cento, circa la metà della media Ue.

    Occupazione.
    Nel 2012 l'occupazione a pieno tempo è scesa dell'1,3 per cento. Il tasso di disoccupazione è salito di due punti all'11,6 per cento. Nel 2014 arriverà al 12 per cento, portando il numero dei senza impiego oltre i tre milioni.

    Inflazione.
    Nel 2013 è vista in discesa al 2 per cento dal 3,3 per cento del 2012, grazie alla decelerazione dei prezzi energetici e l'affievolirsi dell'effetto dell'aumento dell'Iva. Aiuta anche la bassa domanda e il rallentamento del costo del lavoro (+ 1,7 per cento nel 2014).

    Conti pubblici.
    Il disavanzo è stimato al 2,9 per cento per il 2012, dal 3,9 per cento del 2011. Siamo sotto il tre per cento, dunque, e questo apre la via per l'uscita dell'Italia dalla procedura di deficit eccessivo aperta dall'Ue nel 2009. Il risultato è stato ottenuto per mezzo di un avanzo primario del 2,6 per cento del pil mentre la spesa per interessi saliva in media di 0,6 punti. La spesa primaria risulta "esserci stabilizzata" per il terzo anno. I trasferimento sociali sono aumentati di poco, in linea con l'allungamento dell'età pensionabile e al tagli dell'indicizzazione di una parte delle pensioni lontane dal minimo. Le entrate sono "salite bruscamente" nonostante il calo del pil nominale, "sulla scia della tassa sulle proprietà immobili, sui carburanti e sulle ricchezza finanziaria".

    Per contro il gettito Iva è calato in parallelo alla discesa degli acquisti di beni durevoli di lusso. "Grazie all'attuazione del piano di consolidamento" il deficit 2013 "è visto in discesa sino al 2,1 per cento del pil nel 2013", afferma la Commissione Ue. Segue un aumento dell'avanzo primario e una spesa per interessi "marginalmente inferiore". La spesa primaria, cioè al netto degli interessi, "rimarrà grosso modo stabile" grazie "ai vincoli sui salari e aumenti moderati nei benefici sociali". Le entrate sono previste in aumento "appena superiore al pil nominale". L'effetto dell'aumento di un punto dell'Iva e il gettito della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie sarà "parzialmente limitato dai rinnovati incentivi per i salari di produttività e i trasferimenti aumentati per le famiglie". Nel 2014 il deficit dovrebbe fermarsi al 2,1 per cento del pil.

    In termini strutturali, insiste la Commissione, "è attesa una posizione complessiva strutturale bilanciata per i conti pubblici", raggiunta attraverso un aggiustamento strutturale di 3,5 punti di pil. L'avanzo strutturale sarà del 5 per cento nel 2013 e appena un po' inferiore nel 2014. Nel complesso, vorrebbe dire togliersi di dosso la vecchia procedura di deficit eccessivo. Un segnale incoraggiante per i mercati. E un bollino di obbligo strategico per qualunque governo prenderà le redini della penisola. L'equilibrio resta fragile. Può saltare per un nulla.

     

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